Tennis, gaussiane, vecchi adagi e velocità varie


Abbiamo già avuto modo di scrivere in merito a molti aspetti relativi all'importanza della velocità, della sua relazione con la massa ed anche del ruolo del raggio nel momento d’inerzia, ovvero quando il movimento è circolare.

Non è un caso che il sottotitolo del blog sia Massima Massa, Massimo Raggio, Massima Velocità, perché questi tre aspetti vanno presi in considerazione insieme ma la loro relazione non è intuitiva, nel senso che non possiamo aumentare il valore di uno senza avere conseguenze sui valori dell’altro. Non vanno molto d’accordo tra di loro: se aumentiamo la massa diminuisce la velocità a parità di forza applicata. Se aumentiamo il raggio aumenta l'inerzia, quindi anche la difficoltà di accelerazione dell’oggetto, perché questo tenderà a mantenere maggiormente la propria posizione di quiete o di moto. Non possiamo avere tutto dobbiamo scegliere la migliore relazione.

Se aggiungiamo la collisione e gli effetti sulla pallina in velocità (o RPM rivoluzioni per minuto) la questione si complica ancora un po’ perché la relazione non è lineare ma è rappresentata da una curva di Gauss, con due punti di minimo e uno di massimo. Anche in questo caso non possiamo avere tutto.

La tecnica di esecuzione ci aiuta ad ottimizzare il nostro gesto al fine di superare le tutte le difficoltà che abbiamo davanti, con l’obiettivo di portare all'impatto l’oggetto con maggiore inerzia. Ovvero quello con maggiore velocità, maggiore raggio e maggiore massa possibili.

Potranno esserci braccia e racchette che raggiungono lo stesso valore di inerzia con valori diversi dei tre aspetti. Una velocità maggiore può compensare una mancanza di massa e viceversa, lo stesso può dirsi per il raggio. Considerando il fatto che la distribuzione della massa va calcolata al quadrato usare o avere un braccio racchetta più lungo può compensare un peso minore del sistema o una sua velocità più ridotta.

L’effetto della collisione sulla palla è ancora un’altra cosa. Lo studio è un vecchio studio mutuato dal baseball e per semplicità dobbiamo mantenere costante il valore della tensione delle corde in modo che l’effetto trampolino rimanga costante. Quindi stesso tipo di corda alla stessa tensione. A questo punto sarà possibile indagare l’effetto del peso della racchetta nei confronti della velocità del braccio e sulla velocità della palla in uscita dal piatto corde (costante).

La prima relazione è lineare: più aumenta il peso più il braccio rallenta. Più leggera sarà la racchetta più veloce sarà il braccio. La relazione è indicata nel grafico della retta. Ci sarà un punto in cui la racchetta è talmente pesante che sarà impossibile accelerare e la velocità sarà pertanto zero. Con il peso della racchetta a zero, quindi senza racchetta, il nostro braccio sarà velocissimo, perchè si muoverà liberamente di essa.

La situazione cambia quando prendiamo in considerazione l’effetto sulla pallina. In questo caso la massima velocità non si ha quando la velocità è più alta e nemmeno quando è maggiore il peso della racchetta ma in un punto di massimo intermedio tra i due valori.

Questo ci dice che aumentando la massa della racchetta diminuirà la velocità del braccio ma l’effetto sulla palla sarà ottimale per quanto riguarda la sua velocità. La massa compensa ampiamente la riduzione di velocità del braccio, questo accade fino al punto di massimo che vediamo nella curva a forma di campana, dopodiché la velocità sarà troppo bassa per essere compensata dal peso.

Lo stesso accade nell’altra parte del grafico, verso sinistra. Con il peso della racchetta che diminuisce sempre di più l’aumento della velocità diventa improduttivo, perché non compensa la riduzione della massa.



“La più pesante che riuscite a muovere” era la frase che si sentiva spesso dai vecchi maestri la cui abilità empirica parlava proprio della curva di Gauss in modo meno preciso di quello matematico ma non meno efficace nello spiegare come ognuno dovrebbe scegliere la propria racchetta.

Sta poi all’abilità e alla sensibilità dei singoli giocatori trovare il proprio punto di massimo rendimento dell'attrezzatura, in base alla propria tecnica ed al proprio allenamento.

