Il tennis moderno ha abolito la fantasia. Presto un robot batterà il n.1 del mondo

"La fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane". 

L’aforisma di Italo Calvino ci ricorda che la  fantasia lasciata a se stessa rischia di essere qualcosa di indistinto, rischia di essere troppo vaga e quindi poco utile. In qualunque sport abbiamo a che fare con azioni fisiche, tangibili, concrete. L’estro, la creatività, la personalizzazione sono caratteristiche  indubbiamente utili che rendono un atleta unico e i campioni irripetibili, ma per farlo devono essere sorrette da solide fondamenta. I programmi di allenamento, i modelli esecutivi, un approccio razionale sono limitanti per la  creatività da un lato, ma dall’altro forniscono l’intelaiatura che permette alla creatività di esprimersi in modo funzionale e efficace. Da questo connubio credo che un atleta creativo esca ancora più competitivo perché sa scegliere il momento e il modo per utilizzare la  propria creatività. 

La fantasia ha bisogno di pazienza. Da un lato è opportuno costruire delle solide basi tecniche ed atletiche per permettano di esprimerla al meglio per essere efficacie. Dall'altro lato è necessario scegliere il momento giusto per esprimerla in competizione. E' una ciliegina sulla tornata. Non bisogna abusarne perché il rischio è che sia controproducente.

La fantasia ha bisogno di tempo.  Scegliere il momento e l'opportunità per cambiare è un'azione che si può fare solo se si ha del tempo a disposizione per valutare una soluzione fuori dagli schemi consueti di gioco. C'è bisogno di tempo per valutare e per eseguire un colpo o una serie di colpi diversi.

Il tennis moderno ha abolito la fantasia. Di fatto non esiste più. Si limita a qualche palla corta e qualche discesa a rete in situazioni particolari, in cui è necessario variare il gioco e nulla più. Questo è successo perché di fatto non c'è più tempo per pensare ed eseguire qualcosa di diverso. La standardizzazione e la velocità di gioco rendono quasi impossibile uscire dagli schemi esecutivi interiorizzati ed automatizzati. I giocatori eseguono, ormai, colpi ripetitivi all'interno di schemi ripetitivi. 

Sparirà lentamente anche l'ultima goccia di fantasia rimasta ed applicabile al gioco, forse è già evaporata, e il tennis diverrà un gioco di soli automatismi. Un gioco di robot! In attesa dell'errore esecutivo dell'avversario. Ma i robot sono molto più bravi degli uomini nello svolgere azioni sempre uguali e ripetitive, pertanto gli uomini non riusciranno più a competere con i robot.
Saranno sufficienti poche ma chiare istruzioni e le prime di servizio saranno tutte in campo. Un minino di mobilità e, se qualcuno sarà in grado di rispondere, non ci saranno dubbi sull'esito del dritto successivo e del punto. Non perdere mai il servizio è un buon punto di partenza. I robot moderni hanno già un buon grado di mobilità. Nel caso qualcuno fosse scettico guadate cosa sanno fare quelli della Boston Dymanic.
Fossi nel n.1 del mondo non mi sentirei tanto tranquillo!



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