Spalle attive o passive, manuali federali e vecchi suggerimenti

Il braccio di Roger rimane all'altezza della gamba destra,
non la supera se non dopo che il corpo si è girato. Le spalle guidano.

In un confronto, per altro breve come sempre di più accade nelle superficiali società moderne, ebbi modo di evidenziare alcune mie perplessità a un maestro di tennis che lavora per una nota accademia di cui per ovvi motivi non farò il nome.

L’oggetto della discussione era la rotazione delle spalle. Quando fu detto che la rotazione delle spalle seguiva l’accelerazione del braccio in fase di esecuzione del colpo (non di preparazione o apertura) feci presenti i miei dubbi.

Anche lasciando da parte l’aspetto delle leve vantaggiose che abbiamo analizzato in altri articoli, non riuscivo e non riesco a comprendere quale sia l’utilità di una rotazione delle spalle che segue l’avanzamento del braccio racchetta. Si tratterebbe di un movimento passivo che viene svolto solo per agevolare l'accelerazione del braccio e aumentare il raggio di esecuzione, ammesso che ne rimanga il tempo. Il movimento sarebbe più muscolare e non beneficerebbe a mio giudizio di una velocità aggiuntiva, che, anche se fosse minima, permetterebbe di avere qualche chilometro in più al momento dell’impatto. Sempre meglio partire con qualcosa in più piuttosto che in meno, o da zero.

In una successiva chiacchierata con un lanciatore del disco ci trovammo d’accordo che nel caso di un lancio in cui il braccio domina il movimento rispetto alle spalle ci troveremmo in una situazione in cui una parte dell’energia cinetica viene scaricata verso il corpo stesso. Come se fosse il braccio a lanciare il corpo con la conseguenza concreta di una riduzione delle prestazioni e di una perdita dell'equilibrio non trascurabile anche nel tennis.

Leggendo attentamente i testi della Federazione Italiana Tennis in cui si entra nel merito della catena cinetica di esecuzione del colpo, le perplessità non possono che rimanere tali, se non divenire certezze. Infatti se la catena cinetica parte dal basso, come scritto nei manuali, (gambe, anche, spalle) per profondere energia nel braccio racchetta, un anticipo di quest’ultimo che fa seguire la rotazione delle spalle, sarebbe un movimento che contrasta quello precedente interrompendo la catena.

Diversa è la situazione in cui le spalle ruotano attivamente trasferendo velocità al braccio verso l’esterno, come nei lanci. L’accelerazione muscolare del braccio può sempre avvenire dopo, partendo da una condizione migliore con la catena cinetica che trova il suo naturale svolgimento verso l’esterno e non verso l’interno quando la priorità dell'accelerazione parte dal braccio e rischia di scaricarsi sulle spalle.

Se un movimento sincrono può essere accettabile una rotazione passiva delle spalle ritengo che precluda l’esecuzione di colpi efficienti.

Nelle fasi di allenamento è quindi opportuno, a mio giudizio, porre attenzione a questo aspetto. Dopo che il braccio racchetta acquisisce velocità in discesa e deve risalire c’è ancora la possibilità di evitare un’azione muscolare evidente. In questa fase la rotazione del corpo, partendo dalle gambe per salire alle anche e alle spalle, permette di mantenere la velocità del braccio racchetta e in alcuni casi di incrementarla. Infatti come tutti i movimenti del nostro corpo può essere graduale: se il movimento avrà la stessa velocità di quella che il braccio racchetta ha già acquisito avremo un movimento sincrono, se è maggiore le spalle tenderanno a “trascinare” con sé il braccio facendogli guadagnare preziosi chilometri orari da sfruttare all'impatto. La catena cinetica non viene interrotta da forze contrastanti.

C’è da considerare anche un aspetto geometrico. Un'accelerazione repentina e muscolare del braccio tenderà a ridurre il raggio dell’esecuzione, perché questo si chiude su se stesso troppo presto con la conseguenza di un aumento dei margini di errore.

