Tennis, infortuni, leve, epicondilite

Braccio potenza e resistenza. La mano è il punto in cui la racchetta è fissata.

Nell'impatto l'unica leva vantaggiosa è quella della pallina, perché alla collisione si applica una forza sul piatto corde che tende a far ruotare la racchetta sul punto in cui è fissata e questo punto è la mano del giocatore. La distanza tra punto di impatto e mano, punto di rotazione, è il braccio potenza. Mentre per impedire la rotazione noi applichiamo una forza contraria, cerchiamo di far ruotare in senso inverso la racchetta. La forza applicata, però, è sul punto di rotazione, la mano, o il gomito o la spalla, quindi la distanza dalla mano, dal gomito o spalla, al baricentro della racchetta è il braccio resistenza di una leva svantaggiosa. Tutto sforzo muscolare senza aiuto perché la forza è applicata sul punto di rotazione e non lontano da esso. Racchetta head light, baricentro vicino alla mano, in modo da ridurre il braccio resistenza, e con alta inerzia, in modo che la racchetta passi oltre, attraverso l'impatto, con molto follow through. Questa è la scelta migliore per evitare problemi al polso, al gomito e alla spalla.

Da questo punto di vista si tratta di una forza che cerca di contrastarne un'altra. Una utilizza una leva vantaggiosa e l'altra una leva svantaggiosa. Anche se la pallina è più leggera del braccio racchetta l'alta velocità e lo sfruttamento del braccio potenza all'impatto possono essere problematici a lungo andare. Quello che si può fare è aumentare l'inerzia ma rimane il problema della leva svantaggiosa, perché anche solo per accelerare il nostro braccio racchetta la muscolatura agisce sul punto di rotazione dei nostri arti. Non siamo creature perfette, forse quasi perfette. Per sopperire a questa difficolta è necessario acquisire una tecnica di accelerazione che consenta di essere il meno muscolari possibile e gestire inerzie più elevate dell'oggetto (la racchetta da tennis) che utilizziamo.

Per aumentare l'inerzia di un oggetto possiamo agire su due variabili: il peso e la velocità. L'inerzia di un oggetto è data dalla massa per la velocità. Se l'oggetto ruota su un punto, com'è il caso della racchetta da tennis, la quale può ruotare all'altezza del polso (mano), gomito o spalla, possiamo intervenire anche sulla distribuzione del peso, perché il raggio dal punto di rotazione è considerato al quadrato nelle formule (inerzia rotazionale). Quindi lo stesso peso avrà un valore molto maggiore se posizionato lontano dal punto di rotazione (in punta all'ovale della racchetta per esempio) rispetto a quando è posizionato vicino al manico.

Metterlo in punta alla racchetta aumenterà maggiormente il momento d'inerzia ma sposterà anche il baricentro aumentando il braccio resistenza della leva, condizione che al momento dell'impatto, può creare ulteriori problemi quando c'è il contrasto della collisione.

Inoltre aumentare l''inerzia, come è stato già ampiamente valutato, è un vantaggio nel momento della collisione ma uno svantaggio nella manovrabilità della racchetta e nella sua accelerazione.

Fondamentale diventa l'abilità tecnica nel saper gestire il trasferimento rotazionale dell'energia cinetica, quella che viene chiamata "catena cinetica" anche se il termine rappresenta più il tradizionale trasferimento lineare che è molto meno efficace. Se si alleggeriscono le racchette e si diminuisce l'inerzia del sistema braccio racchetta si elimina il problema dell'accelerazione ma rimane il problema dell'impatto. Quando una forza tende spostare indietro la racchetta lo sforzo per mantenere velocità e direzione sarà muscolare se la velocità "non è sufficientemente alta". Anche in questo caso si rimane strettamente vincolati alla velocità del braccio racchetta. Problema di cui soffrono i giocatori di corporatura più piccola, i quali sono costretti ad un'azione iper veloce per mantenere competitività. In dinamica di gioco non è sempre possibile avere lo spazio e il tempo per un'accelerazione massima e completa. Inoltre la velocità non di rado va a scapito della precisione.

