Il servizio nel tennis e il lancio del giavellotto: dinamiche, rotazioni e angolo di lancio

Giavellotto. Spalla sopra spalla.
Abbiamo già scritto del servizio in un post precedente, nel quale è stato evidenziato un aspetto geometrico fondamentale, ovvero la pochissima luce disponibile per poter schiacciare la palla. Partendo da questo aspetto una considerazione che possiamo proporre è che, anche nel caso del servizio, dobbiamo necessariamente avere una traiettoria che tenda a scavalcare la rete affinché si abbiano margini di errore più ridotti.

Un numero di errori ridotto però non è sufficiente per essere competitivi, perché è necessario avere anche una buona velocità di palla. Così come abbiamo visto per i fondamentali di dritto e rovescio per avere una buona accelerazione del sistema braccio racchetta è opportuno innescare una concatenazione di movimenti che dal punto di vista fisico e meccanico permettano l’accelerazione in decontrazione del braccio.

Ci viene in soccorso nuovamente l’atletica leggera, sempre settore lanci, in questo caso il lancio del giavellotto, poiché lo scopo è quello di far acquisire la massima velocità possibile al braccio al momento dell’impatto sopra l’asse delle spalle. Mentre nei colpi fondamentali la similitudine si poteva riscontrare nel lancio del disco, perché si trattava di velocizzare un’azione al di sotto della linea delle spalle, nel servizio l’analogia migliore è quella che si può fare con il lancio del giavellotto, infatti si tratta di accelerazioni al di sopra delle spalle.

Pete Sampras.
Spalla sopra spalla.
Massima tensione.
Ovviamente, anche in questo caso, ci sono delle differenze da sottolineare: il lancio del giavellotto avviene con la rincorsa, ha uno scopo diverso, pertanto l’angolo di uscita sarà molto più verso l’alto, la prima parte del caricamento avviene con il braccio disteso, mentre nel tennis si ha una flessione del gomito per permettere l’accelerazione dietro la schiena con il “mulinello”. Ci sono però anche molti aspetti comuni, che si riscontrano anche in questo caso nella parte finale dell’esecuzione, più o meno dall’appoggio del piede sinistro nel giavellotto, che corrisponde in linea di massima all’inizio del trasferimento del peso dalla gamba posteriore a quella anteriore nel tennis, o con lo slancio in alto e in avanti per chi possiede una tecnica più agonistica che consente di guadagnare preziosi centimetri in altezza e all’interno del campo nel tennis.

Gli aspetti comuni riguardano lo sviluppo della catena cinetica, il ritardo del braccio lanciante, l’utilizzo delle rotazioni di anche e spalle e quindi lo sviluppo di tensioni torsionali, le quali permettono una maggiore accelerazione del sistema. La posizione frontale in direzione del lancio dopo le rotazioni è un’altra analogia. Nel tennis, nella fase finale, vi è, in più, l’utilizzo dell’ultima rotazione disponibile che quella dell’avambraccio attraverso la pronazione.

Ma entriamo nel dettaglio. Il lancio di palla è fondamentale, deve essere tale da vincolare lo sviluppo della catena cinetica. Deve obbligare il giocatore a utilizzarla. Pertanto è consigliabile eseguirlo portando il braccio che lancia all’interno del ginocchio della gamba avanzata (la sinistra per i destri, la destra per i mancini) ed effettuare un piccolo arco per cercare di lanciare la palla verso l’interno del campo (dall’esterno del campo verso l’interno). Tale movimento possiede un ulteriore vantaggio che è quello di permettere una rotazione delle spalle in fase preparatoria modo da mostrare la schiena, o parte di essa, alla rete o all’avversario se vogliamo dirla in un altro modo. Questo permetterà anche una rotazione dell’anca verso il fondocampo e lo spostamento del peso sulla gamba posteriore (la sinistra per i mancini).

Giavellotto.
Massimo momento torsionale.
Il braccio che lancia e il braccio con la racchetta raggiungono in questo modo la posizione a trofeo, il peso inizia a spostarsi leggermente in avanti favorito dal braccio lanciante che va verso la direzione del campo. Le spalle hanno una posizione di spalla sopra la spalla, con la spalla della mano lanciante sopra quella del braccio racchetta.

