La definizione di Tennis. Dal semplice al complesso


Cos'è il Tennis? La migliore definizione che mi viene in mente è: 

l'abilità di indirizzare o reindirizzare una pallina per mezzo di una collisione. 

E' tutto qui e da qui inizia un percorso verso la complessità.

Ma tornare alla semplicità di una definizione aiuta ad avere le idee chiare su quello che è il lavoro da svolgere. Il passo successivo è quello di chiedersi cosa serve per svolgere al meglio questo tipo di lavoro. Si possono scrivere su un foglio una serie di cose, così come vengono in mente, alcune saranno strettamente collegate altre meno: "correre, visione e intuizione della traiettoria" sono indubbiamente necessarie. Non possiamo colpire una pallina se non arriviamo nelle vicinanze, non possiamo avvicinarci se non vediamo bene la traiettoria o se non la vediamo affatto. Però ad essere scrupolosi queste caratteristiche non sono strettamente collegate alla definizione esposta in precedenza.

Sono condizioni necessarie in molte circostanze di gioco ma non sono sufficienti, infatti leggere la traiettoria in anticipo ed arrivare bene potrebbe risultare inutile se non si posseggono dei buoni colpi. Più il livello sale e più diviene evidente che occorre sviluppare una tecnica adatta a reindirizzare un oggetto attraverso una collisione.

Cosa serve, allora, per reindirizzare un oggetto per mezzo di una collisione? Cerchiamo di darci la risposta più semplice, la più semplice possibile.

E' necessario avere un oggetto che collide con un'inerzia maggiore di quello che vogliamo spostare.

Abbiamo una risposta semplice, la più semplice possibile al problema, ma il bello viene ora, perché esistono diversi modi per incrementare l'inerzia di un oggetto, specialmente se siamo su un campo da tennis e possiamo utilizzare una modello tecnico di riferimento.

L'inerzia dipende:

1. dalla massa dell'oggetto:

2. dalla sua velocità;

3. dal punto in cui l'oggetto ruota e la distanza di un determinato punto di massa dal punto di rotazione è calcolato al quadrato, con un incremento enorme dell'inerzia se la massa è posizionata lontano dall'asse di rotazione.

Nel tennis poi abbiamo la tecnica esecutiva. A cosa serve la tecnica partendo dalla definizione di Tennis e dalla descrizione dell'inerzia?

Anche in questo caso la risposta è semplice.

La tecnica esecutiva ha come scopo quello di aumentare o diminuire l'inerzia dell'oggetto che collide a seconda delle necessità e del colpo da eseguire.

In sostanza con la tecnica si riesce a gestire l'inerzia, perché la tecnica esecutiva permettere di agire direttamente o indirettamente su tutte e tre le variabili indicate:

1. massa;

2. velocità;

3. raggio.

Per troppo tempo nel tennis c'è stata un'eccessiva considerazione della variabile velocità, che è indubbiamente importante ma non è la sola da prendere in considerazione.

Per mezzo della tecnica possiamo influenzare tutte tre le variabili, anche massa e raggio. Vi siete mai chiesti perché Roger Federer, Rafael Nadal colpiscono con il braccio disteso? Perché Diego Schwartzman usa una racchetta più lunga, come faceva anche Michael Chang?

Per aumentare il raggio esecutivo e di conseguenza l'inerzia all'impatto, sfruttando il quadrato della distanza.

Pertanto la tecnica permette di usare una racchetta più lunga o di sviluppare soluzioni, gesti, con cui si aumenta il raggio esecutivo del braccio racchetta. Di fatto influisce sull'inerzia dell'oggetto che collide.

Ma grazie alla tecnica possiamo influire indirettamente anche sulla massa. Qualunque soluzione tecnica non aumenta direttamente il peso dell'oggetto ma può consentire di mantenere la stessa velocità esecutiva con una racchetta più pesante e a parità di velocità un oggetto più pesante ha più inerzia.

La tecnica permette di gestire l'inerzia anche durante le fasi di gioco e quando serve meno inerzia, palle corte e volée, è sufficiente diminuire la velocità, o accorciare il raggio.

Quello che per troppi anni si è verificato è che per aumentare l'inerzia si è cercato di aumentare solo la velocità. Il tentativo è divenuto quasi un'ossessione, a tal punto che per aumentare la velocità è stato tolto peso alle racchette costringendo gli atleti a cercare ancora maggiore velocità esecutiva. Se si aumenta la velocità ma si toglie peso si rischia che l'inerzia rimanga la stessa o addirittura diminuisca, perché credo ci sia comunque un limite alla velocità raggiungibile da ciascuno, anche se soggettivo.

