La mano di Rod e la divulgazione scientifica.

Quando si parla di divulgazione scientifica è opportuno tenere a mente che più è ampio il numero degli individui che si vuole raggiungere e maggiore è la semplificazione che bisogna fare dei concetti da esporre. Questa condizione comporta il rischio di perdere fedeltà e diventare troppo semplicistici. E’ un rischio che è opportuno correre, prestandoci attenzione, perché il vantaggio e l’obiettivo sono quelli di riuscire a stimolare una curiosità che invoglia ad approfondire in altre sedi con maggiore complessità e precisione.
Quando si parla di sistemi complessi e di caos è opportuno fare riferimento a quelle che vengono definite come “le condizioni iniziali sensibili”. Sono variabili che influenzano in modo macroscopico un sistema nella sua evoluzione. Senza entrare nel merito dei sistemi lineari e non lineari, ci sono appunto altre sedi, quello che merita essere evidenziato è che certe variabili in alcuni sistemi ne influenzano l’andamento in modo completamene diverso. Si può definire che tale diversità è un’andamento caotico in quanto diversissimo da quella che è la normalità di sviluppo. La difficoltà risiede nel comprendere quali sono queste variabili e in relazioni a quali sistemi agiscono, è una sfida per le società moderne.
La bellezza dell’allegoria che percorre tutto il romanzo (La mano di Rod. Il tennis e le scienze del caos) risiede proprio qui ed apre molteplici chiavi di lettura sul valore della conoscenza.
Avevo in mente quali potessero essere le variabili che influenzano il “sistema tennista” (mi perdoneranno gli atleti se li tratto in modo asettico) dovevo vedere se ce ne fosse stata una più influente delle altre e se fosse stata abbastanza piccola da poter essere considerata un “effetto farfalla”.
Ho messo insieme alcuni elementi, uno scrittore romano (Tacito), la fisica, un pizzico di genetica e l’evoluzione: tutto assumeva una linearità di una bellezza limpida.
Dovevo scegliere l’effetto farfalla, ovvero quella variabile che, se presente, poteva innescare cambiamenti macroscopici a lungo termine. Ora siccome la massa nel momento di inerzia “sfrutta” il quadrato della distanza dall’asse di rotazione non ho scelto la lunghezza del pendolo, ma l’ultima parte del corpo umano, quella che è la più lontana da ogni asse di rotazione naturale del nostro corpo (spalla, gomito, pronazione, supinazione dell’avambraccio). L’ho messa nel titolo. Il segreto in copertina.
Non me lo sono inventato di sana pianta c’è un approccio scientifico letterario dietro non è lo psicopatico o il mostro di turno dei libri Stephen King. Quando si sveglierà l’editoria editoria dal suo torpore ideologico?

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