A questo punto inizia l’azione della catena cinetica. Il braccio racchetta cade dietro la schiena, in quanto era stato portato in alto carico di energia gravitazionale potenziale, quest’energia permette di vincere in decontrazione l’inerzia dell’attrezzo riducendo la forza di torsione necessaria per ruotarlo così si ha la prima accelerazione della racchetta che cade dietro la schiena. Ma deve risalire.

Le gambe iniziano a dare l’impulso in rotazione e verso l’alto, per favorire il movimento dell’anca, la quale anticipa ruotando la schiena e le spalle, queste ultime entrano in gioco con un’azione di “ribaltamento” spalla sopra la spalla (shoulder over shoulder), in modo che il braccio racchetta possa raggiungere la massima estensione verso l’altro nel punto d’impatto. Il braccio sinistro si piega e la spalla sinistra si abbassa (nel caso dei mancini è la destra). Le gambe raggiungono la massima estensione spingendo verso l’alto, infatti prima spingono per far ruotare le anche e solo qualche frazione di secondo dopo verso l’alto pienamente, solo quando le anche sono ormai come scivolate verso il campo.

John Mcenroe. Schiena verso la rete.
Lancio verso il campo. Braccio parallelo alla riga.
In questo momento il braccio destro con la racchetta (nei mancini il sinistro) è ancora in ritardo rispetto all’asse delle spalle che ruota, con la massima decontrazione possibile. Il braccio racchetta è ancora piegato sul gomito mentre le spalle raggiungono la posizione delle anche, in linea il più possibile con la direzione di lancio desiderata, racchetta è ancora più arretrata rispetto al braccio.
Il tennista assume una posizione ad arco, molto simile a quella del lanciatore del giavellotto. A questo punto si distende il gomito, l’avambraccio prona e la testa della racchetta va verso l’impatto prendendo tutte le accelerazioni trasferite dalle tensioni e dalle torsioni di tutto il corpo. L’impatto sarà con direzione verso l’alto e in avanti.

Nei tennisti di alto livello questi movimenti sono talmente veloci e sincronizzati da essere un tutt’uno. L’accelerazione finale del braccio racchetta è come una liberazione istintuale, come una scarica elettrica che percorre tutto il corpo sfruttando le dinamiche delle leve vantaggiose, la forza di gravità e l’organicità del proprio corpo con il fine di raggiungere la massima velocità nel punto d’impatto, con il braccio completamente disteso.

Lancio. Spalle. Torsioni. Massimo inarcamento
Qui nel lancio del giavellotto punto di rilascio avrà un angolo più alto in quanto l’obiettivo sarà quello di lanciare l’attrezzo il più lontano possibile. Nel tennis c’è la necessità di mandare la palla, con una velocità consistente, all’interno del box di battuta, quindi il punto d’impatto dovrà avere un angolo più basso, più diretto verso il suolo, ma questo non deve trarci in inganno, perché non si tratterà mai di una schiacciata. Anzi dobbiamo evitare, all’ultimo, di andare in trazione muscolare con la spalla con l’intento di schiacciare verso il basso. Questo credo sia un suggerimento utile anche per evitare eventuali infortuni alla cuffia dei rotatori.

Non c’è margine di tolleranza sufficiente per schiacciare in libertà; lo spazio visibile del punto di impatto prima della riga che delimita il box di battuta è troppo esiguo. Credo sia da ritenere limitato anche per giocatori come Reilly Opelka o Ivo Karlovic, che sono alti più di 2 metri ed hanno ovviamente un grande vantaggio da questo punto di vista.
Serena Williams. Impatto.

Quindi la direzione del colpo sarà sempre un po’ verso l’alto. Ma non dobbiamo limitare la nostra azione gestuale. Anzi dobbiamo cercare di trovare la massima accelerazione in comodità, sfruttando tutto ciò che è a nostra disposizione, liberando il braccio racchetta verso l’alto. È molto probabile che a questo punto i primi servizi siano lunghi, anche di molto. Qui non dobbiamo limitare la nostra azione rallentando, oppure essere tentati di schiacciare spezzando il polso per chiudere la traiettoria.
Credo sia opportuno tentare di trovare l’angolo giusto con dei micro aggiustamenti dell’impugnatura: da una continental verso una eastern di rovescio (per chiudere) o leggermente verso una easter di dritto per aprire il piatto corde. Oppure, meglio, cercare di agire con l’inclinazione dell’intero corpo verso avanti, cadendo verso il campo, come se fossimo calamitati verso l’interno.