Le conoscenze tecniche, infatti, e la corretta esecuzione hanno il ruolo di trovare i metodi e le soluzioni per mantenere costante la velocità di un oggetto più pesante, rispetto ad uno più leggero, o addirittura di aumentare la velocità. Abbiamo già visto quali sono gli aspetti principali e imprescindibili dell’esecuzione tecnica che ci consentono di raggiungere questo obiettivo.

Ma questo grafico suggerisce anche un’altra cosa e conferma alcuni argomenti trattati.

Non cerchiamo di aumentare la velocità della testa della racchetta riducendo il raggio prima dell’impatto. Ovvero non ruotiamo l'avambraccio in pronazione o supinazione prima dell’impatto (dritto e rovescio) perchè questo gesto ha come effetto principale quello di ridurre il raggio e quindi la massa al momento della collisione.

Infatti, usando questo movimento, l’asse di rotazione si innesca all’altezza della mano (per l’esattezza a 5 cm dalla fine del manico della racchetta) riducendo di conseguenza la massa utile all’impatto. Abbiamo invece visto che l’effetto migliore non si ha quando la velocità è più alta a scapito della massa, ma quando la massa compensa una riduzione di velocità.

A livello professionistico è pur vero che si vedono di frequente colpi giocati di avambraccio, con asse di rotazione al gomito o al polso, ma ritengo che si tratti di colpi eccezionali, nonché dovuti a circostanze occasionali. Come un gol di tacco, seppur bello nella sua fantasiosità e particolarità non è da considerare la norma con cui impostare una partita; calciare punizioni o rigori.

Play with the whole body, swing from the shoulder.


Spalle attive o passive, manuali federali e vecchi suggerimenti

Il braccio di Roger rimane all'altezza della gamba destra,
non la supera se non dopo che il corpo si è girato. Le spalle guidano.

In un confronto, per altro breve come sempre di più accade nelle superficiali società moderne, ebbi modo di evidenziare alcune mie perplessità a un maestro di tennis che lavora per una nota accademia di cui per ovvi motivi non farò il nome.

L’oggetto della discussione era la rotazione delle spalle. Quando fu detto che la rotazione delle spalle seguiva l’accelerazione del braccio in fase di esecuzione del colpo (non di preparazione o apertura) feci presenti i miei dubbi.

Anche lasciando da parte l’aspetto delle leve vantaggiose che abbiamo analizzato in altri articoli, non riuscivo e non riesco a comprendere quale sia l’utilità di una rotazione delle spalle che segue l’avanzamento del braccio racchetta. Si tratterebbe di un movimento passivo che viene svolto solo per agevolare l'accelerazione del braccio e aumentare il raggio di esecuzione, ammesso che ne rimanga il tempo. Il movimento sarebbe più muscolare e non beneficerebbe a mio giudizio di una velocità aggiuntiva, che, anche se fosse minima, permetterebbe di avere qualche chilometro in più al momento dell’impatto. Sempre meglio partire con qualcosa in più piuttosto che in meno, o da zero.

In una successiva chiacchierata con un lanciatore del disco ci trovammo d’accordo che nel caso di un lancio in cui il braccio domina il movimento rispetto alle spalle ci troveremmo in una situazione in cui una parte dell’energia cinetica viene scaricata verso il corpo stesso. Come se fosse il braccio a lanciare il corpo con la conseguenza concreta di una riduzione delle prestazioni e di una perdita dell'equilibrio non trascurabile anche nel tennis.

Leggendo attentamente i testi della Federazione Italiana Tennis in cui si entra nel merito della catena cinetica di esecuzione del colpo, le perplessità non possono che rimanere tali, se non divenire certezze. Infatti se la catena cinetica parte dal basso, come scritto nei manuali, (gambe, anche, spalle) per profondere energia nel braccio racchetta, un anticipo di quest’ultimo che fa seguire la rotazione delle spalle, sarebbe un movimento che contrasta quello precedente interrompendo la catena.

Diversa è la situazione in cui le spalle ruotano attivamente trasferendo velocità al braccio verso l’esterno, come nei lanci. L’accelerazione muscolare del braccio può sempre avvenire dopo, partendo da una condizione migliore con la catena cinetica che trova il suo naturale svolgimento verso l’esterno e non verso l’interno quando la priorità dell'accelerazione parte dal braccio e rischia di scaricarsi sulle spalle.