Come accade spesso, nella vita non si può avere tutto. La personalizzazione della racchetta sulla base delle caratteristiche fisiche, tecniche e di gioco diviene un aspetto importante anche per la prevenzione degli infortuni. In linea generale se si aumenta il peso nell'ovale si può controbilanciare con del peso al manico per avvicinare il baricentro alla mano. Il peso al manico aumenta l'inerzia, ma non così tanto come quello in testa.

Tre sono i modi con cui finisce il punto a tennis. Avete bisogno di tre velocità?


La distinzione tra i diversi modi di vincere o perdere un punto nel gioco del tennis fornisce molte indicazioni statistiche sul giocatore e sull’andamento delle partite, ma la classificazione tra vincenti, errori forzati ed errori non forzati presenta dei problemi poiché è soggetta all’interpretazione dell’uomo e non ci sono criteri oggettivi che possano distinguere chiaramente tra errori forzati ed errori non forzati. La situazione è chiara per i vincenti ma anche in questo caso il fatto che i colpi al servizio vengano conteggiati può distorcere la percezione degli aspetti tattici e tecnici quando lo scambio inizia e si allunga, per fortuna non è difficile separare le statistiche del servizio da quelle di gioco e comunicarle sia in modo separato che cumulato. “Siamo in grado di separare gli ace dai vincenti e i doppi falli dagli errori non forzati, ma non gli errori forzati alla risposta dagli errori forzati”. Jeff Sackmann.

Il problema degli errori forzati e non forzati è un problema di cui si parla e si scrive da molto tempo, ma con l’aggiunta dell’elemento “lunghezza dello scambio” e l’utilizzo dei dati raccolti con il Match Charting Project è possibile avere delle informazioni che ritengo utili per portare avanti alcune considerazioni. Naturalmente spunti e osservazioni non possono prescindere dall’occhio di un buon osservatore o di buon allenatore.

La possibilità, aggiuntiva, di distinguere tra errori forzati alla risposta ed errori forzati durante lo scambio, nonché l’eliminazione dalle statistiche dei doppi falli, ace ed errori forzati in risposta, sono fondamentali per impostare alcune considerazioni tecniche e tattiche relative al gioco. Si tratta di una classica situazione in cui la statistica può essere di supporto ad allenatori e giocatori.

Togliendo i dati del servizio quello che era un sostanziale equilibrio tra vincenti, errori non forzati ed errori forzati mostra un sostanziale sbilanciamento verso gli errori non forzati. Ovvero la maggior parte delle volte il punto di uno scambio termina con un errore non forzato. Per l’esattezza 45,8% delle volte. Gli errori forzati si riducono al 21,7% e i punti conclusi con un vincente rimangono costanti intorno con il 32,5%.

Per le donne ci sono alcune differenze: gli errori non forzati crescono fino al 49,4% i forzati scendono al 18,2% e i vincenti sono pressoché simili alle statistiche degli uomini attestandosi al 32,4%. Trovate le statistiche complete qui.

La maggior parte delle volte lo scambio si conclude con un errore non forzato è un dato incontrovertibile e accade anche tra i giocatori professionisti, ma questo non chiarisce le cause del fenomeno. Quali sono le modalità che inducono un errore non forzato? Ovvero perché i giocatori sbagliano colpi che sono considerati relativamente facili da eseguire? Ritengo che possiamo ridurre le cause a due principali:

1. Cercano di eseguire un vincente o indurre l’avversario a un errore forzato, aumentando il livello di rischio della propria esecuzione.

2. Hanno delle carenze tecniche.

Tra i giocatori di alto livello trascurerei il secondo fattore e mi concentrerei sul primo, perché non hanno, in linea generale, difetti macroscopici. Per quanto riguarda i giocatori di livello ricreativo sarà necessario agire sulla tecnica di base.

Il primo aspetto è strettamente legato al ritmo di gioco in sicurezza ed è in relazione con le caratteristiche dell’atleta e alla velocità di esecuzione. Ci soffermeremo sulla velocità di esecuzione. Possedere più velocità esecutive dei colpi è fondamentale per trarre giovamento agonistico dalle statistiche proposte.  Infatti se durante il palleggio siamo già vicini al limite massimo della nostra velocità controllabile ogni tentativo di accelerazione ulteriore, alla ricerca di un vincente, aumenterà le probabilità di incorrere in un errore. Non solo, ma essere troppo vicini ai propri limiti esecutivi aumenterà anche il numero di errori commessi durante il palleggio, i quali andranno ad aumentare il monte degli errori non forzati.