Giavellotto. Angolo di rilascio.
Spezzare il polso con uno snap, come nel basket, è deleterio, ridurrebbe il raggio della circonferenza del colpo, con la conseguenza che ogni piccolo cambiamento di grado (posizione) al momento dell’impatto comporterebbe un cambiamento consistente nella traiettoria. Troppo rischioso. Troppa poca consistenza. Pochi margini. L’ideale è avere un raggio lungo che parte dalla spalla, meglio se dall’asse centrale del corpo e per mezzo dell’inclinazione gestire con più accuratezza e precisione l’angolo del colpo e la direzione.

Il vantaggio di un raggio massimo si riscontra anche nella gestione della precisione e nella riduzione degli errori non solo nell’avere una maggiore massa all’impatto che sfrutta il quadrato della distanza del momento d’inerzia.

È anche opportuno aggiungere che con una gestualità così complessa i margini di personalizzazione dell’esecuzione sono abbastanza ampi anche se dovranno rimanere all’interno delle dinamiche più efficienti dal punto di vista fisico e meccanico.

Massimo raggio, massima massa, massima velocità.
Buon tennis a tutti.

La catena cinetica del lancio del disco per la massima accelerazione del sistema braccio racchetta

Giulio Anesa. Lancio del disco.
Nell’attività di tennis svolta non di rado mi è capitato di trovarmi di fronte al problema dell’accelerazione del braccio racchetta. In relazione a questo aspetto i suggerimenti che mi venivano dati e che erano dati anche ad altri giocatori non riuscivano a raggiungere lo scopo prefissato. Si trattava spesso di un’accelerazione muscolare del sistema braccio racchetta; opzione che ritengo abbia dei limiti evidenti e precisi se non accompagnata dal supporto fisico e tecnico di tutta la struttura dell’atleta. È indubbio che se l’obiettivo è quello di migliorarsi, o addirittura cercare di raggiungere i massimi livelli di gioco espressi dal tennis professionistico, è opportuno cambiare il punto di vista da cui osserviamo il problema.

Abbiamo infatti da tenere presenti due necessità: quella di sviluppare la massima velocità possibile della testa della racchetta al momento dell’impatto e quella di mantenere il gesto più efficiente possibile al fine di avere la massima longevità di gioco durante la partita, nell’arco del torneo, e nell’arco della propria carriera, anche se si tratta di un’attività amatoriale.
La preparazione di Nadal.
Schiena verso la rete.

Per raggiungere questi obiettivi non può che venirci in soccorso la regina degli sport: l’atletica leggera, in particolare il settore lanci. Lancio del disco per i fondamentali.
Anche se nel tennis non si ha un vero e proprio lancio, bensì una collisione, uno dei fattori utili in una collisione, la velocità, è lo stesso obiettivo che si propone di raggiungere un lanciatore al fine di far compiere all’oggetto lanciato un maggior numero di metri.

Rafael Nadal. Dritto.
Nel caso dei due fondamentali del tennis (dritto e rovescio sia ad una che a due mani) alcuni aspetti della dinamica del lancio del disco ci vengono in soccorso per fornirci un metodo di accelerazione di tutto il sistema tennista, del sistema braccio racchetta e quindi in ultima analisi della testa della racchetta, ovvero il luogo dove avviene l’impatto.

La visione globale del sistema tennista in ottica di lanciatore permette di analizzare appieno la catena cinetica che permette lo sviluppo della velocità. All’inizio ci sono naturalmente delle differenze, perché la catena cinetica del tennista ha inizio con la discesa del braccio racchetta verso il basso in modo da vincere subito l’inerzia del sistema rendendo minore la forza di torsione (torque) necessaria per iniziare le accelerazioni. Il lanciatore del disco parte con una serie di oscillazioni e compie delle rotazioni complete su se stesso che non ci sono nel gioco del tennis.

