Il tennis: misteri e segreti delle racchette

Dell’argomento racchette se ne parla da diverso tempo e recentemente Tony Nadal ha dichiarato che, per ridurre la velocità del gioco, si potrebbe ridurre la lunghezza delle racchette (una 26 pollici da bambini?). Ma andiamo per ordine. Le conclusioni saranno contro intuitive.

Tre sono le caratteristiche dell’attrezzatura che hanno cambiato il gioco nel corso degli anni.

I materiali compositi che hanno sostituito il legno.

La conseguente possibilità di ridurre il peso e allargare il piatto corde.

L’avvento delle corde mono filamento.

Queste tre novità tra loro interdipendenti hanno portato alle caratteristiche di gioco moderno e questo ha coinciso con una concentrazione statistica dei risultati su pochissimi giocatori (a livello Slam 66 titoli sono andati a 3 atleti, Djokovic, Nadal e Federer). Non è diversa la situazione dei Master 1000 dove questi tre atleti hanno fatto incetta di titoli: Novak Djokovic con 40, Rafeal Nadal 38 e Roger Federer 28. Andre Agassi è il più vicino ma staccato a 17 titoli vinti. Giocatori di livello del periodo precedente sono molto più distanti. Qualche esempio dal 1990: Pete Sampras 11, Thomas Mister 9, un ottimo Michael Chang 7 (lo cito non a caso), Jim Curier, Marcelo Rios e Boris Becker sono a 5 titoli vinti equiparabili ai Master 1000.

L’intenzione non è quella di mettere in dubbio i valori degli atleti ma quella di approfondire se il progressivo cambiamento dello strumento di gioco ha in qualche modo favorito la competitività di alcuni atleti diminuendo quella di altri, in base alle caratteristiche fisiche.

Abbiamo evidenziato quali sono stati i tre principali cambiamenti. La prima conseguenza è che il peso è stato ridotto ma riducendo il peso è stata ridotta la pesantezza del pendolo. Questa riduzione della massa venne compensata da un piatto corde più grande e quindi da una maggiore spinta elastica delle corde che si deformano di più ed hanno un maggiore effetto trampolino.

Questo ha dato facilità di gioco a tutti ma nel tennis di alto livello c’era un problema non da poco. La maggiore elasticità portava con sé una maggiore imprecisione di gioco, in quanto il piatto corde si deformava molto per una maggiore spinta ma il rilascio era impreciso, perché l’elastico è più lungo.

L’avvento del mono filo ha risolto il problema in 2 modi: l’elasticità della corda è minore ma le corde scorrono meglio l’una sull’altra con alcune conseguenze:

Una migliore precisione in uscita dal piatto corde.

Maggiori effetti per stringere gli angoli di gioco con il top spin, un aumento dei rimbalzi in altezza anch’esso dovuto alla maggiore rotazione. Uno studio del 2011 ha evidenziato che le corde in mono filamento riescono a imprimere alla pallina fino al 25% di rotazione in più (Rod Cross, Crawford Lindsey, The Physics of Tennis: Which Strings Generate the Most Spin?).

Quindi abbiamo:

Un pendolo molto più leggero, è stato tolto quasi il peso di 2 palline, e di conseguenza un momento angolare minore.

Un piatto più grande che permette di ridurre gli errori di molto.

Delle corde che in elasticità di spinta, per dare controllo con la rotazione, non compensano più la mancanza di pesantezza del pendolo.

Domande: è possibile che questi cambiamenti abbiamo progressivamente ridotto la competitività di certi giocatori i quali fanno sempre più fatica a competere aumentando le probabilità di vittoria di altri in modo tale da favorire la concentrazione di risultati a livello Slam e Master 1000?

E’ possibile che il tennis sia diventato più fisico per questo, implicando una crescita fisica degli atleti che sono diventati mediamente più alti e più robusti?

E’ possibile che i Beppe Merlo, i Michael Chang, gli Schwarzman, i Fognini abbiamo visto le loro probabilità di vittoria ridotte se non a scapito di sforzi fisici di gioco difficilmente sostenibili sul lungo periodo?

Giocando con un pendolo più leggero sono costretti ad andare più veloci con il braccio racchetta per avere lo stesso effetto di collisione.

Per questi motivi ritengo che accorciare la racchetta non sia la soluzione migliore poiché renderebbe il tennis ancora più dispendioso e fisico per tutti e sempre più insostenibile per molti.

Sarebbe preferibile agire sul piatto corde e paradossalmente mettere un peso minimo in modo da costringere i giocatori ad essere più tecnici e meno muscolari nell’azione?

Andiamo per estremi. Se togliessimo le racchette per tutti, se giocassimo a manate, chi riuscirebbe a giocare? Probabilmente qualcuno bello piazzato farebbe qualche dritto, ma pochissimi. Man mano che ridiamo l’attrezzatura vedremo che anche chi ha caratteristiche fisiche diverse riuscirà ad esprimere un gioco.

Una cosa è certa, prima di andare a toccare l’attrezzatura, racchette, palline è opportuno chiederci cosa vogliamo. Il rischio è quello di lasciare il gioco a poche persone adatte a quell’ambiente di gioco, riducendo di fatto la competitività. Come sembra sia accaduto in questi ultimi 20 anni.

Esiste anche un problema di sicurezza, infatti anche tra gli atleti di élite non sono rari gli infortuni ai gomiti, le spalle e i polsi. Gli infortuni dipendono, ovviamente, anche dalla predisposizione fisica degli atleti ma possono essere favoriti anche da un gioco sempre più muscolare, corde meno elastiche, racchette più leggere e rigidità dei telai più elevata.

Djokovic si operò al gomito nel 2018, Nel 2014 Nadal si infortunò al polso destro e rientrò dopo essere stato fermo 3 mesi. Juan Martin del Potro subì anche lui infortuni a entrambi i polsi che lo costrinsero ad operarsi. I dolori al polso di Dominic Thiem e la conseguente operazione ne hanno condizionato il tennis e la competitività spingendolo forse al ritiro. I problemi alla spalla di Daniil Medvedev lo costringono a scendere compromessi con il movimento del servizio. Si potrebbe continuare ma sembra evidente che anche tra i giocatori di livello i problemi alle articolazioni più sollecitate presenti e non poco.

Cosa è successo nello sci alpino: un’attrezzatura più difficile costringe a una migliore tecnica esecutiva.