D'altro canto se il nostro avversario possiede più ritmi di gioco ed ha una palla relativamente veloce e consistente con una esecuzione che gli consente di accedere anche a velocità maggiori avrà un ritmo di scambio con meno margini di errore del nostro e nell’esecuzione dei vincenti potrà accedere ad un’accelerazione al di sotto del suo limite massimo. Questa condizione si traduce in una riduzione degli errori non forzati sia nello scambio sia quando c’è la ricerca di un colpo vincente.

Nell’allenamento è fondamentale ricercare ed allenare più ritmi di gioco, i quali, in teoria, possono essere infiniti e dovranno essere proporzionati al proprio livello.

Per ogni livello di gioco penso che si possano indicare tre ritmi di riferimento relativi.

Uno di attesa, che consente di aspettare l’errore non forzato dell’avversario con la massima sicurezza.

Un secondo con più di pressione, in modo da cercare di mandare l’avversario sovra ritmo nello scambio. Modalità di gioco in cui si ricerca un’intersezione tra gli insiemi dell’errore non forzato e di quello forzato. Non di rado di difficile classificazione. Ma anche in questa situazione si mantiene un buon margine di controllo esecutivo.

Un terzo, infine, di ricerca del vincente, condizione nella quale si alza il livello di rischio del proprio colpo.

E’ evidente che il ritmo di attesa di un professionista sarà più alto di quello di un giocatore di circolo e di conseguenza saranno più alti anche i ritmi esecutivi successivi.

Se il punto può terminare in tre modi diversi forse abbiamo bisogno di avere nel nostro bagaglio tecnico tattico almeno tre modi diversi di giocarlo.

Se la maggior parte dei punti termina con un errore non forzato dovremmo avere un ritmo di scambio, su cui fare affidamento, in cui il nostro margine di errore è inferiore a quello dell’avversario.

Quattro sono le variabili che influenzano l’acquisizione progressiva di questo tipo di abilità a tutti i livelli:

1. la struttura fisica connaturata;

2. il grado di preparazione atletica;

3. l’acquisizione e il miglioramento della tecnica esecutiva;

4. l’utilizzo di un’attrezzatura adeguata (la giusta racchetta da tennis).

I tennisti sono cresciuti, ma non si muovono come i giocatori di basket


L’altezza mediana è cresciuta di 2 cm tra gli uomini e 3.8 tra le donne tra il 1990 e il 2016. E’ cresciuto anche il numero dei giocatori molto alti. L’altezza è un vantaggio competitivo specialmente sulla prima di servizio anche se il vantaggio diminuisce in modo abbastanza evidente sulla seconda.

Anche nel tennis giovanile si è verificato questo cambiamento, con i giocatori alti che hanno raggiunto posizioni di metà classifica con più costanza.

Però se osserviamo il rendimento non sono i giocatori altissimi che vincono il maggior numero di Slam e mantengono un rendimento di gioco continuo. Roger Federer e Rafael Nadal sono  1,85m, Novak Djokovic è poco più alto (1,88), non raggiungono i picchi di Isner, Karlovic e Opelka. 

Inoltre “dal 1985 al 2016, l’altezza mediana dei primi 10 e dei giocatori tra la posizione 11 e la 100 era la stessa, 185 cm., ma negli stessi 32 anni, solo 3 titoli Slam (il 2.4%) sono stati vinti da giocatori alti almeno 196 cm (uno a testa tra Richard Krajicek, Juan Martin Del Potro e Marin Cilic), rappresentando solo il 7.7% dei primi 100 nel periodo preso in considerazione”. Wiley Schubert Reed.

Nelle donne le differenze si sentono maggiormente e le giocatrici più alte vincono di più al contrario di quello che accade nel circuito maschile. Come se ci fosse un range di rendimento ideale al di fuori del quale c’è un decadimento della prestazione ed essendo le donne generalmente più basse degli uomini il limite superiore è meno evidente di quello inferiore. Qui trovate un articolo dettagliato di cui ho riportato solo alcuni aspetti.