Se un movimento sincrono può essere accettabile una rotazione passiva delle spalle ritengo che precluda l’esecuzione di colpi efficienti.

Nelle fasi di allenamento è quindi opportuno, a mio giudizio, porre attenzione a questo aspetto. Dopo che il braccio racchetta acquisisce velocità in discesa e deve risalire c’è ancora la possibilità di evitare un’azione muscolare evidente. In questa fase la rotazione del corpo, partendo dalle gambe per salire alle anche e alle spalle, permette di mantenere la velocità del braccio racchetta e in alcuni casi di incrementarla. Infatti come tutti i movimenti del nostro corpo può essere graduale: se il movimento avrà la stessa velocità di quella che il braccio racchetta ha già acquisito avremo un movimento sincrono, se è maggiore le spalle tenderanno a “trascinare” con sé il braccio facendogli guadagnare preziosi chilometri orari da sfruttare all'impatto. La catena cinetica non viene interrotta da forze contrastanti.

C’è da considerare anche un aspetto geometrico. Un'accelerazione repentina e muscolare del braccio tenderà a ridurre il raggio dell’esecuzione, perché questo si chiude su se stesso troppo presto con la conseguenza di un aumento dei margini di errore.

La rotazione in avanti delle spalle permette di avere un arco di esecuzione più ampio; il braccio racchetta può avanzare maggiormente. Questo accorgimento si sposa perfettamente con i suggerimenti dei “vecchi” maestri, i quali consigliavano di accompagnare la palla il più possibile ed evitare di strappare il movimento.

In realtà non vi è un “accompagnamento” nel senso vero del termine, perché la pallina  rimane sul piatto corde pochi millisecondi, ma l’esecuzione è più fluida, morbida e i margini di errore si riducono notevolmente.

Questi accorgimenti sono validi sia per il dritto che per il rovescio a due mani. Nel servizio queste dinamiche sono simili ma meritano un approfondimento data la natura particolare del colpo.

Se osserviamo la sequenza delle quattro immagini che ritraggono Roger Federer risulterà tutto molto chiaro. Come si vede dalle prime due immagini il braccio del giocatore svizzero non avanza rispetto all'asse delle anche e delle spalle. Rimane all'altezza della gamba destra. Il corpo invece ruota verso la rete. Il braccio non è da considerare attivo rispetto alle spalle e rimane nella stessa posizione relativa, fino a che il giocatore non si è completamente girato verso la rete, poi avanza con azione di spalla. Infatti al momento dell’impatto è più in là rispetto alla gamba destra. Per semplificare non è il braccio che trascina le spalle, ma sono le spalle che “lanciano” il braccio.

Anche testa della racchetta rimane indietro con il polso che si estende totalmente, ma anche questo fino all'impatto rimane nella stessa posizione, il polso non si muove, l’avambraccio non ruota se non dopo o nei momenti immediati dell’impatto. L’energia, quindi, si trasferisce in successione dal corpo al braccio alla racchetta con fluidità. L’intento è comunque quello di mantenere un asse di rotazione il più possibile lontano dal punto di impatto in modo da sfruttare tutta l’inerzia del braccio racchetta conferita da un raggio maggiore.

C'è da notare che la rotazione complessiva della spalle del giocatore svizzero è quasi di 180 gradi. All'inizio vediamo il petto e sul finale del colpo espone alla telecamera la schiena, quasi totalmente.

Un esercizio che penso possa essere utile è quello di concentrarsi sulla spalla del braccio non dominante (quella che non impugna la racchetta) durante l’esecuzione del dritto e del servizio e utilizzarla, con il braccio che tende a chiudersi diminuendo l’inerzia, in modo attivo come per tirare qualcosa verso di noi. Questo agevolerà la rotazione.

Ovviamente ogni atleta dovrà essere orientato, all'interno di un'intelaiatura generale, a trovare la propria comodità di gesto e gradualità di movimento che più gli si confà.

Tennis e simpatia per il diavolo: come accelerare nel caos e colpire con ordine (dritto, rovescio, servizio)

Le oscillazioni caotiche del doppio pendolo

Avendo tolto dio dalla mia vita il diavolo l’ha dovuto seguire di conseguenza. Si è presentata quindi l’occasione di eliminarlo anche dall'immaginario dello sport del tennis.