Un cambiamento forse ancora più rivoluzionario è avvenuto nello sci alpino con l’introduzione della sciancratura degli sci. Sostanzialmente si tratta di una forma particolare dello sci il quale è più largo nella zona della punta e della coda e più stretto al centro. Questo permette allo sci di avere un arco di curva ideale descritto da un raggio. Ci possono essere sci con raggio 14 metri, 18 metri o 20 metri. Gli sci dritti di una volta non hanno un raggio di curva né, quindi, un arco ideale. Questo cambiamento ha consentito a tutti di sciare con sforzo fisico minore e di poter gestire lo sci anche se la tecnica non è eccelsa. Era molto più difficile far girare un paio sci di una volta lunghi 2 metri, rispetto a quelli più e sciancrati di oggi, specialmente tra i pali stretti.

Nelle gare di coppa del mondo si è ritenuto opportuno intervenire con dei regolamenti che limitassero la sciancratura a seconda delle discipline (Speciale, Gigante, Super G). Sostanzialmente gli sci da gara, consentiti dal regolamento, sono un po’ più vicini agli sci classici, non per questo non sono moderni. Nello slalom speciale lo sci è evidentemente moderno ma anche qui c’è un regolamento e ci sono dei limiti di misure e rialzi.

L’intervento aveva un duplice scopo: da un lato la sicurezza degli atleti, dall’altro cercare di far emergere la migliore tecnica. Gli sci sciancrati hanno infatti un rilascio in uscita di curva molto dinamico che può essere difficilmente gestibile ad alte velocità e inoltre aumentano la possibilità di spigolare, condizione per cui lo sci fa presa con la lamina sulla neve e segue il raggio di curva della sua struttura aumentando il rischio di cadute.

E’ inoltre, a mio parere chiaro, che uno sci meno sciancrato e un po’ più lungo, per la sua difficoltà intrinseca implica una tecnica migliore nella gestione della curva. Di fatto non può essere girato di forza o di trazione.

Potrebbe essere possibile anche nel tennis introdurre un regolamento per le competizioni che abbia una duplice finalità: salvaguardare maggiormente la salute degli atleti e stimolare una migliore tecnica esecutiva?

Personalmente credo di sì, ma le racchette dovrebbero essere “più difficili” e non “più facili” imponendo la necessità di “oscillare” in decontrazione (swing) e riducendo la possibilità di agire con trazione muscolare.

I segreti del dritto di Jannik Sinner

Una chiara oscillazione a 1 pendolo. Non c'è uso del polso, non c'è rotazione dell'avambraccio, se non dopo l'impatto. Il punto di rotazione è alla spalla e ogni singolo punto di massa sfrutta il raggio al quadrato (ovale della racchetta compreso). Se si rilascia troppo presto è opportuno sapere che l'oscillazione in doppio pendolo è caotica, pertanto il rischio è perdere precisione e timing. Inoltre il raggio dell'oscillazione diminuisce e il raggio nel momento di inerzia è una variabile al quadrato, pertanto la massa all'impatto dovrà essere moltiplicata per un raggio minore al quadrato. Nel secondo fotogramma si vede chiaramente il follow through dell'intero braccio racchetta con la pallina già fuori dal piatto corde, infatti il braccio è sempre nella stessa posizione.






La mano di Rod e la divulgazione scientifica.

Quando si parla di divulgazione scientifica è opportuno tenere a mente che più è ampio il numero degli individui che si vuole raggiungere e maggiore è la semplificazione che bisogna fare dei concetti da esporre. Questa condizione comporta il rischio di perdere fedeltà e diventare troppo semplicistici. E’ un rischio che è opportuno correre, prestandoci attenzione, perché il vantaggio e l’obiettivo sono quelli di riuscire a stimolare una curiosità che invoglia ad approfondire in altre sedi con maggiore complessità e precisione.
Quando si parla di sistemi complessi e di caos è opportuno fare riferimento a quelle che vengono definite come “le condizioni iniziali sensibili”. Sono variabili che influenzano in modo macroscopico un sistema nella sua evoluzione. Senza entrare nel merito dei sistemi lineari e non lineari, ci sono appunto altre sedi, quello che merita essere evidenziato è che certe variabili in alcuni sistemi ne influenzano l’andamento in modo completamene diverso. Si può definire che tale diversità è un’andamento caotico in quanto diversissimo da quella che è la normalità di sviluppo. La difficoltà risiede nel comprendere quali sono queste variabili e in relazioni a quali sistemi agiscono, è una sfida per le società moderne.
La bellezza dell’allegoria che percorre tutto il romanzo (La mano di Rod. Il tennis e le scienze del caos) risiede proprio qui ed apre molteplici chiavi di lettura sul valore della conoscenza.
Avevo in mente quali potessero essere le variabili che influenzano il “sistema tennista” (mi perdoneranno gli atleti se li tratto in modo asettico) dovevo vedere se ce ne fosse stata una più influente delle altre e se fosse stata abbastanza piccola da poter essere considerata un “effetto farfalla”.
Ho messo insieme alcuni elementi, uno scrittore romano (Tacito), la fisica, un pizzico di genetica e l’evoluzione: tutto assumeva una linearità di una bellezza limpida.
Dovevo scegliere l’effetto farfalla, ovvero quella variabile che, se presente, poteva innescare cambiamenti macroscopici a lungo termine. Ora siccome la massa nel momento di inerzia “sfrutta” il quadrato della distanza dall’asse di rotazione non ho scelto la lunghezza del pendolo, ma l’ultima parte del corpo umano, quella che è la più lontana da ogni asse di rotazione naturale del nostro corpo (spalla, gomito, pronazione, supinazione dell’avambraccio). L’ho messa nel titolo. Il segreto in copertina.
Non me lo sono inventato di sana pianta c’è un approccio scientifico letterario dietro non è lo psicopatico o il mostro di turno dei libri Stephen King. Quando si sveglierà l’editoria editoria dal suo torpore ideologico?

Come ho visto il tennis e il coaching in campo

La conoscenza è dipendente dall’osservatore. Da un lato perché l’osservazione è vincolata al punto di vista di chi osserva e dall’altro perché l’osservatore stesso può interagire nel momento dell’osservazione con ciò che osserva, modificandone le dinamiche.

Cambiare punto di vista da cui si osserva un problema rende la conoscenza più oggettiva.  Si tratta della versione razionale dell’empatia con cui ci si mette nei panni dell’altro: “try to walk in my shoes”, “prova a metterti nei miei panni”. 