I vantaggi dell’altezza rimangono però evidenti fino a un certo punto e dovremmo cercare i motivi tecnici dei benefici e delle cause che sembrano imporre dei limiti, rendendo i vantaggi non lineari con il crescere dell’altezza stessa. Dobbiamo considerare almeno tre aspetti tecnici:

1. L’angolo di incidenza del servizio;

2. Il momento del braccio racchetta;

3. L’inerzia di tutto il giocatore. Perché anche il giocatore ha una propria inerzia che dipende dalla propria stazza, dal proprio peso. Quello di una guardia del football americano sarà sicuramente maggiore di quello di un mezzo fondista.

Mentre il primo punto è un vantaggio che sembra non presentare controindicazioni il secondo potrebbe avere dei pro e dei contro, con svantaggi che si evidenziano nelle fasi di gioco e non connessi all’esecuzione del gesto del servizio. Potrebbero esserci delle criticità su cui i giocatori molto alti devono porre attenzione in fase di allenamento e gestione tecnica dei colpi.

Infine il terzo, punto potrebbe rappresentare uno svantaggio negli spostamenti del giocatore, almeno nel tennis.

La considerazione principale che dovremmo tenere presente è che il servizio è l’unico colpo in cui il giocatore ha ogni variabile sotto controllo. Se si tolgono gli elementi atmosferici e ambientali, vento, sole e il comportamento del pubblico, il giocatore ha sotto controllo ogni variabile, compresa quella del tempo necessario per eseguire il servizio. Partiamo dal presupposto che l’introduzione relativamente recente dei 20 secondi sia un tempo sufficiente per i giocatori, affinché possano trovare la concentrazione necessaria per servire. Sono fermi, racchetta e pallina sono nelle loro mani.

L’angolo del servizio.

Lo ha sicuramente spiegato meglio di me Wiley Schubert Reed nell’articolo citato. Aggiungerei che nonostante non ci sia praticamente luce per schiacciare la pallina nel rettangolo del servizio, ovvero anche mettendo gli occhi nel punto di impatto il rettangolo non sarebbe visibile, ai giocatori alti e soprattutto a quelli altissimi si apre questa possibilità.

Ovvero c’è un’area in cui potrebbero, in teoria, schiacciare direttamente il loro servizio senza essere costretti ad utilizzare una parabola. Per avere lo stesso angolo “visuale” i giocatori più bassi dovrebbero posizionarsi molto all’interno del campo da gioco. 

"Tralasciando l’eventuale rotazione imposta alla pallina, affinché un giocatore di 183 cm serva a 193 km/h con lo stesso angolo di un giocatore di 196 cm, dovrebbe posizionarsi all’interno del campo a più di 90 cm dalla linea di fondo” W. S, Reed.

Il vantaggio è evidente anche se diminuisce sulla seconda palla, facendo emergere maggiormente le abilità nella risposta degli avversari, a causa della delicatezza del punto i giocatori sono più conservativi e si prendono meno rischi al servizio.

Il momento del braccio racchetta.

Quello che è un vantaggio all’impatto è uno svantaggio in preparazione. Nel momento della collisione è un vantaggio, perché significa che il braccio racchetta tenderà a mantenere il movimento che abbiamo deciso di dargli, imprimendo alla pallina la rotazione e la direzione volute.

Ma un braccio racchetta con alta inerzia tenderà a mantenere anche il proprio stato di quiete, pertanto sarà più difficile da accelerare. Questa difficoltà nel servizio è annullata, o molto limitata, perché il giocatore può prendersi il tempo e lo spazio per gestire il proprio gesto e trovare l'accelerazione che ritiene necessaria.

I problemi sono maggiori durante gli scambi e in risposta, quando si è costretti a correre, cambiare direzione e organizzare i colpi in tempi brevi. In queste situazioni un giocatore meno alto e, relativamente più brevilineo, potrebbe trovare il giusto compromesso che gli consente di essere competitivo in ogni fase del gioco, perdendo poco al servizio, o comunque meno di quanto perde un giocatore molto alto negli scambi e in risposta quando i tempi di gioco sono influenzati anche dagli avversari. Non si può avere tutto.

L’inerzia del giocatore.

I cestisti sono molto alti e molto agili. Fanno della destrezza e della fluidità dei propri movimenti non solo bellezza di gioco ma anche efficacia. Brad Gilbert sostiene che se un giocatore molto alto imparasse a muoversi come uno meno alto diventerebbe estremamente competitivo come non accade oggi.

