La rotazione e l’anticipo di anche e spalle nel dritto e nel rovescio a due mani

Federer dopo la rotazione e all'impatto
Ruotare nel tennis non è sempre una buona idea, ma a volte siamo costretti a farlo. Quando questo accade dobbiamo sapere come farlo e dove fermarci per evitare che i nostri colpi perdano consistenza.
Non è una buona idea per un motivo molto semplice: rischiamo di perdere precisione al momento dell’impatto perché il nostro braccio e di conseguenza la nostra racchetta sono attaccati al nostro corpo e inevitabilmente costretti a seguirne i movimenti. Quindi se il nostro corpo tenderà a perdere equilibrio o a ruotare eccessivamente sul lato opposto a quello della collisione il numero dei colpi decentrati e dei nostri errori aumenterà.

Però nei due fondamentali di dritto e rovescio a due mani c’è la necessità di ruotare le anche e le spalle. In realtà i movimenti di rotazione sono due: il primo è in fase di preparazione durante l’apertura il secondo è in fase di esecuzione.

Quando siamo in posizione d’attesa le nostre spalle e le nostre anche sono parallele alla rete. Nel momento in cui apriamo avviene una rotazione che posiziona le anche e le spalle ad un angolo di circa 90° con la rete. La nostra spalla sinistra se siamo destri sarà quindi puntata verso la rete nel caso del diritto e sul rovescio sarà invece la spalla destra che si trova direzionata verso la rete; l’altra spalla punta invece verso il fondo del campo. Questo accade anche nel caso in cui si colpisca in open stance. In questa situazione la gamba sinistra nel caso del diritto e quella destra nel caso del rovescio non vengono portate in avanti e non c’è il classico affiancamento, anche di gambe, nei confronti della rete. Ma un affiancamento viene effettuato lo stesso perché c’è sempre la rotazione di anche e spalle che permette al busto di affiancarsi alla rete anche se la gamba non trova il passo di affiancamento. Siamo quindi di fatto affiancati, o quasi affiancati dalle anche in su.

A questo punto siamo di fronte a un problema perché nel momento in cui il nostro movimento parte, quindi quando il nostro sistema racchetta braccio inizia ad accelerare si trova chiuso dalla posizione del nostro corpo. L’ampiezza dello swing senza una rotazione quindi si ridurrebbe, perché il corpo sarebbe d’impaccio al movimento del braccio, ne ostacolerebbe la possibilità di estendersi in avanti. Colpire in questo modo significherebbe avere dei colpi meno efficaci perché il movimento è troppo corto, inoltre il punto d’impatto risulterebbe arretrato dal fatto che la nostra spalla rimane direzionata indicativamente verso il fondo del campo.
Sempre Federer, con un finale in extra rotazione nei fotogrammi finali. La palla è già uscita dal piatto corde nella fase precedente.

Siamo quindi di fronte alla necessità di far tornare le anche e le spalle, il busto, paralleli alla rete. Quando deve iniziare questo movimento? Dopo l’impatto sarebbe inutile, sarebbe come se non lo facessimo. Il riposizionamento perché in effetti si può parlare di riposizionamento va effettuato prima di colpire la palla. Per questo motivo si può anche parlare di anticipo d’anca o anticipo di spalla. Nel momento in cui dopo l’apertura la nostra racchetta scende verso il basso ed inizia ad accelerare grazie alla forza di gravità questo è il momento di iniziare la rotazione delle anche e delle spalle affinché ritornino parallele alla rete.

Le funzioni svolte da questo gesto sono molteplici e comportano degli immediati vantaggi. Il punto d’impatto in questo modo è più avanzato; la rotazione consente un mantenimento della velocità del braccio racchetta, che tende comunque a frenare sia a causa dell’attrito sia perché di lì a poco dovrà affrontare la salita (infatti colpi si portano sempre con un movimento dal basso verso l’alto anche se può variare l’angolo di incidenza); aumenta l’ampiezza dello swing; può essere utilizzato per aumentare la velocità; migliora la visione perché consente di affacciarci alla rete nel momento in cui colpiamo; permette di limitare gli errori sull’incrociato e sull’incrociato stretto poiché se rimanessimo in una posizione laterale questi colpi verrebbero giocati quando l’arco dello swing è in fase di chiusura ed ha un raggio più corto inoltre polso e gomito sarebbero in fase di rilascio.

Se infatti rimaniamo in posizione chiusa l’impossibilità di portare avanti il braccio ha come diretta conseguenza quella di far sì che il nostro corpo inizi a utilizzare gli snodi a sua disposizione più lontani dalla spalla quindi il gomito e il polso. Siamo quindi già in fase di chiusura del colpo con una riduzione dell’ampiezza del movimento ancora maggiore. In questo caso vi sarebbe anche una riduzione della massa utile all’impatto perché non utilizzeremo più tutto il nostro braccio racchetta ma solo una parte di esso, al limite solo la racchetta e parte della mano.

