Consapevoli di poter vincere

Consapevolezza. (pexels.com)

Per indicare una sensazione di calma e sicurezza correlata ai propri mezzi sportivi è spesso abusato il verbo credere. Credere di poter vincere, credere di potercela fare. In realtà non è la migliore definizione che si possa dare della confidenza che possiede un atleta nei propri mezzi per raggiungere una determinata prestazione.

Il verbo credere fa riferimento a qualcosa di astratto, privo di basi concrete. Gli sport e il tennis sono fatti di azioni tangibili da svolgere in uno spazio e in un tempo determinati. La sicurezza di un atleta affonda le radici in una realtà fisica, che non ha niente di astratto. Credere in qualcosa può essere addirittura fuorviante, può portare a sovrastimare le proprie possibilità innescando una serie di alti e bassi emotivi, illusioni e disillusioni, che dipendono dai risultati.

La sicurezza nei propri mezzi, la fiducia nelle proprie capacità, invece, guidano verso una consapevolezza di se stessi come atleti che è più consistente e meno dipendente dai risultati. Questa consapevolezza si alimenta costantemente di una percezione cosciente delle proprie abilità.

Al fine di raggiungere una massima e soddisfacente esperienza sportiva ed avere controllo di se stessi, buone sensazioni in campo e fiducia di riuscire è opportuno agire su tre aspetti principali:

1. Possedere solidi modelli tecnici e atletici di riferimento, di cui non dubitare.

2. Allenamento dei modelli fino all'automatismo esecutivo.

3. Progressione delle difficoltà attraverso bilanciamento continuo tra sfide e abilità acquisite (più crescono le abilità più si alza il livello degli obiettivi).

I modelli sono fondamentali perché hanno un effetto diretto nel creare  sicurezza nelle proprie esecuzioni sia che si tratti di modelli strettamente tecnici sia di modelli atletici di allenamento. Abbiamo visto che i due fattori si influenzano a vicenda e sono interconnessi.

L'allenamento è essenziale, una volta sicuri dei modelli di riferimento,  dovrà essere praticato fino all'automatismo esecutivo. Due sono i vantaggi principali: da una parte la sicurezza esecutiva consente di concentrarsi sulla prestazione e non sull'esecuzione, dall'altro consente  di tenere sotto controllo le variabili che sono presenti solo in partita. Gli spettatori, il tifo, rumori imprevisti. Maggiore sarà la pratica effettuata e minore sarà l'effetto distraente di tutte quelle variabili che si possono presentare in competizione e non ci sono in allenamento.

Il terzo punto consente di evitare sovra stime o sotto stime delle proprie abilità. In entrambi i casi, infatti, il disequilibrio tra le percezioni dell'atleta e la realtà preclude di avere un'ottima esperienza nella competizione. Se sovrastimiamo le nostre possibilità aumentano le probabilità che, alla prima difficoltà, ci si senta delusi e non appropriati al compito. Se invece sotto stimiamo il nostro gioco non sarà possibile entrare in campo con quella tranquillità che consente di esprimere le nostre qualità atletiche e tecniche al meglio. Saremo come schiacciati dal compito che ci aspetta perché lo riteniamo al di sopra delle nostre possibilità.

Nessun dubbio.

Quando siamo in competizione possono succedere molte cose, alcune delle quali impreviste. Molte altre sono al di fuori del nostro controllo, pertanto quando le cose vanno male, o come non ci saremmo aspettati, è probabile che alcuni dubbi iniziano a entrare nei nostri pensieri.

"Sto facendo la cosa giusta?", "Mi sarò preparato abbastanza?""Dove sbaglio?", "Perché?"

Questo tipo di pensieri minano la sicurezza degli atleti, la loro confidenza. Sono pensieri negativi che è necessario allontanare e non è sempre facile.

Il miglior modo è quello di essere sicuri della propria tecnica, della propria preparazione e del proprio allenamento.

Eravamo sicuri che potevamo riuscirci, perché l'avevamo fatto così tante volte in allenamento che non c'era nessuna paura, solo calma e una concentrazione fredda, rilassata. (Flow in Sports, pag. 58, Susana A. Jackson, Mihaly Csikszentmihalyi, Human Kinetics, 1999).

Non si tratta di un atto di fede, ma di una sicurezza che deriva dall'esperienza, dalla solidità dei modelli esecutivi di riferimento, dall'allenamento e dalla consapevolezza delle proprie abilità.

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