Nel tennis non c’è ancora stato un giocatore alto 198 o 201 o 203 cm in grado di muoversi come un giocatore NBA, se ne arriva uno, allora siamo di fronte a un possibile vincitore di diversi Slam”.  Dichiarò Brad Gilbert.

Anche in questo caso, però, il paragone con il basket dovrebbe tenere conto del ritmo e della varietà di gioco che l’avversario può imporre in relazione all’inerzia del giocatore, nonché della natura stessa del gioco del tennis.

E’ incontestabile che un giocatore di basket sia molto alto, pesate, ma, al tempo stesso, armonioso nei movimenti; però è sempre lui quando gioca che decide come muoversi, dove muoversi e quando cambiare direzione.

Può gestire il proprio peso con più armoniosità perché può limitare fermate e ripartenze continue. Avendo la possibilità di scegliere dove cambiare direzione può gestire lo spostamento senza soste completi, senza “stop and go”, o, almeno riducendoli al minimo. Inoltre le fermate e le ripartenze nel tennis soffrono dell'incertezza della direzione di ripartenza, perché non è scelta dal giocatore ma dall'avversario. Un cestista ha in mente il percorso da fare un tennista invece dovrà attendere di vedere la direzione del colpo dell'avversario.

Nel tennis i giocatori sono condizionati molto di più negli spostamenti dalle scelte di gioco degli avversari, perché devono correre dove l’avversario ha indirizzato la palla e non, come nel basket, verso un punto fisso del campo, il canestro.

In queste condizioni la fluidità è difficilmente mantenibile perché si è chiamati, non di rado, a bruschi cambi di direzione sul posto. Un’alta inerzia è il nemico numero uno per coloro che devono fermarsi e ripartire. Anche un tir con rimorchio può sembrare fluido se può gestire i cambi di direzione senza soste, avendo lo spazio per mantenere una certa velocità, ma sembrerà lento e impacciato se costretto a fermarsi e riprendere velocità più volte in spazi brevi.

Nel tennis mantenere fluidità di movimento è molto più difficile a causa del ritmo e della natura del gioco, spesso non si può fare la strada più lunga tra un colpo e l’altro. Inoltre per colpire tutti i maestri suggeriscono di fermarsi per ridurre gli errori, sin da piccoli.

Soluzioni nei limiti del possibile.

All’inizio dell’oscillazione posteriore (backswing):

1. Sfruttare l’energia gravitazionale potenziale (caduta verso il basso).

2. Accelerare in successione gli assi corti: mano racchetta, avambraccio racchetta e poi braccio avambraccio racchetta. In modo che l’inerzia maggiore che possiede l’intero braccio con la racchetta possa agganciarsi alla velocità che la racchetta ha già preso.

Spostamenti:

utilizzare il più possibile un trasferimento del peso rotazionale e non lineare, in modo da mantenere una certa velocità in uscita dal colpo verso il centro del campo e in avanti, condizione che agevola la ripartenza ed evita di essere costretti a “stop and go” completi. Almeno per quanto possibile poiché per un passaggio dell’energia dal corpo al braccio-racchetta la rotazione va fermata. Un tipico esempio di come un trend evolutivo possa trovare dei limiti di sviluppo nelle condizioni ambientali di gioco.

La volée: l'arte di deflettere

 

Le volée nel tennis sono un colpo diverso dai fondamentali da fondo campo. Non hanno bisogno di un’oscillazione ampia e veloce per riuscire al meglio, anzi l’utilizzo di un gesto ampio è uno svantaggio, comporta molti rischi. Nelle volée è importante il piazzamento, il quale si ottiene con una sapiente deflessione della traiettoria della pallina in arrivo.

Un’arte e una predisposizione mentale che il giocatore deve saper gestire mentalmente.

Non è richiesto nessun movimento eccessivo, nessun colpo violento, nessuno strappo esecutivo, nessun macroscopico movimento in avanti che potrebbe schiacciare la palla nella rete.

Un breve e calibrato movimento verso il basso conferirà alla racchetta la giusta inerzia per contenere la velocità e conferire alla palla una rotazione verso il basso. La direzione si dà con un accurato posizionamento del piatto corde, deflettendo la traiettoria verso l’area desiderata.