La rotazione in avanti delle spalle permette di avere un arco di esecuzione più ampio; il braccio racchetta può avanzare maggiormente. Questo accorgimento si sposa perfettamente con i suggerimenti dei “vecchi” maestri, i quali consigliavano di accompagnare la palla il più possibile ed evitare di strappare il movimento.

In realtà non vi è un “accompagnamento” nel senso vero del termine, perché la pallina  rimane sul piatto corde pochi millisecondi, ma l’esecuzione è più fluida, morbida e i margini di errore si riducono notevolmente.

Questi accorgimenti sono validi sia per il dritto che per il rovescio a due mani. Nel servizio queste dinamiche sono simili ma meritano un approfondimento data la natura particolare del colpo.

Se osserviamo la sequenza delle quattro immagini che ritraggono Roger Federer risulterà tutto molto chiaro. Come si vede dalle prime due immagini il braccio del giocatore svizzero non avanza rispetto all'asse delle anche e delle spalle. Rimane all'altezza della gamba destra. Il corpo invece ruota verso la rete. Il braccio non è da considerare attivo rispetto alle spalle e rimane nella stessa posizione relativa, fino a che il giocatore non si è completamente girato verso la rete, poi avanza con azione di spalla. Infatti al momento dell’impatto è più in là rispetto alla gamba destra. Per semplificare non è il braccio che trascina le spalle, ma sono le spalle che “lanciano” il braccio.

Anche testa della racchetta rimane indietro con il polso che si estende totalmente, ma anche questo fino all'impatto rimane nella stessa posizione, il polso non si muove, l’avambraccio non ruota se non dopo o nei momenti immediati dell’impatto. L’energia, quindi, si trasferisce in successione dal corpo al braccio alla racchetta con fluidità. L’intento è comunque quello di mantenere un asse di rotazione il più possibile lontano dal punto di impatto in modo da sfruttare tutta l’inerzia del braccio racchetta conferita da un raggio maggiore.

C'è da notare che la rotazione complessiva della spalle del giocatore svizzero è quasi di 180 gradi. All'inizio vediamo il petto e sul finale del colpo espone alla telecamera la schiena, quasi totalmente.

Un esercizio che penso possa essere utile è quello di concentrarsi sulla spalla del braccio non dominante (quella che non impugna la racchetta) durante l’esecuzione del dritto e del servizio e utilizzarla, con il braccio che tende a chiudersi diminuendo l’inerzia, in modo attivo come per tirare qualcosa verso di noi. Questo agevolerà la rotazione.

Ovviamente ogni atleta dovrà essere orientato, all'interno di un'intelaiatura generale, a trovare la propria comodità di gesto e gradualità di movimento che più gli si confà.

Tennis e simpatia per il diavolo: come accelerare nel caos e colpire con ordine (dritto, rovescio, servizio)

Le oscillazioni caotiche del doppio pendolo

Avendo tolto dio dalla mia vita il diavolo l’ha dovuto seguire di conseguenza. Si è presentata quindi l’occasione di eliminarlo anche dall'immaginario dello sport del tennis.

Questo sport, per le sue difficoltà, è stato spesso associato alla figura del maligno. Una minima distrazione, un tempo d’esecuzione leggermente sbagliato, e un singolo errore può divenire una lunga serie di errori. Una catastrofe. E’ uno sport sensibile a minimi cambiamenti i quali possono generare enormi conseguenze, ma accettare una realtà non significa averla compresa a fondo. Dovremmo chiederci perché questo accade e avendo eliminato la spiegazione esoterica, quella del diavolo, dovremmo indagarne una più esaustiva e meglio comprensibile. Ma un’ultima metafora letteraria può essere utile: infatti se dovessimo associare qualcosa al diavolo una delle caratteristiche sarebbe quella del massimo disordine, del caos, del mondo lasciato a se stesso, dell’assenza di controllo sugli eventi. O no? Meglio non esserne travolti, e, se fosse possibile, sarebbe utile cercare di sfruttarlo a proprio favore. Non controllarlo, non si può controllare il massimo disordine, ma sfruttarlo nelle sue caratteristiche. 

E’ un buon punto di partenza per passare al tennis.

Il moto del doppio pendolo.