Quando il braccio racchetta dovrà tornare a salire, però, compiendo un movimento pendolare, il rallentamento fisiologico dovrà essere vinto cercando di mantenere la decontrazione del sistema spalla, braccio, racchetta. Proprio in questa fase la dinamica del lancio del disco è di grandissimo aiuto, perché permette di utilizzare le forze torsionali e di rotazione per raggiungere lo scopo prefissato, che può essere quello di raggiungere una velocità maggiore oppure mantenere quella già acquisita dal braccio racchetta nel caso di un palleggio morbido.

La preparazione di Lendl.
La schiena è rivolta verso la rete.
Nella fase di preparazione del colpo oltre ad aver portato la racchetta in alto c’è stata una rotazione delle spalle, la quale ha posto il giocatore con la linea delle spalle perpendicolare alla rete sia nel dritto che nel rovescio. Nei giocatori di alto livello tale rotazione preliminare delle spalle è talmente evidente che parte della schiena si rivolge verso la rete ed il petto verso il fondocampo.

Nella fase di risalita e avanzamento del braccio racchetta questa posizione sarà fondamentale. Qui l’azione di tutto il corpo come nel lancio del disco dovrà fornire quelle dinamiche che partono dal basso e permettono l’accelerazione del braccio racchetta fino al rilascio, o nel caso del tennis al colpo sulla palla.

L’azione parte dai piedi. Il piede posteriore spinge in avanti e leggermente a destra o a sinistra nel caso del rovescio (nel mancino si ha la situazione opposta in relazione ai colpi) il piede davanti spinge più in avanzamento, sia in posizione affiancata che open, o semi open. Lo scopo dell’energia profusa dai piedi polpacci, gambe, glutei è quella di far iniziare la rotazione dell’anca che anticipa i movimenti del tronco, creando una torsione. In questa fase l’anca anticipa il movimento delle spalle e anche quello del braccio, il quale rimane arretrato. Qui si ha il massimo angolo di torsione di tutto il sistema tennista. Il peso del corpo, grazie a questa rotazione già tende a spostarsi verso avanti, limitando i casi di arretramento nel momento della collisione. Il giocatore tende a salire sulla punta dei piedi.

L’energia poi, come in una spirale passa ai dorsali e agli addominali fino alle spalle, le quali iniziano a ruotare per raggiungere la posizione delle anche, il braccio racchetta che in questa fase si è allungato il più possibile, per avere il massimo raggio disponibile e la massima massa all’impatto, rimane ancora arretrato, perché aumenta l’inerzia del sistema nella parte del braccio racchetta. Nel caso del lancio del disco l’arretramento del braccio che impugna l’attrezzo è veramente massimale, come si può vedere dalle fotografie, nel tennis è minore e soprattutto si estrinseca nell’arretramento della testa della racchetta e dell’attrezzo stesso che è un’estensione del braccio.

Momento del rilascio nel lancio del disco
Sono diversi anche gli scopi ultimi delle due attività sportive: nel lancio del disco si cerca la massima esplosività, mentre nel gioco del tennis esiste sempre un’attenzione al controllo. Vi è quindi un’attenzione alla gestione delle forze in gioco.

Il braccio non dominante, invece, che nella prima fase era allungato anche lui, per dare riferimento ed equilibrio, si piega sul gomito per diminuire l’inerzia e aumentare la velocità della parte sinistra in modo da favorire il riallineamento delle spalle con le anche.

A questo punto con il blocco delle forze rotazionali il braccio racchetta è pronto ad andare all’impatto sfruttando il trasferimento di tutte le energie accumulate nel sistema. Il ruolo del braccio non dominante è quello di bloccare l’extra rotazione per favorire appunto questo passaggio. Ciò avviene in modo evidente sia nel dritto che nel rovescio a una mano. In questa fase tutti i momenti lineari ed angolari si trasferiscono sul braccio racchetta, come se una scarica elettrica avesse percorso l’intero corpo sino all’ultima sua estensione (mano e racchetta). L’impatto avviene quando spalle e anche sono allineate e parallele alla rete, condizione che garantisce anche la migliore visuale possibile del campo e del punto di collisione. È opportuno in questa fase, a mio giudizio, cercare di evitare il rilascio anticipato della racchetta sull’asse di rotazione dell’avambraccio perché si rischierebbe di colpire nel momento in cui il braccio già tende a chiudersi su se stesso perché non può andare più in avanti e in alto con un asse di rotazione il più vicino possibile alla spalla.