In realtà le variabili su cui si può agire sono tre, come abbiamo visto. Il problema si presenta con maggiore evidenza nei colpi da fondo campo e con velocità della palla elevate, quindi è meno presente in situazioni di gioco da circolo. Ma se sentite di essere arrivati al limite, di non riuscire ad eseguire quello che avete in mente è opportuno che teniate presente raggio e massa le due variabili dimenticate.

La tecnica e la gestione del proprio corpo, come sono esposte in questo manuale, posso consentire di lavorare molto bene su questi due aspetti, aprendo la porta a possibilità di sviluppo che potevano sembrare precluse.

La definizione di tennis è semplice, dopo tutto, e le implicazioni sono chiare.

L’impugnatura del rovescio di Jim Curier non aveva nulla di strano


Quello che la fa apparire strana non è in effetti l’impugnatura in sé del rovescio ma il modo con cui Curier tiene il braccio sinistro. E’ molto attaccato al corpo, il gomito è a contatto con il fianco. La mano sinistra usa una semi Western forse un po’ chiusa verso una Western. Di certo non è la Eastern di dritto che usa Roger Federer ma nemmeno una esasperata full western, forse inclina un po’ verso quest’ultima ma non del tutto a mio giudizio. Potrebbe sembrare estrema ma non lo è poi così tanto. La mano destra è posiziona con una presa Eastern di rovescio, quella classica che si usa nel rovescio a una mano, anche in questo caso potrebbe apparire una scelta troppo chiusa per un rovescio a due mani, in cui si può trovare una posizione anche verso una presa Continental (quella classica del servizio) in quanto la mano sinistra aiuta a mantenere il piatto corde perpendicolare al terreno. Specialmente se già la mano dominante, la sinistra in questo caso, usa una presa chiusa.

L’insieme delle due impugnature potrebbe sembrare esasperato ma non credo lo sia più di tanto e comunque non fuori da quelle che sono le indicazioni generali di riferimento.

In linea generale le impugnature devono consentire di mantenere il piatto corde perpendicolare al terreno nel momento dell’impatto. Questa è la loro funzione. Se lo scopo è rispettato aggiustamenti particolari e personalizzazioni dei giocatori sono da considerare del tutto normali.



Il gesto dell’americano appariva particolare perché la posizione del braccio con il gomito congiunto al corpo nella fase del back swing, insieme alle due impugnature dava una visione d’insieme di stranezza del suo rovescio a due mani. Il movimento molto compatto con un’ovalizzazione molto breve, quasi nulla, contribuiva anch’esso a dare l’impressione di un gesto eccessivamente particolare. Chiuso al copro, molto compatto, la brevità dell’interezza dell’esecuzione si concretizzava in una frustata secca simile a un giro di mazza da baseball per alcuni aspetti. Ma le caratteristiche fondamentali sono rispettate: piatto perpendicolare, ovalizzazione per accelerazione in discesa, rotazione delle spalle. Inoltre il braccio sinistro non rimaneva vicino al corpo ma andava in avanzamento verso l’impatto, distendendosi.

Inoltre non in tutte le situazioni Jim teneva il braccio così vicino al copro. In alcune circostanze di gioco, quando la distanza laterale lo rendeva necessario, riusciva a giocare il rovescio anche con il braccio più allungato.



Insomma fondamentalmente non si tratta di una cosa da correggere come avrebbe voluto la madre di Curier secondo il ricordo di Nick Bollettieri. 

Lo statunitense avrebbe potuto senz’altro utilizzarlo maggiormente in carriera evitando di spostarsi troppe volte sul dritto, sarebbe stata sufficiente un po’ più di fiducia nel colpo.

Il tennis è uno sport troppo costoso


Il tennis è più costoso dello sci, molto più costoso. enormemente più costoso, imparagonabilmente più costoso di calcio, atletica, ciclismo.

Nel tennis è impossibile avere lo stesso cumulativo di ore di allenamento allo stesso costo. Rimaniamo con il paragone con lo sci, da sempre considerato uno sport costoso, ed in effetti lo è ma solo per coloro che non vivono in prossimità delle montagne e degli impianti di risalita. Se si considerano i costi vivi per praticare l'attività la realtà è molto diversa.