Questo non implica che non esista una conoscenza oggettiva e che sia tutto relativo, ma che per raggiungere una sapere accurato è opportuno approfondire in modi diversi e con consapevolezza ciò che viene analizzato.

Possiamo vedere la stessa montagna e vederla con forme diverse semplicemente perché la osserviamo da luoghi diversi. La montagna è sempre la stessa le diverse visioni ne completano la profondità di analisi. E’ possibile che per spostarci sulla montagna e osservarla smuoviamo un sasso, inneschiamo un piccolo smottamento di ghiaia, la montagna sarà cambiata da noi che la osserviamo, non in modo sostanziale ma cambiata. Altri tipi di osservazioni, in altri campi, potrebbero modificarla in modo più macroscopico ed è opportuno tenerne conto, avere coscienza e consapevolezza di ciò che facciamo.

In questo modo ho osservato il tennis:cercando di uscire dagli schemi, spostandomi per vedere se c’era qualcosa di nascosto, che non si vedeva da altre posizioni. Sono salito sulla montagna per una via diversa e ho visto panorami diversi della e dalla stessa montagna.

In linea di massima il coaching in campo permetterà all’atleta di prendere coscienza di alcuni suoi aspetti di gioco che potrebbe trascurare dal suo punto di vista, in quanto coinvolto nell’azione. La conseguenza è che permetterà ai giocatori di migliorare e probabilmente alzerà il livello dello spettacolo e non credo che snaturi più di tanto l’aspetto psicologico del confronto, anzi potrebbe consolidarlo. In fondo spetta sempre al giocatore l’ultima scelta tra il ventaglio delle possibilità di azione, le quali aumenteranno solamente. 

Jannik Sinner il predestinato di Darwin e Wallace


Il modo di ragionare è semplice lo devo a Charles Darwin e Wallace. Quando il naturalista inglese si imbatté nell'orchidea cometa si chiese quale falena sarebbe stata in grado di impollinare un fiore simile. Ipotizzò che esistesse una falena con una spirotromba molto lunga.

Solo 41 anni dopo una farfalla con quelle caratteristiche fu trovata in Madagascar. La conferma definitiva arrivò addirittura più tardi con foto e filmati (1997, 2004). Si tratta della Sfinge di Morgan, la Xanthopan Morganii Praedicta.

Questo modo di ragionare può essere applicato a tutto anche agli sport. Se consideriamo il #tennis un ambiente di riferimento (grandezza del campo, palline, racchette, altezza della rete) ci sarà un giocatore con delle caratteristiche fisiche tali da avere un gioco di eccellenza.

Un giocatore con un peso dell'oscillazione tale e un momento angolare sufficiente da metterlo in condizione di vincere i tornei di più alto livello. Sviluppando un gioco complesso, vario e potente quando è necessario.

#Jannik #Sinner è la nostra Sfinge di Morgan, la nostra Xanthopan Morganii. Trovato dopo molti anni: 48 dopo lo Slam di Adriano Panatta e la prima Coppa Davis. #AO2024 #SinnerMedvedev #AO24.

Questo tipo di ragionamento va bene per ogni disciplina sportiva considerando che l'ambiente muta per ogni disciplina in quanto la disciplina stessa è l'ambiente. Da qui nasce la diversità e la complessità.

Allenare il momento angolare nel tennis


Jannik Sinner (momento angolare)

Allenamento con Ale:

-Proviamo il momento angolare. Ruotiamo e lasciamo salire il braccio racchetta in scioltezza. Curiamo solo l'impatto senza dare forza.

-Ok.

Dopo un'ora di gioco.

-Babbo. Fichissimo. Sembra di essere sui calci in culo al Luna Park. #tennisnnis #AO20244 #sinner

Se scomponiamo il colpo in due parti principali:

Un'oscillazione e una rotazione il momento angolare consente di mantenere la velocità del pendolo (braccio racchetta) quando va in salita, o di mantenere più alta l'oscillazione del pendolo.

Questo permette di avere una maggiore efficienza ed evita di essere muscolari. #tennis #sinner

Questo aspetto è presente in ogni colpo fondamentale, compreso il servizio. E' opportuno imparare a utilizzarlo in ogni situazione di gioco. Si migliora solo ciò che si allena.

Foster Wallace, il tennis, il new York Times e Einaudi

1. Foster Wallace si sbagliava i campioni non trascendono la fisica. I campioni la applicano.

2. Il New York Times e Einaudi hanno sbagliato il titolo.

3. Il peso serve se è vicino all'impatto. In tasca è inutile, se non come zavorra.

4. Il peso serve se "dentro" l'asse di rotazione.  Ovvero il punto di oscillazione del braccio racchetta, avambraccio-racchetta, o polso (mano) racchetta. Al di fuori è inutile,  se non come zavorra.

5. Per questo è conveniente avere un'oscillazione sul punto spalla al momento dell'impatto.

6. Qualunque utilizzo di gomito, polso, avambraccio riduce il raggio dell'oscillazione, che è un valore al quadrato.

7. Alcuni giocatori molto bravi nel servizio riescono ad avere un punto di rotazione ad altezza petto ed entrano nella collisione quasi anche col pettorale. (vedere ultra slow motion).

8. Il trasferimento di energia con un movimento a doppio pendolo sfrutta un'oscillazione caotica ad alte velocità. Traete le vostre conseguenze.

9. Ognuno può giocare come vuole, ma questo non cambia la realtà fisica delle cose.

10. Queste indicazioni sono valide per tutti: campioni #ATP, tecnici nazionali, maestri, istruttori, giocatori di circolo, bambini, giornalisti sportivi e #NovakDjokovic.

11. Mio figlio le ha comprese alle scuole medie.

12. Qualunque giocatore che conosce queste cose è un giocatore migliore, perchè conosce pro e contro di ogni tipologia di colpo, di ogni tipo di oscillazione. Non perchè trascende la fisica ma perchè la conosce e sa cosa fa.

13. Sono maremmano non di Compton, qui ci sono i cinghiali. Hic sunt apros.

Il tennis, una farfalla, Jannik Sinner, il caos e il diavolo

Un effetto farfalla

Il tennis non è lo sport del diavolo, c'è un'oscillazione che è caotica ed è quella del doppio pendolo. Questo rende difficile il suo controllo soprattutto riguardo ai tempi di impatto. E' necessario unire qualche concetto di fisica con le sensazioni di gioco.

