Il rovescio di Bjorn Borg. La leva delle spalle e l’accelerazione in progressione dei segmenti corti

Bjorn Borg, gira le spalle in preparazione.
Arti raccolti racchetta alta.
Il rovescio a due mani di Bjorn Borg è rimasto famoso nella storia del tennis. Cinque Wimbledon consecutivi e sei Roland Garros vinti fanno dello svedese, che si ritirò a soli ventisei anni, uno dei giocatori migliori della storia del tennis.

Le ragioni del successo dipendono da quello che si fa in campo e il gesto che si compie sul campo da tennis è colpire una pallina. È quindi ovvio che il modo con cui la si colpisce faccia la differenza tra vincere e perdere. Dovrebbero esserci di conseguenza delle ragioni che collegano la solidità agonistica dello svedese, la sua lunga striscia di vittorie e le modalità con cui eseguiva i propri colpi. Queste ragioni risaltano in modo abbastanza evidente ad un’analisi attenta. Risiedono nel fatto che, dal punto di vista tecnico, aveva sviluppato tutte quelle caratteristiche esecutive che permettono da un lato di ridurre il numero degli errori e dall’altro di mantenere una efficacia dei colpi notevole, in grado di mettere in difficoltà gli avversari. Il fatto che il suo sia stato considerato un tennis improntato a limitare il numero degli errori dipende più dalle racchette del tempo, di legno con ovali molto piccoli, piuttosto che dalla tecnica esecutiva dello svedese, la quale è da considerare all’avanguardia. Se ne deduce che quella che viene considerata la tecnica moderna esisteva anche prima che si iniziasse e definirla con questo aggettivo.

Prenderemo in esame il suo rovescio a due mani. Ritengo che queste due fotografie possano essere sufficienti per esaminare tre aspetti essenziali dell’esecuzione: l’azione delle spalle, l’accelerazione che  inizia con segmenti piccoli e leggeri, l’impatto con l’intero braccio e un raggio molto lungo.

Nella prima immagine Borg ha già aperto. Ha portato indietro le braccia e la racchetta, la quale rimane alta per accelerare in discesa grazie all'aiuto della forza di gravità. Lo svedese ha anche girato le spalle e molto, perché la schiena è quasi rivolta verso la rete, lo si vede dalla spalla destra completamente girata. Quest’azione consentirà nella fase successiva di ruotare le spalle di nuovo in avanti permettendo di conferire velocità al sistema racchetta-braccio che nel frattempo si è allungato, possiede un’inerzia maggiore e deve risalire. Più vengono girate le spalle in fase iniziale di apertura e maggiore sarà la “spinta accessoria” nella fase successiva.

L'impatto con un'azione unica dei bracci. che si distendono
alla ricerca di un pendolo singolo
Le braccia nel frattempo hanno accelerato iniziando dalla racchetta e tutti i segmenti si sono uniti in un unico pendolo: racchetta, avambraccio, braccio. Il polso della mano sinistra ha preso la posizione a 90 gradi che conserverà fino all’impatto.

Questo consente al tennista di avere molti vantaggi. L’arco più ampio di esecuzione con il raggio lungo ed il polo di rotazione all’altezza delle spalle consente di ridurre i margini di errore all’impatto rispetto a un arco più piccolo con il polo nelle vicinanze dell’avambraccio. Borg va all’impatto con il massimo raggio e quindi anche con maggiore massa e cerca di far acquisire la maggiore velocità possibile al proprio braccio racchetta, sfruttando tutte le realtà fisiche disponibili: forza di gravità, l’inerzia minore dei segmenti più brevi e infine la leva vantaggiosa della rotazione delle spalle.

Si tratta di un’esecuzione tecnicamente ineccepibile che non ha nulla di diverso dai colpi che vengono considerati moderni. Un’esecuzione di questo tipo permette anche un accompagnamento maggiore del colpo; un follow through che consente di oltrepassare idealmente il punto di impatto con tutte le braccia e la racchetta.

Se limitiamo l’osservazione al braccio dominante, in questo caso il  sinistro, la tecnica rispecchia quella di un dritto mancino in cui tutte le fasi sono eseguite in modo accurato dallo svedese. Le gambe forniscono estrema solidità e non permettono alle forze in gioco nella parte alta del corpo di far perdere l’equilibrio all’atleta che cerca di dare massima linearità al proprio colpo. La rotazione alla palla non viene conferita dalla rotazione degli avambracci ma dall’intero movimento delle braccia e dal loro angolo di incidenza con il terreno di gioco. Più il movimento sarà verso l’alto e maggiore sarà la rotazione impressa alla palla grazie anche alla maggiore massa in gioco, al raggio più lungo, oltre che alla velocità.

Questo colpo è stato fondamentale per il dominio di Bjorn Borg tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80. Si tratta di un colpo moderno la cui dinamica permette, a chi la padroneggia, come accade anche oggi (Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic), di avere vantaggi molteplici in fatto di riduzione degli errori ed efficacia.

Non è semplice acquisire l’automatismo di questo tipo di colpo ma ricercarlo dovrà essere l’intento consapevole di ogni allenamento, perché, anche se non escludo che lo si possa imparare semplicemente provando, quasi casualmente, è meglio ottimizzare il tempo a propria disposizione. Se qualche cosa è già stata scoperta perché ignorarla per poi riscoprirla da capo?

Gli avambracci ruotano ma la palla è già fuori dall'obiettivo
Inoltre un allenamento ed un’acquisizione consapevole del gesto rimarrà indelebile tra le nostre abilità tennistiche. Sarà pertanto più semplice riprendere a giocare anche dopo un periodo di inattività. In caso contrario rischieremmo di perdere tempo a cercare di ritrovare un colpo che non è mai stato nostro, perché non lo abbiamo mai compreso fino in fondo.

P.S. Come si può notare dall'ultima foto inserita (anche se non riguarda lo stesso colpo delle precedente immagini) la rotazione degli avambracci avviene solo sul finale del colpo, quando la palla è già stata colpita, in quanto le braccia non possono più avanzare come un unico elemento e sono costrette a chiudersi su loro stesse usando le naturali articolazioni.

Oscillazioni

Jannik Sinner il predestinato di Darwin e Wallace

Il modo di ragionare è semplice lo devo a Charles Darwin e Wallace. Quando il naturalista inglese si imbatté nell'orchidea cometa si chi...