Composto da due pendoli, uniti da uno snodo, che si trasferiscono l’energia. Braccio e avambraccio nel nostro caso. Il punto di rotazione può essere il polso o l’avambraccio che con la sua rotazione (pronazione o supinazione) creano un asse di rotazione all'altezza della mano che impugna la racchetta. C'è un piccolo problema il doppio pendolo è un moto tendenzialmente caotico ad alte velocità. Il triplo pendolo è anche peggio. Significa che è altamente sensibile alle condizioni iniziali e soggetto a macroscopici cambiamenti anche per piccole modifiche della lunghezza dei pendoli, velocità, altezza dell’oscillazione, distribuzione dei pesi e massa complessiva. Un caos, appunto.

Il moto del pendolo singolo.

Questo è un oggetto singolo che oscilla su un asse di rotazione a cui è fissato. Si tratta di un moto lineare. Ad ogni cambiamento della lunghezza del pendolo, della sua velocità della sua massa o della distribuzione di questa, corrisponde un mutamento prevedibile, calcolabile e "proporzionale". Talmente preciso che può essere usato per scandire il tempo nell'orologio.

Il pendolo singolo di Djokovic


Quando giochiamo il rilascio anticipato dell’avambraccio innesca un doppio moto pendolare: avambraccio e racchetta. Se lo fate attivamente, se colpite in questo modo la pallina siete nel caos, navigate nel disordine. E' sufficiente un minimo cambiamento iniziale che l’oscillazione del vostro braccio-racchetta è sempre diversa in modo macroscopico.

Perdete il timing? Andate fuori giri? Non date più la colpa al diavolo, è sufficiente una distanza diversa dalla palla con il braccio che si accorcia perché più flesso, o più disteso, per avere un grande cambiamento nell'oscillazione. Partite da altezze diverse, con conseguente ampiezza mutata dell’oscillazione? Avrete lo stesso macroscopico risultato. L’avversario cambia ritmo e avete delle incertezze, alcune esitazioni nella fase di back-swing? Se la vostra fase di collisione è a doppio moto pendolare avrete le stesse conseguenze: poca prevedibilità, effetti farfalla, cambiamenti macroscopici innescati da piccole modifiche. Tutto questo si traduce in errori, molti errori, troppi errori. Per fare un lavoro di precisione e costanza di rendimento non è il massimo. Significa andare a cercare il diavolo per chi ci crede ancora. Anche se la testa della racchetta prendesse, forse, più velocità i margini di errore sarebbero troppo alti. Una velocità un po’ più bassa può essere benissimo compensata da un’inerzia maggiore dovuta al raggio più lungo del pendolo singolo.


Il pendolo singolo di Nadal


Con l’asse di rotazione spalla l’intero braccio e la racchetta rappresentano un unico pendolo che va all'impatto. Ma il diavolo può essere sfruttato se togliamo la animistica personalità agli eventi e li consideriamo per ciò che sono: movimenti con le loro caratteristiche.

Un moto caotico che sia a doppio, triplo, o quadruplo pendolo può essere sfruttato nella fase iniziale quella di accelerazione. Dall'ovalizzazione, in discesa, racchetta, avambraccio e braccio possono passare l'energia l’un l’altro senza la necessità di eccessiva precisione. Serve velocità pura, accelerazione grezza. Può essere fatta nel caos.

Ma i segmenti devono unirsi in unico pendolo nell'area di impatto. Fermo l’avambraccio nella zona di contatto, nessuna tentazione di impartire la rotazione alla palla usando l'avambraccio. Un unico pendolo con perno spalla, un moto prevedibile, lineare, su cui fare affidamento.

Accelerate nel caos e colpite con ordine.


Il pendolo singolo di Roger Federer


Se commette troppi errori, non siete costanti, siete poco precisi, il colpo è debole, vi danno fastidio i cambi di ritmo, andate fuori giri, perdete controllo, non date la colpa al diavolo in fondo la sua figura mitologia infonde simpatia: è solo un tentativo ingenuo di fornire spiegazioni.

La realtà è che con molta probabilità state solo accelerando con ordine e colpendo nel caos di un doppio moto pendolare.




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