È importante quindi anticipare l’impatto con un movimento dell’anca che ci permetta di riportare le spalle  e l’anca stessa paralleli alla rete. Per questo motivo possiamo chiamare questo movimento anticipo d’anca o anticipo di spalle perché infatti possiamo scegliere dal momento in cui siamo coscienti di farlo se partire con l’anca o direttamente con la spalla non dominante (si intende spalla non dominante quella il cui braccio non impugna la racchetta nel rovescio a due mani è la destra nel caso dei destri e la sinistra nel caso dei mancini).

È importante che l’anticipo venga fatto facendo riferimento mentale alla spalla non dominante (e/o all’anca) e mai alla spalla dominante. Questo perché nel momento in cui decidiamo di effettuare questa rotazione se la nostra mente si dovesse concentrare nel portare avanti la spalla dominante saremmo condizionati a iniziare un movimento di trazione contraendo la muscolatura del braccio racchetta. È bene cercare di evitare questa situazione perché il nostro braccio racchetta è ancora nelle condizioni di poter accelerare in fase di decontrazione muscolare o parziale contrazione. Il movimento quindi è bene che inizi facendo riferimento alle parti del nostro corpo non direttamente coinvolte nell’accelerazione del braccio racchetta. Fin qui abbiamo sfruttato la forza di gravità, l’abbiamo agevolata, perché complicarci tutto rischiando di contrarre la muscolatura della spalla e del braccio avanzando con una forza di trazione muscolare? Esiste ancora in questa fase la possibilità di accelerare o mantenere la velocità acquisita sfruttando la rotazione delle anche e delle spalle. Dobbiamo farlo concentrandoci sulla spalla non dominante e sulle anche in modo che la spalla dominante venga coinvolta in modo parzialmente indiretto, trascinata, come se fosse liberata nel suo avanzamento.

Un ulteriore vantaggio è dato dal fatto che l’energia della rotazione viene poi trasferita al braccio racchetta al momento dell’impatto.
Dobbiamo capire quando iniziare a fermarci, perché l’errore potrebbe essere molto vicino se continuiamo a ruotare su noi stessi come una trottola o come un saraceno colpito dalla lancia del cavaliere.
Le rotazioni nel rovescio a due mani.

Continuare a ruotare porta con sé dei problemi e uno di questi è quello di perdere precisione all’impatto poiché il braccio viene trascinato eccessivamente nella rotazione. Inoltre non vi sarebbe peso del corpo sull’impatto in quanto noi staremo andando in una direzione diversa da quella in cui vogliamo mandare la pallina e tutti sappiamo quanto sia fondamentale riuscire a utilizzare il peso del nostro corpo nel momento in cui colpiamo.

Quando dobbiamo fermarci? È una domanda a cui dobbiamo dare una risposta. L’intenzione di fermare la rotazione deve avvenire nel momento in cui colpiamo, quindi all’impatto o poco prima non dopo perché in questo caso i vantaggi sarebbero vanificati. Un riferimento visivo lo abbiamo quando le nostre spalle si affacciano alla rete e con loro le anche non deve esserci una rotazione eccessiva verso i lati del campo. Ci possono essere casi di extra rotazione (in caso di swing molto veloci ed energici) ma, affinché il colpo non venga pregiudicato, è sostanziale che questa si verifichi quando la pallina ha già lasciato il piatto corde. È questo il caso di Roger Federer nella foto. Si può notare che Roger continua a ruotare ma la pallina è già uscita da suo piatto corde, si tratta di un rilascio muscolare di tutto il corpo.

Possiamo avere anche una sensazione cinestetica che ci consente di capire quando dobbiamo terminare la rotazione. Questa sensazione è più evidente con una posizione “closed stance” o “semi open” perché sentiamo proprio che oltre un certo limite le nostre anche non possono andare. Sentiamo tirare, o bloccare l’anca dalla parte del braccio non dominante, sia nel dritto che nel rovescio a due mani. Questo è il momento in cui dobbiamo iniziare a fermarci, anche con le spalle, e lasciare che il braccio vada all’impatto nel punto più avanzato possibile.

In una posizione “open stance” questa sensazione è minore e comunque diviene sensibile in uno stadio più avanzato della rotazione. Con i dovuti accorgimenti, nonché aggiustamenti credo possa essere utilizzata in tutte le posizioni con cui si può colpire sia di diritto che di rovescio a due mani. Possiamo parlare in questo caso di sensazione di blocco dell’anca. Altre sensazioni che ci forniscono indicazioni in merito possono essere quelle visive e posturali delle spalle, ovvero quando abbiamo una visione piena del campo e l’impressione di esserci “affacciati davanti alla rete”.

Il rovescio ad una mano è un caso diverso in quanto il braccio dominante non trova l’ingombro del corpo ed è quindi già libero di potersi estendere in avanti. Valuteremo questo ed altri aspetti in un altro momento.

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