Il problema non riguarda nemmeno tanto l'area di impatto, oggi molto ampia, ma il tempo dell'oscillazione della racchetta. Questa condizione può provocare ritardi e anticipi sull'impatto, difficili da controllare soprattutto quando cambia la velocità di oscillazione.

Nessuno oscilla sempre alla stessa velocità perché la natura del gioco stesso rende necessario avere velocità diverse. Ci sono tre punti di rotazione naturale nel braccio: spalla, gomito e rotazione avambraccio (pronazione e supinazione). Si tratta di un triplo pendolo.

Se è caotico il doppio pendolo figuriamoci il triplo. Uno degli aspetti tecnici più difficili è cercare di controllare l'oscillazione dell'ultimo pendolo (la racchetta) nell'area dell'impatto o prossima all'impatto. Nel ping pong questa azione è molto più semplice.

La racchetta da Ping Pong è infatti molto corta e il suo baricentro è prossimo alla mano del giocatore se non coincidente. Questo permette più facilmente una traslazione dello strumento su proprio baricentro e non una oscillazione di esso all'altezza dell'impugnatura.

Forse è per questo motivo che il Ping Pong non viene associato a nessuno diavolo, nonostante i ritmi di gioco siano infernali e siano richieste delle abilità coordinative eccellenti. Per rendere macroscopicamente l'idea di questa sensazione è opportuno paragonare gli estremi.

Se facciamo oscillare una mazzetta da demolizione o una mazza da baseball il baricentro molto lontano renderà difficile il controllo dell'oscillazione e l'oggetto tenderà a innescare un'oscillazione sul punto dell'impugnatura.

La sensazione diminuirà man mano che il baricentro sarà via via più prossimo alla mano. Anche mantenendo invariato il peso dell'oggetto sarà più facile controllare o addirittura impedire l'oscillazione libera dell'oggetto stesso.

Il rilascio "libero" sull'ultimo asse di rotazione è causa di molti errori nel tennis, perché i tempi di impatto diventano più problematici. Quando impugniamo una racchetta la prima parte del nostro corpo che entra a fare sistema con essa è la mano.

Un effetto istantaneo è quello di aggiungere peso sul punto di presa e come conseguenza il baricentro si sposta con effetti sull'oscillazione. Questo è uno dei motivi per cui alcune persone hanno più facilità e immediatezza di gioco di altre.

Non tutti questi aspetti sono presenti nel romanzo che scrissi più di 2 lustri fa. Li ho approfonditi con il tempo, molte ore di gioco ed esperimenti. Per questo avrebbe bisogno di una revisione per renderlo ancora più completo. Se trovo un grosso editore che ci crede. (La mano di Rod. Il tennis e le scienze del caos).

Poi c'è un altro aspetto che ho approfondito in questi anni e riguarda la lunghezza dei pendoli in oscillazione, ma sono restio a parlarne, perché non ho gli strumenti per fare verifiche e le conoscenze si fermano. Rimarrà una sensazione di gioco empirica.

Il killer set: la bellezza sportiva della formula tre su cinque

Articolo aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il quinto set, nella formula dei tre set su cinque, è di fatto un set killer. Due giocatori arrivano a giocarlo quando l'equilibrio  fisico, tecnico e tattico si è protratto per molto tempo. E' la partita della rottura dell'equilibrio, ma è anche qualcos'altro: è una forma di assicurazione contro gli imprevisti, la sfortuna, le accidentalità. Le qualità ed il proprio allenamento tecnico, atletico e tattico hanno maggiori opportunità di essere espressi se il tempo di gioco si prolunga, ma il tempo di gioco, nel tennis si prolunga se si ha la tenacia di prolungarlo, perché la durata di una partita non è stabilità.

"La vittoria appartiene ai più tenaci" è la scritta che campeggia sul Philippe Chatrier al Roland Garros.

Il quinto set assicura che niente è perduto se si ha la fermezza di perseverare e di credere nelle proprie possibilità, nelle proprie qualità. Il quinto set garantisce con buonissime probabilità che il giocatore migliore abbia successo. Tenuta, fisica e abilità tecniche si vedono meglio alla distanza, pertanto i favoriti hanno maggiori probabilità di portare a casa la partita, questo perché di solito i favoriti sono giocatori migliori. (76, Il vantaggio dei cinque set).

Il quinto set conferisce, però, anche un'opportunità ai giocatori sfavoriti di esprimere e mettere in mostra le proprie qualità al di là di quella che può essere un'opinione su di loro formatasi in modo errato o a causa di circostanze particolari.

La vittoria appartiene ai più tenaci. Nel tennis la tenacia è la costanza e la perseveranza nell'esecuzione del gesto tecnico, atletico e tattico e senza competenze non si può essere perseveranti in un'azione che le richiede. Al quinto set *la vittoria appartiene ai più competenti che con tenacia perseverano.*

Ma il quinto set è anche qualcosa di altro. E' anche emozioni, passioni: gioie e delusioni, speranze e frustrazioni. Esultanza e rammarico si alternano, si mischiano, ritornano e svaniscono, perché quando la competenza e la tenacia di due atleti sono simili l'equilibrio del tennis e della competizione si fonda sull'incertezza. E' un equilibrio instabile.

Non sappiamo chi vincerà, chi la spunterà, né come, né quando, né  in che circostanze di gioco. In questo senso il quinto set è una cosa il suo contrario: garantisce la vittoria del migliore ma quando i valori sono vicini garantisce incertezza ed emozioni.

Lo spirito della formula 3 su 5 è un vero spirito sportivo: garantisce la bellezza dello sport preservandone la natura. Il quinto set è una battaglia tra pari un concentrato di emozioni anche quando scivola via per un giocatore o per l'altro.

Questo Roland Garros ha già regalato diverse partite che sono finite al quinto set, tra rimonte due set sotto e andamenti più altalenanti. Prima su tutte è stata la bellezza della partita dell'italiano Vavassori che arrivato nel tabellone principale dalle qualificazioni ha vinto la sua prima patita in uno Slam di singolare in rimonta. Se si fosse trattato di una competizione 2 su 3 sarebbe stato eliminato. Al contrario Medvedev sarebbe ancora in corsa perché dopo tre set era in vantaggio 2 set a uno sul brasiliano T. Seyboth Wild che ha prevalso vincendo gli ultimi due set.