L’attenzione, pertanto, deve focalizzarsi sull’angolo di rimbalzo in uscita dall’ovale, cercando di sfruttare l’elasticità delle corde per far mantenere una certa velocità alla pallina. Precisione e controllo sono le due qualità richieste al giocatore, il quale deve essere in grado di passare mentalmente da un’azione di gioco più attiva ed esplosiva ad una che richiede una mobilità più fine di tutto il proprio corpo, perché anche l’azione delle gambe dovrà essere più equilibrata e orientata, maggiormente, alla ricerca di palla piuttosto che all’inizio di una catena cinetica.

La ricerca del colpo al volo dovrà essere eseguita in avanzamento, ma lo spostamento del peso in avanti non dovrà essere gestito in modo brusco. La stabilità della racchetta è più che sufficiente per un imprimere ritmo e velocità necessarie. Non c’è la necessità di tentare di spaccare la pallina. La posizione del campo da cui si eseguono le volée è avanzata e la palla deve percorrere meno metri anche se si tratta di una una prima volée di approccio la posizione del giocatore sarà nei dintorni della linea del servizio.

No strike, no swing.

La volée è l’arte di deflettere, da gestire con destrezza e gesti morbidi.

Come scegliere la racchetta da tennis: la più pesante che riuscite a gestire

La personalizzazione di Djokovic

Una racchetta leggera è una buona idea? No, è una pessima idea. Non mi dilungherò nella fisica e nelle formule, ci sono validi motivi ben elencati nel sito raquetresearch.info che evidenziano come una racchetta leggera, rigida e bilanciata in testa aumenti le probabilità di un’infiammazione del gomito a cui a aggiungerei problemi al polso e alla spalla. Ogni colpo del tennis è una collisione e in una collisione la massa è importante quanto la velocità. L’oscillazione della vostra racchetta può ruotare sul polso, il gomito o la spalla. Nel primo caso avremo un’oscillazione della racchetta e metà mano, nel secondo caso di avambraccio e racchetta e nel terzo di tutto il braccio più la racchetta. A parità di velocità l’inerzia aumenterà in relazione all’aumento della massa del pendolo. Un’oscillazione della racchetta alla mano avrà bisogno di maggiore velocità per avere la stessa inerzia di un’oscillazione alla spalla, perché il pendolo è più corto e privo della massa di braccio e avambraccio. La massa è una delle variabili, non solo la velocità. L’inerzia di un corpo in rotazione dipende anche dalla distribuzione della massa, perché la sua distanza dal punto fermo su cui ruota è calcolata al quadrato. Ma ora basta con gli accenni alle formule.

La Pro Staff S. Vincent di Pete Sampras

Quello che è opportuno evidenziare è che se togliete massa, per esempio scegliendo una racchetta più leggera, per mantenere la stessa inerzia dell’attrezzo all’impatto siete costretti ad aumentare la velocità. Siete in qualche modo vincolati alla velocità. Non vi potete permettere di rallentare: dovrete sempre oscillare al massimo della velocità se non volete incappare in un colpo più debole. Per farlo c’è bisogno di tempo e spazio per l'accelerazione.

Siccome il tennis è uno sport di movimento questo non sempre è possibile, per esempio quando si è in corsa o non si riesce a raggiungere in tempo e bene la pallina. In questi casi una racchetta più pesante può consentire di compensare la mancanza di velocità e avere un colpo efficace anche con uno swing più breve e quando si ha meno tempo a disposizione.

Inoltre, se avete avete tempo per l’esecuzione, una buona tecnica di accelerazione, con oscillazione e rotazione, vi consentirà di accelerare senza troppe difficoltà anche una racchetta più pesante.

Infine avete bisogno di stabilità sui colpi al volo, in cui il movimento è molto limitato. Anche in questo caso la massa della racchetta gioca in vostro favore. Si evita così di dover aggredire troppo la volée come si vede troppo spesso di questi tempi. I colpi al volo sono infatti l’arte di deflettere la traiettoria della palla nella zona desiderata. C’è bisogno di massa affinché un posizionamento accurato possa essere preciso, perché la velocità va a scapito dell’accuratezza.