Biomeccanica, big data, scienza e comodità del gesto nel tennis moderno

Lo step back di Curry
Il servizio di Danil Medvedev è stato messo a punto presso un’Università francese, dove al giocatore russo sono stati posizionati sul corpo circa 40 sensori per cercare di stabilire quale fosse il gesto più efficiente per il suo servizio e come potesse essere migliorato.
Siamo nell'era della biomeccanica, che è lo studio della meccanica di funzionamento del corpo umano. Ovviamente questa è in relazione al tipo di gesto e all'obiettivo che ci si propone di raggiungere con il gesto stesso, nel caso del tennis lo scopo è quello di riuscire a colpire una pallina, per mezzo di un’attrezzatura nonché riuscire a imprimere a questa pallina la velocità, la direzione e le rotazioni desiderate, cercando allo stesso tempo di compiere il numero minimo di errori.

È ovvio che tale obiettivo per essere raggiunto debba prendere in considerazione alcuni degli aspetti scientifici relativi alla fisica e alla scienza consolidata. Non possono esistere macchine artificiali o biologiche, meccaniche progettate o che si sono evolute, che prescindono dalle leggi fisiche. Possono invece esserci meccaniche o biomeccaniche più o meno efficienti in relazione a determinati principi e obiettivi, ovvero che gestiscono il lavoro da compiere con maggiore o minore sforzo perché non riescono, oppure riescono meglio, ad utilizzare alcuni aspetti della realtà che ci circonda.

In questo blog abbiamo analizzato alcune situazioni e abbiamo visto come si può sfruttare, per esempio, l’energia gravitazionale potenziale e convertirla in energia cinetica con la finalità di avere un’accelerazione braccio racchetta con maggiore decontrazione muscolare e tendinea. Abbiamo visto come sfruttare l’ampiezza del movimento, condizione che permette lo sfruttamento del quadrato della distanza dal punto di rotazione al fine di avere una maggiore inerzia all'impatto.
Tennis e big data
Abbiamo anche evidenziato come nel momento in cui il braccio racchetta deve risalire e andare in avanzamento, dopo la discesa, la rotazione di anche e spalle, come una coppia di forze di una leva vantaggiosa permette il mantenimento della velocità del braccio racchetta limitando anche in questo caso il lavoro e il sovraccarico della struttura muscolare-tendinea.

Ora è altrettanto evidente, credo, che il colpo perfetto, lo swing ideale, l’oscillazione migliore, esiste solo sulla carta, perché conformazioni e morfologie particolari possono influire sul raggiungimento di quello che è ritenuto lo swing di riferimento in quanto ad efficienza ed efficacia. Molto spesso, se non sempre, è necessario scendere a compromessi, sia nella vita che nello sport. Non si può ottenere tutto. Nel caso di Medveved, come riportato nell’articolo su Ubitennis, la ricerca di un movimento più ampio nel servizio aveva degli effetti negativi sul trasferimento del peso e sull'equilibrio.

La ricerca del movimento ideale va sempre messa in relazione al singolo giocatore e alle sue caratteristiche morfologiche, nonché di comodità del gesto e di gioco. Si tratta quindi di una ricerca per approssimazione: si ricerca una maggiore efficienza d’impatto relativa. Sarebbe infatti inutile avere maggiore effetto sulla palla in rotazione e velocità a discapito della regolarità; è opportuno arrivare a un compromesso. Nei giocatori senior, per esempio, l’uso delle anche, della schiena e delle spalle può essere limitato da infortuni o dall'età stessa. È pertanto evidente che questi fattori vanno tenuti in considerazione perché limitano la possibilità di eseguire il miglior gesto possibile.

Ovviamente l’approccio dovrà essere quello che permette di limare il più possibile per raggiungere l’esecuzione migliore, tenendo sempre in considerazione l’aumento dei margini di errore. Un colpo eseguito con il massimo raggio quindi ampiezza, la massima velocità e la massima massa all'impatto è sicuramente migliore in linea teorica solo se ha dei margini di errore accettabili per il singolo individuo, in caso contrario un’ampiezza più piccola, una velocità minore o una massa minore possono rappresentare una scelta ottimale per il giocatore, in relazione al gruppo di giocatori con cui si confronta.