In particolare in questi primi turni il Roland Garros ha fornito fino ad ora la bellezza di ben 24 partite che sono terminate al quinto set e 14 di queste sono state vinte dal giocatore che era in svantaggio 2 set a 1 dopo i primi 3 set o che era addirittura in svantaggio di 2 se a zero. Il giocatore che sarebbe stato sconfitto nella formula 2 su 3 ha finito per prevalere in quella 3 su 5.

Anche se non si tratta di un campione statistico rappresentativo, il fatto che più della metà degli incontri che sono arrivati al quinto set siano stati vinti dai giocatori che sarebbero stati sconfitti con la formula di gioco breve è, credo, indice del fatto  che la formula lunga riesce anche a far emergere valori atletici, emotivi, caratteriali e tecnici diversi.

Forse non si tratta di un altro sport, come spesso si sente dire, ma sicuramente tende ad esaltare la bellezza del gioco perché richiede agli atleti qualità maggiori e diverse.

Se non fosse esistita ci saremmo persi incredibili finali, semifinali e quarti di finale che hanno fatto la storia del tennis e che hanno sovvertito il risultato 2 su 3.

Wimbledon finale. Novak Djokovic in rimonta si Roger Federer nel 2011 67(10),46, 63, 62, 75.

Us Open semifinale. John McEnroe su Jimmy Connors 1980: 64, 57, 06, 63, 76.

Wimbledon 1981, semifinale. Bjorn Borg su Jimmy Connors 1981: 06, 46, 63, 60, 64.

Roland Garros, 1984, Finale. Ivan Lendl vs John McEnroe: 36, 26, 64, 75, 75.

Us Open 1980, Quarti di finale. Bjiorn Borg vs Roscoe Tanner: 64, 36, 46, 75, 63.

Wimbledon finale, 1982. Jimmy Connors vs John McEnroe: 36. 63, 67, 76, 64.

Oggi purtroppo dobbiamo aggiungere la sconfitta di Jannik Sinner con Altmaier, anche questa avvenuta in rimonta al quinto set. La bellezza del tennis è anche questo.

Dopo la delusione di ieri c'è da aggiungere il divertimento e il piacere per la splendida rimonta di Lorenzo Sonego che vince Rublev dopo essere stato in svantaggio per 75, 60 si impone con il punteggio di 63, 76(5), 63. 


Il tennis sport del diavolo? Evitiamo il caos.


Il nostro braccio ha tre articolazioni: spalla, gomito, polso, in più c'è la possibilità di pronazione e supinazione dell'avambraccio. Se impugniamo un oggetto come una racchetta, l'utilizzo di queste articolazioni ha un effetto: quello di avvicinare il punto di rotazione al punto di impatto. Può capitare nel tennis di dover colpire in diversi modi ma più l'asse di rotazione è vicino all'impatto e maggiormente decresce l'inerzia, infatti il raggio dal punto di rotazione è calcolato al quadrato nella formula del momento di inerzia. Pertanto per compensare la riduzione del raggio sarà necessario aumentare notevolmente la velocità della racchetta sul punto di rotazione, perché la velocità non è calcolata al quadrato.

E' importante esserne consapevoli, ma c'è un inconveniente, in realtà sono più di uno ma ci soffermiamo su uno solo. Se oscilliamo liberamente utilizzando gli assi di rotazione naturali del nostro corpo (spalla, gomito, polso o pronazione) l'oscillazione del braccio racchetta è simile all'oscillazione di un doppio pendolo o di un triplo pendolo addirittura. Il moto del doppio pendolo è un moto caotico ad alte velocità, questo implica che è sensibile alle condizioni iniziali.

Ovvero l'oscillazione varia notevolmente al minimo cambiamento anche della velocità di esecuzione. Il rischio è che l'ovale della racchetta sia sempre in un punto diverso nel momento in cui ci aspettiamo la collisione. Questo può comportare notevoli problemi di timing, in quanto ci affidiamo a un moto caotico per svolgere un compito di precisione. Il motivo per cui molti giocatori a tutti i livelli indulgono nell'utilizzo degli assi di rotazione in fase di impatto (pronazione e polso) credo sia legato a una falsa sensazione dovuta al tempo di dimora della palla sul piatto corde. Nel momento della collisione la palla rimane qualche millisecondo sul piatto corde, qui si può avere la sensazione di utilizzare l'avambraccio o il polso anche quando l'oscillazione è avvenuta a un pendolo fino all'inizio dell'impatto.

Calcolo dello Swing Weight

Lo swing weigth è un dato importante. Viene calcolato fissando la racchetta a 5 cm dalla fine del manico. Fornisce l'inerzia della racchetta fatta oscillare su quel punto di rotazione. Perché fissata lì? E' uno standard di riferimento per fornire un dato tecnico (kg x cm2). Lo swing weight non è un'indicazione di gioco. Le case costruttrici non posso fornire dati con il braccio del giocatore: le braccia hanno diverse lunghezze, hanno differenti pesi. Se impugno una racchetta e la oscillo ad altezza spalla lo swing weight sarà dato dal mio braccio più la racchetta che impugno. Sarà sicuramente maggiore della racchetta che impugno da sola. Se la faccio oscillare sul gomito lo swing weight sarà dato dall'avambraccio più la racchetta.

Perché dovrei ridurre l'inerzia di un oggetto che collide spostando il punto di rotazione nelle vicinanze del manico con la pronazione o usando il polso? Lo s.w. si ridurrebbe a valori molto vicini a quelli della racchetta da sola e in una collisione serve inerzia. Si potrebbe obiettare che l'oscillazione di più pendoli serva per passare energia cinetica alla racchetta via via su assi successivi (braccio, avambraccio, racchetta), ma in questo caso il moto diviene quello del doppio pendolo, che come abbiamo visto è un moto caotico.

Perché utilizzare un moto caotico per un lavoro di precisione e poi dare la colpa al diavolo?


Il grande mistero del servizio di Jannik Sinner

Federer e Sinner uscita laterale del braccio racchetta

Jannik Sinner è già un giocatore affermato, riesce a competere con i migliori giocatori della classifica mondiale, sconfigge i primi dieci del ranking e probabilmente entrerà anche lui nel gruppo dei migliori dieci e non bisognerà attendere molto. Nel Master 1000 di Indian Wells (2023) ha giocato un'ottima semifinale con il futuro vincitore, Carlos Alcaraz, arrivando a set point nella prima partita. 