Quanto deve essere pesante? La più pesante che si riesce a gestire. L’obiettivo dovrà essere quello di acquisire la tecnica per gestire il peso dell’attrezzo durante il gioco e non tanto quello di scegliere  la via che appare più semplice ma che in realtà più semplice non è.

Indicativamente non scenderei i sotto i 300 grammi senza corde, sia per i giocatori di circolo che per gli agonisti. Nel tennis di alto livello (professionistico o semiprofessionistico) la situazione non è diversa, anzi diviene ancora più evidente che c’è bisogno della massa per rispondere a colpi molto veloci e carichi di rotazioni. Lo indicano le personalizzazioni di molti giocatori professionisti i quali aggiungono peso per aumentare l’inerzia.

Tips and tricks: come evitare il caos del doppio pendolo nel tennis

La personalizzazione del manico secondo Richard Gasquet

Anche un minimo margine di errore in più può essere fatale, pertanto affidarsi a un moto caotico per colpire non sembra essere la migliore scelta da fare, sia che stiate giocando a Wimbledon o che cerchiate di vincere una partita di circolo con il vostro collega di lavoro.

Alcuni semplici trucchi possono permettere di limitare il numero di volte che l’ovale della racchetta  oscilli con un moto intrinsecamente imprevedibile. L’obiettivo è quello di cercare, nel momento dell’impatto, un’oscillazione a un pendolo con un asse di rotazione il più lontano possibile dal punto di impatto in modo da aumentare l’inerzia del braccio racchetta.

1. Cercare uno swing di spalla.

2. Ruotare le spalle fino all’impatto.

3. Cercare di limitare, nella presa, l’uso delle dita indice e medio, e cercare, maggiormente, una presa di anulare e mignolo. Questo, da intendere come esercizio, evita di innescare un movimento di chiusura anticipato dell’avambraccio ed agevola la traslazione del manico in avanti in direzione dell’impatto; questo accade perché l’azione di forza della mano è limitata da un’impugnatura più lasca nella parte anteriore.

4. Cercate di mirare con il tappo della racchetta. L’intento dovrà essere quello di cercare di indirizzare la pallina non con la testa della racchetta ma prendendo come riferimento il manico nella sua parte finale.

Questi accorgimenti evitano l’innesco anticipato del doppio moto pendolare, infatti l’oscillazione rimarrà per più tempo un movimento di braccio-racchetta nel suo insieme e non una successione di avambraccio e poi racchetta. La riduzione degli errori è strettamente correlata a un gesto che è per natura fisica lineare e prevedibile, al contrario di un gesto la cui l’oscillazione è soggetta a macroscopici cambiamenti, con la conseguenza diretta di rendere molto più difficoltoso trovare il timinig giusto sulla palla.

I risultati nel cercare di utilizzare l’oscillazione a un pendolo possono essere riscontrati a tutti i livelli agonistici. Consentono pertanto l'innalzamento del livello di gioco di tutti i giocatori, spostando verso l’alto il livello di competitività.

Dal punto di vista matematico è difficile dire di quanto venga ridotto il margine di errore. Ritengo che sia abbastanza consistente, ma anche se fosse di un valore al di sotto dell’unità percentuale, non sarebbe assolutamente da trascurare. Sbagliare anche 0,5% di colpi in meno nell’arco di una carriera potrebbe aprire prospettive inaspettate a un giocatore. Sarebbero 2 errori in meno ogni 100 colpi, magari in una situazione decisiva, in un momento di svolta di una partita, senza considerare le eventuali ripercussioni psicologiche di un errore o due in una situazione cruciale.

Riguardo all'impugnatura di Richard Gaquet nella foto sarebbe opportuno chiedere al giocatore i motivi per cui ingrossa il tappo o pomello della fine della racchetta, ma è possibile prendere in considerazione il fatto che tale modifica possa prevenire la doppia oscillazione del braccio e della racchetta, cambiando il modo stringere l'attrezzo. Potrebbero però anche esserci altre motivazioni personali del giocatore: come quella di consentire una presa più spostata verso la fine del manico aumentando la lunghezza del braccio-racchetta e conseguentemente la sua inerzia all'impatto, sfruttando il quadrato della distanza dall'asse di rotazione dello swing. Rimane possibile, inoltre,  che i due aspetti coesistano, o che ce ne siano altri connaturati alla morfologia di Richard Gasquet.