Questo sport, per le sue difficoltà, è stato spesso associato alla figura del maligno. Una minima distrazione, un tempo d’esecuzione leggermente sbagliato, e un singolo errore può divenire una lunga serie di errori. Una catastrofe. E’ uno sport sensibile a minimi cambiamenti i quali possono generare enormi conseguenze, ma accettare una realtà non significa averla compresa a fondo. Dovremmo chiederci perché questo accade e avendo eliminato la spiegazione esoterica, quella del diavolo, dovremmo indagarne una più esaustiva e meglio comprensibile. Ma un’ultima metafora letteraria può essere utile: infatti se dovessimo associare qualcosa al diavolo una delle caratteristiche sarebbe quella del massimo disordine, del caos, del mondo lasciato a se stesso, dell’assenza di controllo sugli eventi. O no? Meglio non esserne travolti, e, se fosse possibile, sarebbe utile cercare di sfruttarlo a proprio favore. Non controllarlo, non si può controllare il massimo disordine, ma sfruttarlo nelle sue caratteristiche. 

E’ un buon punto di partenza per passare al tennis.

Il moto del doppio pendolo.

Composto da due pendoli, uniti da uno snodo, che si trasferiscono l’energia. Braccio e avambraccio nel nostro caso. Il punto di rotazione può essere il polso o l’avambraccio che con la sua rotazione (pronazione o supinazione) creano un asse di rotazione all'altezza della mano che impugna la racchetta. C'è un piccolo problema il doppio pendolo è un moto tendenzialmente caotico ad alte velocità. Il triplo pendolo è anche peggio. Significa che è altamente sensibile alle condizioni iniziali e soggetto a macroscopici cambiamenti anche per piccole modifiche della lunghezza dei pendoli, velocità, altezza dell’oscillazione, distribuzione dei pesi e massa complessiva. Un caos, appunto.

Il moto del pendolo singolo.

Questo è un oggetto singolo che oscilla su un asse di rotazione a cui è fissato. Si tratta di un moto lineare. Ad ogni cambiamento della lunghezza del pendolo, della sua velocità della sua massa o della distribuzione di questa, corrisponde un mutamento prevedibile, calcolabile e "proporzionale". Talmente preciso che può essere usato per scandire il tempo nell'orologio.

Il pendolo singolo di Djokovic


Quando giochiamo il rilascio anticipato dell’avambraccio innesca un doppio moto pendolare: avambraccio e racchetta. Se lo fate attivamente, se colpite in questo modo la pallina siete nel caos, navigate nel disordine. E' sufficiente un minimo cambiamento iniziale che l’oscillazione del vostro braccio-racchetta è sempre diversa in modo macroscopico.

Perdete il timing? Andate fuori giri? Non date più la colpa al diavolo, è sufficiente una distanza diversa dalla palla con il braccio che si accorcia perché più flesso, o più disteso, per avere un grande cambiamento nell'oscillazione. Partite da altezze diverse, con conseguente ampiezza mutata dell’oscillazione? Avrete lo stesso macroscopico risultato. L’avversario cambia ritmo e avete delle incertezze, alcune esitazioni nella fase di back-swing? Se la vostra fase di collisione è a doppio moto pendolare avrete le stesse conseguenze: poca prevedibilità, effetti farfalla, cambiamenti macroscopici innescati da piccole modifiche. Tutto questo si traduce in errori, molti errori, troppi errori. Per fare un lavoro di precisione e costanza di rendimento non è il massimo. Significa andare a cercare il diavolo per chi ci crede ancora. Anche se la testa della racchetta prendesse, forse, più velocità i margini di errore sarebbero troppo alti. Una velocità un po’ più bassa può essere benissimo compensata da un’inerzia maggiore dovuta al raggio più lungo del pendolo singolo.


Il pendolo singolo di Nadal


Con l’asse di rotazione spalla l’intero braccio e la racchetta rappresentano un unico pendolo che va all'impatto. Ma il diavolo può essere sfruttato se togliamo la animistica personalità agli eventi e li consideriamo per ciò che sono: movimenti con le loro caratteristiche.

Un moto caotico che sia a doppio, triplo, o quadruplo pendolo può essere sfruttato nella fase iniziale quella di accelerazione. Dall'ovalizzazione, in discesa, racchetta, avambraccio e braccio possono passare l'energia l’un l’altro senza la necessità di eccessiva precisione. Serve velocità pura, accelerazione grezza. Può essere fatta nel caos.