Ha fatto meglio di Danil Medvedev che in finale ha perso contro lo spagnolo Alcaraz con il punteggio di 63, 62. Però c'è qualche particolare che rende l'italiano ancora leggermente al di sotto di certi standard di gioco, che i suoi avversari sul campo riescono a raggiungere. Uno di questi aspetti è probabilmente la necessità di una maggiore sicurezza nel gioco di volo, ma non vorrei soffermarmi su questo aspetto. Vorrei cercare di analizzare per quanto possibile un solo colpo: la prima palla di servizio.

Dal 2021 sono stati apportati diversi cambiamenti al suo servizio i quali sono stati ben evidenziati nel video di Tennis Unleashed su Youtube. Fondamentalmente Jannik a modificato tre caratteristiche principali:

1. La posizione dei piedi. Ora la base di appoggio è leggermente più larga e i piedi sono più sfalsati. Questo consente una maggiore spinta di gambe in altezza e rotazione.

2. Prende una maggiore rotazione con il busto. Oggi con una telecamera posta a fondo campo è possibile vedere il petto del giocatore in fase di preparazione, mentre in precedenza Jannik rimaneva maggiormente con la linea delle spalle perpendicolare alla rete.

3. Il lancio di palla è cambiato. In precedenza il braccio che lanciava e quello che impugnava la racchetta si muovevano insieme, ora il braccio che lancia precede il braccio racchetta. Non vanno in alto insieme ma il braccio racchetta rimane basso quando il braccio sinistro si alza e lancia la palla. Questo dovrebbe consentire una maggiore velocità esecutiva e un maggiore inerzia all'impatto.

Questi accorgimenti principali avevano come obiettivo primario quello di rendere il servizio dell'italiano più potente. Sembra che questo risultato sia stato raggiunto, perché la percentuale dei punti realizzata con la prima di servizio è aumentata. Nel 2019 Sinner realizzava il 69,7% dei punti con la prima palla di servizio, nel 2020 e nel 2021 era intorno al 71,2%, nel 2022 è salito al 74,5%. In questa prima parte di stagione del 2023 la sua percentuale di punti vinti con la prima di servizio è salita al 76,6%. I cambiamenti hanno funzionato.

Però la percentuale di realizzazione non è l'unica cosa da tenere in considerazione, perché è altrettanto importante il numero di prime servite in campo e da questo punto di vista le cose non sono cambiate.

Sinner nel 2019 serviva 59,3% di prime in campo, nel 2020 ne ha messe nel rettangolo piccolo il 61,3%, nel 2021 il 59,9%, nel 2022 il 58,4%. In questa prima parte di stagione del 2023 ancora il 59,9% come nel 2021. Insomma fa più punti con la prima palla, ma mette in campo lo stesso numero di prime. Nella semifinale con Carlos Alcaraz la sua percentuale è scesa al 50%, una sì e una no.

Sembrerebbe opportuno cercare di dare un po' di regolarità in più alla potenza che riesce ad esprimere l'italiano. I cambiamenti apportati sono stati neutri nei confronti della regolarità, ovvero non l'hanno migliorata e nemmeno peggiorata e questo è un buon punto di partenza, ma le percentuali di Sinner sono troppo basse.

Alcaraz per esempio quest'anno ha il 66,9% di prime in campo e non è mai sceso sotto il 62% dal 2020. Danil Medvedev ha il 65% e non scende sotto il 60% dal 2020. Novak Djokovic ha una percentuale di prime palle in campo, per esempio, che non scende sotto il 62,4% dal 2004, con una media carriera del 64,9%. Rafael Nadal ha una media carriera dal 2002 del 68% di prime in campo.

Servire poche prime palle espone Jannik Sinner a fare gli straordinari negli scambi quando serve la seconda e lo lascia vulnerabile a break difficilmente recuperabili con i giocatori di alto livello.

Dove e come trovare questa piccola percentuale di regolarità in più? Se, come abbiamo visto, gli accorgimenti già apportati non incidono sulla continuità, si potrebbe fare qualcosa nella gestione dell'impatto? Credo possa valere la pena cercare accorgimenti e lavorare sull'impatto. Nello specifico sull'angolo di impatto.

Da alcuni filmati osservati a velocità molto rallentata sembra che il braccio racchetta di Jannik abbia una direzionalità accentuata nella direzione della rete, una propensione in avanti. Questo atteggiamento esecutivo potrebbe aumentare i margini di errore, in quanto l'intero braccio racchetta ruota intorno al punto di rotazione che è la spalla. Cercare in questo modo il giusto angolo di impatto potrebbe divenire un'impresa ardua: è sufficiente un'inclinazione maggiore o minore di solo qualche grado per ottenere palle lunghe o palle a rete. Inoltre anche nei giocatori alti i margini di "luce" per schiacciare non sono ampi, si tratta di poche decine di centimetri.

L'idea è quella di cercare aumentare l'angolo di lateralità dell'impatto, con il braccio racchetta che cerca un'uscita più verso destra, in modo da imprimere la stessa energia con più controllo e diminuendo le possibilità di errore dovute ai pochi gradi di inclinazione del braccio. Roger Federer aveva un angolo di impatto con un'uscita laterale abbastanza evidente, questo gli consentiva una minore chiusura in avanti del braccio racchetta diminuendo gli errori e mantenendo l'efficacia del colpo. 

Federer aveva più o meno le stesse percentuali di Sinner fino al 2003 (59,5%), dal 2004 non è più sceso sotto il 61,6% con picchi del 65,8%, 66%, 64,7% nelle migliori stagioni.

Ovviamente si tratta di aggiustamenti minimi, che l'atleta deve provare e sentire, fine tuning (sintonia fine), come quando, con le vecchie radio analogiche, una volta trovata la stazione, si cercavano piccoli aggiustamenti per sentirla meglio. Vai un po' più laterale Jannik!

Per le statistiche cortesia di Tennisabstratc.com

Racchette da tennis e gaussiane


La velocità della racchetta a parità di forza applicata decresce all'aumentare del peso. Può essere rappresentata da una linea retta (in arancione). La velocità della pallina dopo la collisione, invece, è rappresentata più facilmente da una curva di Gauss o distribuzione normale (in azzurro). Ci sarà pertanto un punto ideale in cui la velocità della pallina è massima. In questo punto i valori di peso e velocità della racchetta saranno quelli con l'intersezione con la retta che rappresenta la velocità della racchetta (linea viola). 