Il rovescio di Federer, Lendl e Edberg: equilibrio, catena cinetica e rotazione delle spalle


Nessuna rotazione? Fermi con il busto? Se sono le prime volte che giocate a Tennis un uso esclusivo del braccio può andar bene, ma a livelli agonistici non è un gesto che possa definirsi competitivo, è opportuno imparare a gestire uno swing più complesso.

Dopo i primi palleggi per prendere dimestichezza con il campo e la propria coordinazione occhio mano è necessario dedicarsi senza indugio a un gesto più articolato che prevedere la gestione di più parti del corpo.

Il breve filmato è tagliato all'altezza del busto, ma occorre tenere presente che l'energia di rotazione parte dalla spinta di gambe.

In particolar modo prenderemo in esame la rotazione delle spalle perché questo è un nodo cruciale dello swing, dove si può incorrere in fraintendimenti o incongruenze esecutive.

La rotazione delle spalle è necessaria in tutti i colpi fondamentali: dritto, rovescio e servizio. In questo caso prenderemo in esame il rovescio di Roger Federer, ma la dinamica principale si adatta anche agli altri colpi, compreso il rovescio a due mani.

L'elemento fondamenta è che per non interrompere la successione del trasferimento dell'energia cinetica al braccio quest'ultimo non deve anticipare la rotazione delle spalle. Deve rimanere "indietro" guidato dalle spalle nell'avanzamento.

Infatti se il braccio accelerasse muscolarmente anticipando le spalle la forza applicata al movimento del braccio racchetta dovrà, anche, in parte, essere utilizzata per far ruotare le spalle che sono rimaste ferme, o si muovono troppo lentamente. Questa condizione innesca un blocco di quella che viene chiamata "catena cinetica", perché il braccio anticipando la successione del trasferimento dell'energia, creerebbe una sorta di "catena cinetica inversa" che torna verso il busto in contrasto con quella che ha la sua origine dalla gambe e segue la successione gambe, tronco, braccio.

Una delle principali cause della perdita di equilibrio durante il colpo è proprio dovuta a questo aspetto. Infatti l'accelerazione di un braccio racchetta che non prende energia dal tronco, tenderà a trascinare il giocatore fuori equilibrio, in quanto l'energia che torna indietro dal braccio verso il corpo avrà come conseguenza quella di minare la solidità dei punti di appoggio (gambe e piedi).

Con la corretta gestione della catena cinetica, invece, nel momento in cui le rotazioni tendono a fermarsi non ci saranno forze disequilibranti da contrastare, perché l'energia sarà profusa nell'accelerazione del braccio racchetta.

Come si può vedere dal filmato Roger Federer è veramente un maestro in questo. In un primo momento si gira con il busto fino a rivolgersi verso gli spettatori sul fondo del campo. Il petto è quasi completamente rivolto verso di loro. Questo gli consente di avere molti gradi di rotazione del busto che gli permettono di avere un arco ampio per condurre il braccio all'impatto guidato dal tronco.
Ivan Lendl e Stefan Edberg


Quando la velocità di rotazione diminuisce e tende a fermarsi il braccio mantiene o prende (comunque si voglia dire in un linguaggio non tecnico) la velocità del busto. Come un oggetto o una persona che continua ad avanzare all'interno di un'auto durante la frenata. Il braccio racchetta è carico di energia cinetica che proviene dalla rotazione del giocatore, il quale a fine colpo si ritrova con le spalle che danno sugli stessi spettatori che prima potevano leggere la scritta sul davanti della sua maglietta.

La completezza, la fluidità e l'unità di questa esecuzione permettono al giocatore di avere un finale in cui è già pronto per la preparazione del colpo successivo.

In conclusione è opportuno iniziare il prima possibile a imparare a gestire questo tipo di dinamica esecutiva, perché ciò che si impara da ragazzi e da bambini possiede margini di miglioramento molto più ampi nel futuro.

In tutti i giocatori di alto livello questa rotazione è evidente, perché è una condizione necessaria per raggiungere determinati picchi di rendimento.

Oscillazioni

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Il modo di ragionare è semplice lo devo a Charles Darwin e Wallace. Quando il naturalista inglese si imbatté nell'orchidea cometa si chi...