Mettiamo da parte l'attrezzatura divenuta però costosa anche nel tennis. Se si acquistano due racchette, il minimo per affrontare una stagione di competizioni, si arriva spendere intorno ai 400 euro forse qualcosa in più, forse gli sci costano un po' di più ma non moltissimo. Per semplicità ipotizziamo che i costi di sciolina, lamine e rifacimento del fondo dello sci siano equiparabili ai costi del cambio corde e sostituzione palline. Non ci si può allenare sempre con le stesse corde o con le palline sgonfie e usurate per avere dei corretti feed back sui colpi.

Uno stagionale invernale Dolomiti Superski, acquistato in prevendita viene 890 euro e teoricamente una persona può sciare ed allenarsi tutti i giorni finché ha voglia o non è stanco. C'è il problema dei paletti e dei tracciati pista, per i quali c'è bisogno di appoggiarsi a una scuola sci, però le possibilità di affinare la tecnica e l'abitudine alla velocità, rimangono e sono costanti. Mettiamo che un individuo abbastanza determinato riesce ad allenarsi due ore al giorno di media tutti i giorni. Sono 14 ore a settimana di allenamento dall'inizio di stagione (Novembre o dicembre) fino ad Aprile. 

Un tennista determinato se consideriamo il costo orario del campo di 10 euro (senza considerare il maestro o il palleggiatore, sono autodidatti sia lo sciatore che il tennista) in un un mese ha speso 600 euro, in due mesi, Novembre e Dicembre, ha già superato la spesa dello sciatore è già a 1200 euro. Lo sciatore può aumentare il monte ore di allenamento senza costi aggiuntivi quando vuole e come vuole ha già pagato gli impianti di risalita. Può investire su un tecnico preparato, iscriversi a una scuole sci per fare i tracciati. Il tennista solo per continuare ad allenarsi fino ad Aprile deve mettere nel piatto altri 2.400 euro.

Se consideriamo che sono entrambi sport tecnici ma che il tennis credo abbia un livello di complessità superiore ecco che, inevitabilmente, la base dei giocatori viene ridotta da un numero minore di ore, così si riduce anche il numero degli ottimi giocatori di tennis e dei campioni, che magari continuano a sciare. Con Sinner c'è mancato poco. Il paragone con l'atletica, il calcio e gli sport di squadra è improponibile, come già scritto, un motivo in più è dovuto anche alla presenza delle società che si fanno carico di molte spese. Se si vuole più campioni nel tennis è necessario aumentare la base dei praticanti e degli agonisti dando possibilità di accesso a un monte ore più alto, con formule specifiche di abbonamento e campi dedicati. Ma questo va contro molti interessi particolari e diffusi, e credo si scontri anche con una mentalità un po' arcaica.

La fortuna nel tennis e il cambio del punteggio


Tutti gli sport sono influenzati dalla sfortuna o dalla fortuna. Un episodio a volte può decidere una partita, può influenzare altri episodi o addirittura anche un'intera competizione. Il ruolo della fortuna non è strettamente legato a un singolo episodio sul campo da gioco. 

Ci possono essere sport che sono più o meno influenzati dal ruolo della fortuna. Possiamo provare a definire sfortunati tutti quegli episodi che vengono decisi da fattori imponderabili o imprevedibili e che non dipendono dalle abilità tecniche e atletiche.

C'è poi un altro aspetto quello del limite delle abilità tecniche, anche il migliore giocatore non può controllare la palla oltre un certo limite. Anche in questo caso credo che si possa affermare che una palla che esce per qualche millimetro o per un centimetro possa rientrare nella categoria di un colpo sfortunato. Così come i colpi in cui la pallina sfiora o pizzica appena la riga che delimita un'area di gioco. Nelle partite di tennis situazioni di questo tipo sono tutt'altro che rare, pertanto il fattore fortuna è una variabile con cui si devono fare i conti.

Il sorteggio dei tabelloni può rendere la strada più o meno facile a un giocatore, il quale potrebbe trovarsi la strada chiusa da una testa di serie o al contrario avere un percorso relativamente più facile. Perfino una testa di serie può avere dei vantaggi dal sorteggio di un tabellone se trova davanti a sé partite sulla carta relativamente più facili o se qualche suo avversario più ostico finisce dall'altra parte. Queste condizioni possono addirittura influenza l'andamento dell'intero torneo. In alcuni casi, come fa notare Jeff Sackmann, possono incidere anche su un anno di gioco o un'intera carriera. Situazioni in cui uno o più eventi fortunati si ripercuotono sul lungo periodo. Si vince una partita in modo fortunoso e si prendono quei pochi punti che servivano per essere teste di serie nel torneo successivo con un vantaggio di tabellone, mentre lo sconfitto sfortunato potrebbe trovare subito una testa di serie. Un giocatore si ritroverebbe con un vantaggio molto più consistente di quello che possono essere un paio di punti fortunati presi singolarmente. Si potrebbero aprire più possibilità addirittura per una carriere decisamente migliore.