Ma i segmenti devono unirsi in unico pendolo nell'area di impatto. Fermo l’avambraccio nella zona di contatto, nessuna tentazione di impartire la rotazione alla palla usando l'avambraccio. Un unico pendolo con perno spalla, un moto prevedibile, lineare, su cui fare affidamento.

Accelerate nel caos e colpite con ordine.


Il pendolo singolo di Roger Federer


Se commette troppi errori, non siete costanti, siete poco precisi, il colpo è debole, vi danno fastidio i cambi di ritmo, andate fuori giri, perdete controllo, non date la colpa al diavolo in fondo la sua figura mitologia infonde simpatia: è solo un tentativo ingenuo di fornire spiegazioni.

La realtà è che con molta probabilità state solo accelerando con ordine e colpendo nel caos di un doppio moto pendolare.




La rotazione delle spalle nel rovescio a una mano e a due mani

Nella ricerca del migliore gesto esecutivo è stata posta l’attenzione alla rotazione delle spalle, in quanto rappresenta una leva vantaggiosa nell'accelerazione del sistema braccio racchetta. 
La rotazione in preparazione è il gesto che permette, nella fase successiva di esecuzione, l’acquisizione di maggiore energia cinetica da parte della racchetta da portare all'impatto. La rotazione preliminare in tutti i fondamentali permette la successiva rotazione (in senso opposto) da eseguire nella direzione dell’impatto.
Roger Federer. Prende una rotazione extra in preparazione.
Rivolge la schiena alla rete.

Nel fondamentale del rovescio esistono delle differenze in relazione al tipo di colpo che viene eseguito. In linea generale il rovescio a due mani ha una dinamica esecutiva simile a quella del dritto non solo riguardo al braccio dominante che è il sinistro nei destri e il destro nei mancini, come se si eseguisse, appunto, un colpo di dritto, ma anche nella rotazione preliminare delle spalle.

Le differenze dipendono sostanzialmente da due necessità presenti nell'esecuzione del rovescio classico ad una mano:
  1. prevenire l’extra rotazione, ovvero evitare che il corpo continui a ruotare su se stesso come una trottola;
  2. riuscire ad utilizzare comunque una sufficiente rotazione delle spalle per accelerare in economia il braccio racchetta.
L’extra rotazione delle spalle, infatti, tenderebbe a portare il braccio racchetta eccessivamente verso destra (se destri) o verso sinistra (se mancini) perdendo il punto ideale di impatto davanti al corpo.  Anche la testa della racchetta tenderebbe a ruotare in modo eccessivo verso sinistra o verso destra nei mancini. Il braccio in queste condizioni risulterebbe eccessivamente libero. La conseguenza principale sarebbe quella di aumentare i margini di errore dovuti a una rotazione non controllata o eccessiva.

Nel rovescio a due mani questo rischio è reso minore dall'uso dell’altro braccio e dell’altra spalla che consentono di fermare la rotazione quando entrambe le spalle del giocatore sono rivolte verso la rete, in modo simile a quello che avviene con il dritto. In questo modo abbiamo una maggiore sensazione di blocco della rotazione a livello delle anche. Il braccio dominante (il sinistro nei destri) controlla l’esecuzione e nel controllo rientra l’azione di impedire all'altro braccio di proseguire per inerzia trascinando anche tutto il copro in extra rotazione con conseguente perdita di equilibrio.
La rotazione di Djokovic è minore. La posizione è più laterale.

Senza il sostegno dell’altro braccio, nel rovescio a una mano, il continuare della rotazione del braccio racchetta e delle spalle avrebbe come seconda conseguenza quella di trascinare con sé il copro, vincendo il blocco delle anche e delle gambe.  La conseguenza è una tendenza all'avvitamento, perdita di riferimenti sul punto di impatto e di equilibrio.
Nel rovescio a una mano per impedire l’extra rotazione il braccio non dominante interviene in un altro modo: braccio e spalla rimangono indietro impedendo di fatto che il petto del giocatore si rivolga verso la rete come avviene nel dritto e nel rovescio a due mani.

