Il doppio vantaggio del polso a 90 gradi nel diritto e nel rovescio a due mani

Si tratta di un altro aspetto che è opportuno valutare con attenzione. È la parte che segue l’accelerazione della racchetta sfruttando la forza di gravità. Nello specifico non si tratta dell’immediato passaggio successivo, ma di come deve essere posizionato il polso al momento dell’impatto con la pallina. È essenziale per eseguire un dritto dalle caratteristiche moderne che il polso sia iper esteso, ovvero tale posizione si raggiunge quando la mano assume un angolo di 90° rispetto all’avambraccio, in estensione e non in flessione. L’aspetto dei 90° è comunemente accettato, qui evidenzieremo i vantaggi di tale posizione in relazione al punto d’impatto della pallina ed anche alla massa che entra in gioco rispetto all’asse di rotazione di riferimento. C’è un po’ di fisica da prendere in considerazione ma si tratta di aspetti relativamente semplici.

Questi aspetti sembrano essere un po’ trascurati, e se ne sente parlare poco, se non addirittura mai, ma sono fondamentali per capire i vantaggi di un dritto e di un rovescio a due mani giocato tecnicamente in modo corretto. Una volta conosciuti i motivi fondamentali del perché di determinate azioni la nostra tecnica salirà a un livello superiore di consapevolezza. Questo ci permetterà di determinare consciamente tempi e caratteristiche di ogni colpo giocato. Determinati errori e i relativi aggiustamenti saranno subito evidenti a livello cosciente con la conseguenza che sarà più facile correggerli. I miglioramenti saranno quindi più rapidi.

I motivi del polso a 90°

Il punto d’impatto

La fisica ci spiega che la massa utile in un impatto di un corpo che ruota su un asse di rotazione va calcolata prendendo in considerazione il peso e la distribuzione del peso del corpo per la distanza dall’asse di rotazione al quadrato. Mantenere il polso fermo a 90° e raggiungere il punto d’impatto con l’articolazione del polso il più possibile ferma permette di spostare l’asse di rotazione verso la spalla se si ha l’accortezza di non piegare l’avambraccio al momento o poco prima dell’impatto. In questo modo la “massa utile” all’impatto sarà tutta quella del sistema braccio racchetta dal punto di rotazione della spalla. È un vantaggio inequivocabile e credo elimini la questione ben evidenziata dal professor Rod Cross dell’Università di Sydney relativa al trasferimento di energia da un pendolo all’altro all’interno di un doppio moto pendolare. Il cui problema, ben evidenziato, della proporzionalità dei pesi dei pendoli e della pallina non ha in questo caso ragione di esistere perché siamo in una visione che potremmo considerare opposta: ovvero la situazione in cui pendoli più corti via via permettono l’accelerazione di un pendolo più lungo di cui entrano a far parte come segmenti.  Il tutto avviene dall’esterno verso l’interno e non dell’interno verso l’esterno rispetto alla circonferenza che compie il braccio. Avremo modo di approfondire questo aspetto in seguito, ma ho come l’impressione che il fenomeno vada analizzato da un altro punto di vista.

Comunque in questa fase a noi interessa comprendere come la posizione del polso permetta di sfruttare al momento dell’impatto l’interezza del sistema braccio racchetta. In realtà si potrebbe obiettare che sia sufficiente tenere fermo il polso anche se non in una posizione così estrema di estensione ma alcuni studi hanno evidenziato come i pivot point (punti di perno) dell’impatto non siano fissi ma varino a seconda del punto d’impatto.

Se colpiamo la palla più in avanti il pivot point o punto di perno sarà spostato più indietro aumentando quindi la massa in gioco, invece via via che l’impatto è più arretrato, fino ad arrivare all’estremo di un colpo giocato quasi dietro al corpo, il punto di perno si sposterà più in avanti, più vicino al punto d’impatto, alla mano e alla racchetta, riducendo in questo modo la massa utile nell’urto. Credo sia una sensazione comune a tutti tennisti quella di avvertire maggiormente l’impatto in un colpo giocato in ritardo come se l’urto fosse stato ricevuto maggiormente. Questo accade, non solo perché si ha meno spazio di accelerazione, ma anche perché si riduce la massa del braccio racchetta all’impatto. In pratica il sistema braccio racchetta si riduce nella sua lunghezza effettiva di utilizzo. Nel tennis la massa ci serve tutta così come la velocità.

Di fianco alla rete possiamo notare che, con la posizione del polso classica, neutra, non estesa, il punto ideale di impatto rimane all’altezza della gamba sinistra, se da questa posizione estendiamo il polso la testa della racchetta ruoterà all’indietro e per raggiungere il nuovo punto d’impatto ideale è necessario avanzare il braccio racchetta addirittura oltre la gamba sinistra o destra nel rovescio bimane (per i mancini naturalmente è l’inverso).

Per maggiori approfondimenti tecnico fisici si consigliano gli studi di Daniel A. Russell (Pennsylvania State University) il quale ha trattato gli aspetti relativi al momento d’inerzia e ai pivot point nelle battute del baseball.

Visione.

Un altro vantaggio riguarda la visione. Un punto d’impatto così avanzato consente di vedere da dietro l’intero piatto corde al contrario di quanto accade con la posizione “classica” in cui si ha una visione dall’alto e più obliqua della testa della racchetta. È un elemento cruciale in quanto una migliore condizione visiva permette di limitare il numero degli errori ed avere dei colpi più consistenti. L’associazione con il vantaggio di un punto di perno più spostato verso la spalla permette di avere colpi più incisivi oltre che statisticamente meno fallosi.

Quando estendere il polso a 90°?

Il momento in cui portare il polso alla massima estensione è quello in cui la testa della racchetta comincia a scendere verso il basso, quindi nel momento in cui inizia la discesa. Questo accade sia con il colpo di rovescio bimane che nel colpo di dritto. Il cuore della racchetta si stacca dalla mano sinistra inizia la sua discesa e in questo momento il polso assume la posizione a 90 gradi. Nel rovescio a due mani naturalmente la mano che assume questa posizione è la mano dominante: la sinistra per un destro e la destra per un mancino. Per semplificare si può dire che si tratta della mano più vicina al cuore della racchetta.

Nelle foto di André Agassi si vede chiaramente la posizione del polso in estensione massima e l’impatto che, sia nel dritto che nel rovescio, è molto avanzato, oltre la gamba d’appoggio più vicina alla rete.

Difficoltà del gesto tecnico.

Le difficoltà nell’esecuzione di questo tipo di movimento non sono da sottovalutare, perché si tratta di un gesto innaturale in quanto l’obiettivo è quello di bloccare un’articolazione in una posizione fissa. In più la velocità e le accelerazioni che entrano in gioco nel momento di uno swing tenderanno a far ruotare la testa della racchetta in avanti e con essa a far muovere l’articolazione del polso, la quale invece deve cercare di accompagnare il movimento e la racchetta in avanzamento rimanendo nella posizione di estensione massima. L’esercizio è il miglior modo per affinare questo tipo di tecnica, a tale scopo si può esercitare anche senza colpire la palla, accelerando il sistema racchetta braccio, cercare di accompagnarlo all’impatto e fermarsi sul punto ideale con il polso in posizione 90 gradi rispetto all’avambraccio.

Se si è abituati a colpire la palla più vicino al corpo sarà anche necessario aggiustare i propri tempi di esecuzione del colpo, nonché di preparazione e posizionamento delle gambe, in quanto il nuovo punto d’impatto dovrà essere raggiunto più avanti rispetto a quello precedente.

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