Altri fattori fortunati sono rappresentati dalle wild card che consentono a un giocatore di avere accesso a un torneo e come minimo al premio economico del primo turno. Nella storia di un giocatore gli allenatori avuti in gioventù o le possibilità di allenamento possono influire in modo determinato sul futuro sviluppo delle proprie abilità tecniche ed agonistiche.

Il tennis è però particolare anche per un altro aspetto. Mentre in tutti gli sport chi realizza più punti vince la gara nel tennis può capitare il contrario. Ci possono essere situazioni in cui il giocatore che ha realizzato meno punti finisca per essere il vincitore. Questo è dovuto alla particolarità del punteggio in cui non c'è un conteggio continuo ma a blocchi. Una volta chiuso un blocco si riparte da zero con un nuovo blocco. Questo vale sia per i game che per i set.

Le conseguenze sono che: 

"Più del 5% delle partite della stagione in corso sono state vinte da un giocatore che non è riuscito a vincere più della metà dei punti giocati. Un altro 25% è stato vinto da un giocatore che non è riuscito a raccogliere più del 53% dei punti, un livello che non garantisce automaticamente la vittoria."

Se i punti fossero stati sommati singolarmente il vincitore in questi casi sarebbe stato un altro, semplicemente quello che aveva realizzato più punti. Questo modo di contare rende la percentuale del 53% dei punti vinti non sempre sufficiente per portare a casa la vittoria.

Un'analisi più approfondita suggerisce che per avere la sicurezza di vincere un incontro è necessario vincere tra il 53% e il 54% dei punti giocati. E non è una sicurezza schiacciante nello specifico, la percentuale di vittoria sale al 99,1% al meglio dei tre set e al 100% al meglio dei cinque set.

La tabella elaborata da impredictable.com mostra che c'è sempre qualche decimale di incertezza e per essere sicuri al 100% della vittoria è necessario vincere almeno il 55% dei punti giocati.

Un'altra peculiarità del tennis, oltre al punteggio a blocchi, è che se un punto non viene vinto da un giocatore viene assegnato all'altro nel senso che gli errori esecutivi sono punti per l'avversario. Questo non accade nel basket, nel calcio o in altri sport di questo tipo. Se si sbaglia un tiro a canestro il punteggio non viene assegnato all'avversario. Se Cristiano Ronaldo sbaglia un rigore le squadre rimangono sullo zero a zero.

Il tennis è da considerare uno sport dove la sfortuna gioca un ruolo maggiore o minore rispetto agli altri sport? la struttura del punteggio riduce o aumenta la casualità?

E' sicuramente uno sport in cui il livello tecnico è molto importante ma la sfortuna gioca sicuramente un ruolo non trascurabile. Quello che ne riduce l'incidenza è la lunghezza delle partite, infatti come si può notare quando le partite sono al meglio dei cinque set già fare il 51% o il 52% dei punti garantisce il 90,7% delle probabilità di vittoria contro l' 86,7% delle partite che si giocano su tre set.

Con 52% al 53% dei punti vinti si ha il 95,8% di probabilità di vittoria nei match 2 su 3 ed il 97,4% nei match 3 su 5. Oltre queste percentuali non ci sono molte differenze.

Si potrebbe obiettare che riuscire a giocare bene i punti importanti sia una delle qualità dei giocatori di vertice e molto probabilmente è un'affermazione che ha qualcosa di vero, ma è altrettanto indubitabile che nessun tennista potrà impostare una carriera vincendo il 48% o il 49% dei punti a partita.

Un altro fattore che limita l'incidenza della fortuna è la presenza dei vantaggi. Se c'è bisogno di due punti consecutivi per vincere un game o un tie break questo elimina la possibilità che uno o più colpi fortunati possono fare la differenza.

Da questo punto di vista la riduzione dei set a 4 e l'eliminazione dei vantaggi in alcune competizioni giovanili, nonché il numero minore di partite che si giocano al meglio dei cinque set (a livello professionistico sono rimasti praticamente solo i tornei degli slam) permettono al fattore fortuna di avere un'influenza maggiore le cui ripercussioni sono meno prevedibili.

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