Discostarsi troppo dal gesto ideale diventa ovviamente rischioso nelle competizioni di alto livello perché il numero ridotto, ridottissimo, magari nullo degli errori, se ottenuto a prezzo di una palla eccessivamente morbida, e quindi facilmente attaccabile dall'avversario, produrrebbe un effetto disastroso.

Da questo punto di vista possono venire in soccorso i Big Data. L’analisi di un grande numero di dati dal punto di vista statistico è una scienza che viene sempre più utilizzata in svariati campi ed anche nello sport. Sta prendendo piede anche in Italia, dal basket alla pallavolo. Perché non nel tennis?

L’analisi di un volume consistente di dati permette di scartare interpretazioni dovute a fenomeni accidentali, elementi casuali, affinché si possa avere una visione corretta dei fenomeni. Un esempio semplicissimo è quello di un giocatore di basket che ha una media di realizzazione dai tre punti del 70% e una media di realizzazione dentro la linea dei tre punti, quindi da due punti, del 100%. Su un piccolo volume di dati, mettiamo tre tiri per ulteriore semplicità, il giocatore potrebbe incorrere in tre errori e realizzare zero punti, mentre con il tiro da due realizzerebbe sempre sei punti. Ma con un volume maggiore (100 tiri) 70 canestri da tre punti sono 210 punti realizzati, mentre 100 canestri da due punti muovono lo score di 200 punti. Dieci in meno. È quindi chiaro che a un giocatore con queste percentuali lo statistico della squadra suggerirebbe di tirare da tre e di prendere lo step back per uscire dalla linea che demarca il tiro da tre. Suggerirebbe anche di non preoccuparsi quando incorre in un errore o in più errori consecutivi.

Si tratta dello stesso suggerimento che Rafael Nadal ha dato a Roger Federer durante la Laver Cup 2019 nell'incontro con Nick Kirgyos dopo avere dato un’occhiata alle statistiche apparse sugli schermi. Avendo visto che Roger aveva una percentuale positiva di punti vinti sugli scambi brevi ha suggerito allo svizzero di non preoccuparsi degli errori e di cercare il prima possibile colpi vincenti per abbreviare lo scambio.

La comodità del gesto è un altro aspetto da tenere in considerazione sempre per gli stessi motivi sopra indicati: buona efficienza, anche se non ottima, con margini di errori ridotti. Anche qui valgono le stesse considerazioni appena esposte: se con la massima comodità di gesto la palla risulta debole, fiacca, facilmente attaccabile dal nostro avversario avremo pochi vantaggi. La comodità di gesto riserva inoltre un aspetto da valutare con più attenzione: non di rado si tratta di un’abitudine di gioco che abbiamo sviluppato nel tempo e a cui ci siamo adattati, nonostante esistano movimenti più efficaci e addirittura più “comodi”, meno stressanti, dal punto di vista dell’utilizzo della struttura muscolare-tendinea. Un’abitudine posturale e gestuale potrebbe rendere difficile il cambiamento a causa di sensazioni di disagio iniziale, dovute proprio alla consolidazione di un difetto talmente radicato da indurre in inganno i nostri sensi. Il caso più macroscopico di cui sono a conoscenza tutti maestri è quello di coloro che si sono abituati ad eseguire il servizio con l’impugnatura easter di dritto. Il passaggio all'impugnatura continental può risultare molto difficoltoso, se non addirittura impossibile in alcuni casi, a causa della necessità della pronazione dell’avambraccio nella fase finale dello swing.

La ricerca dell’ottimizzazione dei colpi di un giocatore dal primo giorno in cui impugna la racchetta credo non possa che passare dall'analisi di questi tre aspetti: fisica, biomeccanica, comodità del gesto e big data analisi. Le prime analisi, i primi passi, saranno ovviamente di natura macroscopica per poi arrivare ad aggiustamenti di natura sottile (fine tuning), come i sensori che hanno aiutato Danil Medvedev.


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