Ma in questo modo si ha una perdita in gradi rotazione e quindi una perdita nell'agevolazione dell’accelerazione del braccio racchetta. Le spalle del giocatore tendono a rimanere più affiancate rispetto alla rete, il petto non è rivolto i direzione dell’altra metà campo.
Federer blocca l'extra rotazione, è affiancato.

Per compensare questa perdita, nei colpi dei giocatori di alto livello, nella fase di preparazione del rovescio a una mano viene presa una maggiore rotazione delle spalle in anticipo.

Un’extra rotazione in preparazione per evitare l’extra rotazione nel finale del colpo.  Si girano di più le spalle mentre si aspetta la pallina. Nel rovescio a due mani, in linea generale, la posizione delle spalle risulta essere una posizione affiancata rispetto alla rete perché poi la successiva contro rotazione, quando si colpisce,  porterà il giocatore in posizione frontale rispetto a questa, nel rovescio ad una mano si tenderà invece a esporre maggiormente la schiena alla rete, perché la posizione finale sarà affiancata con il braccio non dominante che bloccherà l’eccessiva rotazione.
La rotazione di Djokovic si ferma quando è frontale alla rete.

Rovescio a una mano. Si cerca di prendere prima i gradi di rotazione che non si possono avere dopo.  L’eccessiva rotazione è bloccata dal braccio non dominante che rimane arretrato, mantenendo arretrata anche la spalla. Maggiore blocco anche al livello delle spalle. Si previene avvitamento, perdita di equilibrio, riferimenti di impatto.

Rovescio a due mani. Tendenza a una minore rotazione in preparazione anche se non è controproducente ruotare maggiormente, come fanno alcuni giocatori di livello internazionale. Rotazione maggiore quando si colpisce. Il giocatore finisce per rivolgersi verso la rete. Maggiore sensazione di blocco nella parte bassa del corpo: anche, gambe. Punto di impatto leggermente più arretrato rispetto al rovescio a una mano. Il braccio dominante è il sinistro nei destri e il destro nei mancini.

Giocare e divertirsi a tennis fino a 100 anni di età


L’attività fisica è fondamentale per mantenersi in salute e in forma. Una buona vascolarizzazione e una buona ossigenazione di tutto il corpo sono aspetti che aiutano a rimanere sani e a reagire meglio anche alle malattie.
Ma non tutti gli sport si prestano ad essere praticati a tutte le età. Ce ne sono alcuni che si adattano male a coloro che iniziano ad essere avanti con gli anni. Movimenti bruschi, poco fluidi, possono provocare infortuni per i quali è necessario molto tempo per recuperare se non si è più giovani.

Il tennis, se ben interpretato, può essere uno sport allenante e divertente che può permettere alle persone di tutte le età di scendere in campo per il piacere di palleggiare con un amico o per mettersi in gioco in un torneo sociale.
E’ opportuno però avere degli accorgimenti atletici e tecnici da tenere ben presenti. Fondamentale è conoscere il proprio corpo in base agli infortuni avuti e metterne al corrente il proprio maestro. Le ginocchia, le anche, le spalle, la schiena sono i punti nevralgici e  più sollecitati del copro. Un buon riscaldamento, senza stretching o con un stretching molto lieve è altamente consigliato. Durante il gioco è bene avere in mente l’idea di non effettuare scatti troppo repentini per raggiungere una palla corta o un colpo molto angolato. L’obiettivo principale sarà quello di gestire un palleggio il più possibile prolungato per cercare una fase aerobica di gioco. Un aspetto tattico vecchio come il mondo è quello di lasciare che sia il nostro avversario a sbagliare mentre cerca di fare il punto.

Nel caso di un incontro agonistico il singolo punto va valutato con la prospettiva dell’intera partita e la sua gestione complessiva. Si può anche non rincorrere una singola palla, un quindici. Nell'eventualità di un avversario ostinato a giocare palle corte è più opportuno cercare di trovare soluzioni tattiche piuttosto che cercare di arrivare su tutti i drop shot. Per esempio cercare di allungare il proprio gioco da fondo campo in modo da costringere l’avversario ben oltre la riga di fondo, una posizione da cui è difficile la soluzione della palla corta. Questa condizione consente inoltre di avere più tempo per raggiungerla, perché la pallina deve percorrere più metri prima di arrivare nella nostra metà di campo. Guadagnare tempo è essenziale.
Per avere soluzioni tattiche è però necessario aver acquisito le abilità tecniche. Queste ultime sono fondamentali per un gioco morbido, fluido, efficiente, a risparmio energetico. Un gioco che si adatta a tutte le età. Una tecnica più naturale possibile, meno brusca, meno muscolare è utilizzabile da tutti e a maggior ragione è preziosa per chi non è più giovanissimo.