Appare anche che lo stesso effetto sulla palla si può ottenere a volte con due soluzioni: una racchetta più pesante che si muove più lentamente e una racchetta più leggera che si muove più velocemente (segmenti in verde). L'area verde rappresenta un gruppo di valori ottimali che sono vicini al punto di massimo. Sia il punto di massimo che l'area ottimale non si hanno quando la velocità della racchetta o il peso sono massimi ma in una zona intermedia. 

Questo accade perché l'inerzia di un oggetto è data dalla massa per la velocità, pertanto la perdita di velocità può essere "compensata" dall'aumento della massa e viceversa. Le aree a destra e a sinistra dell'area verde sono da scartare in quanto l'effetto sulla palla non è ottimale: sul lato destro perché la racchetta seppur pesante ha una velocità troppo ridotta. Sul lato sinistro perché, nonostante la velocità elevata della racchetta, il peso è troppo ridotto. Una racchetta che pesa come una piuma non avrà nessun effetto sulla palla e lo stesso vale per un oggetto troppo pesante che non può essere accelerato.

Ora l'idea alla base del romanzo "La mano di Rod" era:  "cosa accadrebbe se qualcuno fosse in condizione di far giocare un gruppo di giocatori all'interno dell'area verde o addirittura sul punto di massimo e tutti gli altri ai lati della gaussiana?" Chi sarebbero i favoriti? Chi vincerebbe di più?

La definizione di Tennis. Dal semplice al complesso


Cos'è il Tennis? La migliore definizione che mi viene in mente è: 

l'abilità di indirizzare o reindirizzare una pallina per mezzo di una collisione. 

E' tutto qui e da qui inizia un percorso verso la complessità.

Ma tornare alla semplicità di una definizione aiuta ad avere le idee chiare su quello che è il lavoro da svolgere. Il passo successivo è quello di chiedersi cosa serve per svolgere al meglio questo tipo di lavoro. Si possono scrivere su un foglio una serie di cose, così come vengono in mente, alcune saranno strettamente collegate altre meno: "correre, visione e intuizione della traiettoria" sono indubbiamente necessarie. Non possiamo colpire una pallina se non arriviamo nelle vicinanze, non possiamo avvicinarci se non vediamo bene la traiettoria o se non la vediamo affatto. Però ad essere scrupolosi queste caratteristiche non sono strettamente collegate alla definizione esposta in precedenza.

Sono condizioni necessarie in molte circostanze di gioco ma non sono sufficienti, infatti leggere la traiettoria in anticipo ed arrivare bene potrebbe risultare inutile se non si posseggono dei buoni colpi. Più il livello sale e più diviene evidente che occorre sviluppare una tecnica adatta a reindirizzare un oggetto attraverso una collisione.

Cosa serve, allora, per reindirizzare un oggetto per mezzo di una collisione? Cerchiamo di darci la risposta più semplice, la più semplice possibile.

E' necessario avere un oggetto che collide con un'inerzia maggiore di quello che vogliamo spostare.

Abbiamo una risposta semplice, la più semplice possibile al problema, ma il bello viene ora, perché esistono diversi modi per incrementare l'inerzia di un oggetto, specialmente se siamo su un campo da tennis e possiamo utilizzare una modello tecnico di riferimento.

L'inerzia dipende:

1. dalla massa dell'oggetto:

2. dalla sua velocità;

3. dal punto in cui l'oggetto ruota e la distanza di un determinato punto di massa dal punto di rotazione è calcolato al quadrato, con un incremento enorme dell'inerzia se la massa è posizionata lontano dall'asse di rotazione.

Nel tennis poi abbiamo la tecnica esecutiva. A cosa serve la tecnica partendo dalla definizione di Tennis e dalla descrizione dell'inerzia?

Anche in questo caso la risposta è semplice.

La tecnica esecutiva ha come scopo quello di aumentare o diminuire l'inerzia dell'oggetto che collide a seconda delle necessità e del colpo da eseguire.

In sostanza con la tecnica si riesce a gestire l'inerzia, perché la tecnica esecutiva permettere di agire direttamente o indirettamente su tutte e tre le variabili indicate:

1. massa;

2. velocità;

3. raggio.

Per troppo tempo nel tennis c'è stata un'eccessiva considerazione della variabile velocità, che è indubbiamente importante ma non è la sola da prendere in considerazione.

Per mezzo della tecnica possiamo influenzare tutte tre le variabili, anche massa e raggio. Vi siete mai chiesti perché Roger Federer, Rafael Nadal colpiscono con il braccio disteso? Perché Diego Schwartzman usa una racchetta più lunga, come faceva anche Michael Chang?

Per aumentare il raggio esecutivo e di conseguenza l'inerzia all'impatto, sfruttando il quadrato della distanza.

Pertanto la tecnica permette di usare una racchetta più lunga o di sviluppare soluzioni, gesti, con cui si aumenta il raggio esecutivo del braccio racchetta. Di fatto influisce sull'inerzia dell'oggetto che collide.

Ma grazie alla tecnica possiamo influire indirettamente anche sulla massa. Qualunque soluzione tecnica non aumenta direttamente il peso dell'oggetto ma può consentire di mantenere la stessa velocità esecutiva con una racchetta più pesante e a parità di velocità un oggetto più pesante ha più inerzia.

La tecnica permette di gestire l'inerzia anche durante le fasi di gioco e quando serve meno inerzia, palle corte e volée, è sufficiente diminuire la velocità, o accorciare il raggio.

Quello che per troppi anni si è verificato è che per aumentare l'inerzia si è cercato di aumentare solo la velocità. Il tentativo è divenuto quasi un'ossessione, a tal punto che per aumentare la velocità è stato tolto peso alle racchette costringendo gli atleti a cercare ancora maggiore velocità esecutiva. Se si aumenta la velocità ma si toglie peso si rischia che l'inerzia rimanga la stessa o addirittura diminuisca, perché credo ci sia comunque un limite alla velocità raggiungibile da ciascuno, anche se soggettivo.

In realtà le variabili su cui si può agire sono tre, come abbiamo visto. Il problema si presenta con maggiore evidenza nei colpi da fondo campo e con velocità della palla elevate, quindi è meno presente in situazioni di gioco da circolo. Ma se sentite di essere arrivati al limite, di non riuscire ad eseguire quello che avete in mente è opportuno che teniate presente raggio e massa le due variabili dimenticate.

La tecnica e la gestione del proprio corpo, come sono esposte in questo manuale, posso consentire di lavorare molto bene su questi due aspetti, aprendo la porta a possibilità di sviluppo che potevano sembrare precluse.

La definizione di tennis è semplice, dopo tutto, e le implicazioni sono chiare.