Quattro sono gli aspetti principali da prendere in considerazione nei fondamentali (dritto e rovescio):
  1. Stance o posizione. Rotazione iniziale delle spalle e delle anche. Testa della racchetta alta. In modo che le spalle assumano una posizione affiancata rispetto alla rete. Questo va effettuato sia che si colpisca in posizione semi open, open o square stance (affiancati anche con le gambe). Per le persone anziane con problemi alle anche o alla schiena può andar bene la posizione open stance, ovvero con il petto rivolto verso la rete. Va bene anche un minino affiancamento delle spalle.  In questo modo verrà utilizzata solo l’oscillazione del braccio racchetta senza la rotazione delle spalle e delle anche in agevolazione del colpo, ma si eviteranno sollecitazioni torsionali della schiena e del bacino.
  2. Partenza alta e sfruttare la forza di gravità in discesa. Il braccio racchetta inizia l’oscillazione. Rimanere rilassati.
  3. Lasciar oscillare il braccio racchetta senza voler colpire in modo muscolare. Siccome non stiamo cercando un tennis agonistico di alto livello l’importante è concentrarsi su un movimento il più possibile fluido che consenta di avere un buon colpo di palleggio e una buona direzionalità di palla, senza cerca un’eccessiva aggressività di azione.
  4. Assecondare l’oscillazione con il corpo. Rotazione di ritorno delle spalle e della anche. Specialmente nel dritto la rotazione di ritorno delle anche e delle spalle permette che l’oscillazione del proprio braccio racchetta segua una direzione il più possibile indirizzata verso l’altra metà del campo, ovvero la direzione in cui vogliamo mandare la palla. Permette inoltre  lo sfruttamento, come già descritto, di una coppia di leve positive. L’azione di oscillazione del braccio racchetta perderà di efficacia in modo proporzionale alla  rotazione effettuata.  Minore è la rotazione minore sarà l’efficacia, ma anche senza rotazioni avremo comunque un colpo effettuato solo di braccio. La gestione di un palleggio in direzione e profondità potrà essere conservata lo stesso. L’obiettivo principale per giocatori senior sarà infatti quello di cercare continuità e variazione del palleggio mantenendo rilassatezza e un gesto morbido, accompagnando l’oscillazione con il corpo senza strappi.
Acquisite queste quattro abilità principali la via per giocare fino a cento anni sarà dritta davanti a noi.

Anche gli spostamenti dovranno essere curati, ma anche in questo caso il tennis è uno sport che offre dei vantaggi, perché la larghezza del campo non è eccessiva. In singolo è di 8,23 metri, in doppio di 10,97 metri. La lunghezza totale di mezzo campo dalla linea di fondo alla rete è di 11,88 metri. Distanze facilmente copribili a ritmo di gioco non eccessivamente veloce, condizione che varia in relazione anche all'età dei giocatori, pertanto il ritmo tenderà a diminuire più si alza la fascia di età.
Per le volée un consiglio semplice: non cercate di imprimere forza, di colpire con violenza, ma sfruttate il piatto corde, il quale è di fatto un tappeto elastico che restituisce energia alla pallina.  L’intento dovrà essere quello di essere delicati come se si cercasse di prendere una farfalla con un retino. Posizionate il piatto corde per dare direzione ai vostri colpi al volo, a meno che non si tratti di un colpo da eseguire vicini alla rete e molto sopra di essa.

Coordinazione, gestione dello sforzo, uso di tutto il corpo nel colpi, ricerca di una fase aerobica nella ricerca di un palleggio prolungato, magari con esercizi vincolati al numero di scambi, utilizzo delle leggi della fisica, sono tutti i lati positivi di uno sport praticabile a tutte le età. 

Il gesto naturale nel tennis. Let it swing

Oscillazione in viola. Raggio in rosso. Rotazione spalle e anche verde.
"Quel giocatore ha un gesto naturale", oppure: "è troppo muscolare". Sono frasi che abbiamo sentito spesso. Ma a cosa ci si riferisce nello specifico? Quale è il gesto più naturale e perché? Soprattutto ne esiste uno?

All'ultima domanda credo si possa rispondere positivamente. Ci riferiamo ai colpi fondamentali di dritto e rovescio. Per capire quale sia il movimento più naturale dobbiamo prendere in considerazione il nostro corpo e la realtà in cui viviamo. Minor fatica e maggior rilassatezza sono gli obiettivi che dobbiamo avere come riferimento e per raggiungerli in modo progressivo dobbiamo tenere in considerazione almeno un fattore: quando solleviamo un oggetto la nostra muscolatura si contrae.

Se l’oggetto da sollevare è estremamente pesante tutto il corpo cercherà di sopportare lo sforzo. Gambe, tronco, addominali, dorsali, braccia.

Al contrario un oggetto che cade non ha bisogno di grandi aiuti tenderà ad accelerare verso il terreno naturalmente. La forza di gravità svolge il lavoro per noi. Quindi in fase di apertura è opportuno ricercare una preparazione alta affinché la seconda fase si svolga con maggiore rilassatezza muscolare.

L’articolazione della spalla è un punto sul quale l’intero nostro braccio tenderà a ruotare come se fosse un pendolo. Una volta sollevato tenderà a scendere e poi a risalire, proprio come un pendolo, fissato all'altezza della spalla. Il movimento più naturale nei colpi fondamentali è proprio quello che non si oppone all'oscillazione del braccio racchetta. Il lavoro muscolare è già stato eseguito nel momento in cui è avvenuto il sollevamento.

Stringere l’impugnatura nel momento della discesa equivale a bloccare l’oscillazione e quindi a perdere i vantaggi di un'accelerazione in discesa.

Il finale verso l’alto è la conseguenza di una partenza alta. Il pendolo infatti tenderà a raggiungere la stessa altezza da cui è partito (un po’ meno a causa dell’attrito) per la legge della conservazione dell’energia. Concentrarsi sulla naturalezza dell’oscillazione implica una partenza e un finale alti.

La gestione decontratta dell’oscillazione consente di avere uno swing ampio e naturale. Il momento della risalita è cruciale perché è opportuno sfruttare la velocità acquisita in discesa evitando che l’azione muscolare collegata psicologicamente al sollevamento di un oggetto vanifichi i vantaggi acquisiti.

In questa fase per avere un gesto naturale dovremmo evitare ciò che è più naturale per abitudine: contrarre eccessivamente muscoli e tendini per alzare qualcosa. L’azione che conduce verso il finale deve essere un’agevolazione dell’oscillazione verso l’alto da eseguire anche con la rotazione delle anche delle spalle per permettere avanzamento e ampiezza.

Solo nel momento della collisione è necessaria una presa salda ma non troppo ferrea. Per un gesto naturale a volte è necessario modificare un’abitudine. In questo moto si riesce a portare all'impatto la massima inerzia possibile. Lasciamo oscillare. Let it swing.

Tennis forehand: hips, shoulders, rotations, racket face, wrist.


Poniamo la nostra attenzione su quattro aspetti di questo piccolo video clip. La sincronia della rotazione delle anche e delle spalle con il braccio racchetta e il conseguente spostamento del peso in avanti. Azione delle leve vantaggiose. Il braccio è come se fosse "trascinato" da questa rotazione che lo anticipa di pochissimo o è in sincronia. Questo garantisce una migliore accelerazione in controllo, una maggiore ampiezza dello swing. Una riduzione dei margini di errore. Usiamo l'intero corpo.

La faccia del piatto corde che andrà a colpire scende rivolta verso il passo in modo da evitare un impatto con il piatto aperto, perciò rivolto verso il cielo.

Al momento dell'impatto l'estensione del braccio racchetta garantisce maggiore inerzia, sfruttando il quadrato della distanza su un asse di rotazione il più lontano possibile dal punto di impatto (spalla).

Il polso in una posizione il più possibile iper estesa permette di avere un punto di impatto più avanzato in modo che la testa della racchetta non anticipi la chiusura della rotazione.

Oscillazioni

Semplificando il caso doping di Jannik Sinner

Semplifichiamo il caso Jannik Sinner: 2 categorie della normativa: 1. Nessuna negligenza 2. Negligenza non significativa. Se sei nella prima...