L’impugnatura del rovescio di Jim Curier non aveva nulla di strano


Quello che la fa apparire strana non è in effetti l’impugnatura in sé del rovescio ma il modo con cui Curier tiene il braccio sinistro. E’ molto attaccato al corpo, il gomito è a contatto con il fianco. La mano sinistra usa una semi Western forse un po’ chiusa verso una Western. Di certo non è la Eastern di dritto che usa Roger Federer ma nemmeno una esasperata full western, forse inclina un po’ verso quest’ultima ma non del tutto a mio giudizio. Potrebbe sembrare estrema ma non lo è poi così tanto. La mano destra è posiziona con una presa Eastern di rovescio, quella classica che si usa nel rovescio a una mano, anche in questo caso potrebbe apparire una scelta troppo chiusa per un rovescio a due mani, in cui si può trovare una posizione anche verso una presa Continental (quella classica del servizio) in quanto la mano sinistra aiuta a mantenere il piatto corde perpendicolare al terreno. Specialmente se già la mano dominante, la sinistra in questo caso, usa una presa chiusa.

L’insieme delle due impugnature potrebbe sembrare esasperato ma non credo lo sia più di tanto e comunque non fuori da quelle che sono le indicazioni generali di riferimento.

In linea generale le impugnature devono consentire di mantenere il piatto corde perpendicolare al terreno nel momento dell’impatto. Questa è la loro funzione. Se lo scopo è rispettato aggiustamenti particolari e personalizzazioni dei giocatori sono da considerare del tutto normali.



Il gesto dell’americano appariva particolare perché la posizione del braccio con il gomito congiunto al corpo nella fase del back swing, insieme alle due impugnature dava una visione d’insieme di stranezza del suo rovescio a due mani. Il movimento molto compatto con un’ovalizzazione molto breve, quasi nulla, contribuiva anch’esso a dare l’impressione di un gesto eccessivamente particolare. Chiuso al copro, molto compatto, la brevità dell’interezza dell’esecuzione si concretizzava in una frustata secca simile a un giro di mazza da baseball per alcuni aspetti. Ma le caratteristiche fondamentali sono rispettate: piatto perpendicolare, ovalizzazione per accelerazione in discesa, rotazione delle spalle. Inoltre il braccio sinistro non rimaneva vicino al corpo ma andava in avanzamento verso l’impatto, distendendosi.

Inoltre non in tutte le situazioni Jim teneva il braccio così vicino al copro. In alcune circostanze di gioco, quando la distanza laterale lo rendeva necessario, riusciva a giocare il rovescio anche con il braccio più allungato.



Insomma fondamentalmente non si tratta di una cosa da correggere come avrebbe voluto la madre di Curier secondo il ricordo di Nick Bollettieri. 

Lo statunitense avrebbe potuto senz’altro utilizzarlo maggiormente in carriera evitando di spostarsi troppe volte sul dritto, sarebbe stata sufficiente un po’ più di fiducia nel colpo.

Il tennis è uno sport troppo costoso


Il tennis è più costoso dello sci, molto più costoso. enormemente più costoso, imparagonabilmente più costoso di calcio, atletica, ciclismo.

Nel tennis è impossibile avere lo stesso cumulativo di ore di allenamento allo stesso costo. Rimaniamo con il paragone con lo sci, da sempre considerato uno sport costoso, ed in effetti lo è ma solo per coloro che non vivono in prossimità delle montagne e degli impianti di risalita. Se si considerano i costi vivi per praticare l'attività la realtà è molto diversa.

Mettiamo da parte l'attrezzatura divenuta però costosa anche nel tennis. Se si acquistano due racchette, il minimo per affrontare una stagione di competizioni, si arriva spendere intorno ai 400 euro forse qualcosa in più, forse gli sci costano un po' di più ma non moltissimo. Per semplicità ipotizziamo che i costi di sciolina, lamine e rifacimento del fondo dello sci siano equiparabili ai costi del cambio corde e sostituzione palline. Non ci si può allenare sempre con le stesse corde o con le palline sgonfie e usurate per avere dei corretti feed back sui colpi.

Uno stagionale invernale Dolomiti Superski, acquistato in prevendita viene 890 euro e teoricamente una persona può sciare ed allenarsi tutti i giorni finché ha voglia o non è stanco. C'è il problema dei paletti e dei tracciati pista, per i quali c'è bisogno di appoggiarsi a una scuola sci, però le possibilità di affinare la tecnica e l'abitudine alla velocità, rimangono e sono costanti. Mettiamo che un individuo abbastanza determinato riesce ad allenarsi due ore al giorno di media tutti i giorni. Sono 14 ore a settimana di allenamento dall'inizio di stagione (Novembre o dicembre) fino ad Aprile. 

Un tennista determinato se consideriamo il costo orario del campo di 10 euro (senza considerare il maestro o il palleggiatore, sono autodidatti sia lo sciatore che il tennista) in un un mese ha speso 600 euro, in due mesi, Novembre e Dicembre, ha già superato la spesa dello sciatore è già a 1200 euro. Lo sciatore può aumentare il monte ore di allenamento senza costi aggiuntivi quando vuole e come vuole ha già pagato gli impianti di risalita. Può investire su un tecnico preparato, iscriversi a una scuole sci per fare i tracciati. Il tennista solo per continuare ad allenarsi fino ad Aprile deve mettere nel piatto altri 2.400 euro.

Se consideriamo che sono entrambi sport tecnici ma che il tennis credo abbia un livello di complessità superiore ecco che, inevitabilmente, la base dei giocatori viene ridotta da un numero minore di ore, così si riduce anche il numero degli ottimi giocatori di tennis e dei campioni, che magari continuano a sciare. Con Sinner c'è mancato poco. Il paragone con l'atletica, il calcio e gli sport di squadra è improponibile, come già scritto, un motivo in più è dovuto anche alla presenza delle società che si fanno carico di molte spese. Se si vuole più campioni nel tennis è necessario aumentare la base dei praticanti e degli agonisti dando possibilità di accesso a un monte ore più alto, con formule specifiche di abbonamento e campi dedicati. Ma questo va contro molti interessi particolari e diffusi, e credo si scontri anche con una mentalità un po' arcaica.

Oscillazioni

Il tennis: misteri e segreti delle racchette

Dell’argomento racchette se ne parla da diverso tempo e recentemente Tony Nadal ha dichiarato che, per ridurre la velocità del gioco, si pot...