Aperture newtoniane: Federer, Nadal, Agassi. Caduta del braccio, avambraccio e polso

Velocità dritto André Agassi (testa della racchetta)
Torniamo a parlare di aperture perché l’argomento merita un approfondimento. Come abbiamo visto in precedenza nel momento in cui portiamo racchetta in alto girando le spalle ci prepariamo a sfruttare la forza di gravità in caduta dell’attrezzo e del nostro braccio. Ma ci sono diversi tipi di aperture e diverse modalità per sfruttare l’energia naturale a nostra disposizione.

Aperture più ampie e aperture più brevi hanno propri vantaggi e svantaggi. Riuscire a comprenderle ci permette di poterle utilizzare a nostro piacimento a seconda delle condizioni di gioco. Dovremmo riuscire ad averle bene chiare in mente tutte e visualizzarle in modo appropriato come sosterrebbe Fiona May.

Apertura di Roger con il polso che assume
la posizione a 90 gradi
Aperture più ampie consentono un maggiore spazio di caduta al sistema racchetta braccio e quindi una possibilità di accelerazione in decontrazione maggiore, hanno però come lato negativo quello di richiedere più tempo per la loro esecuzione e quindi in circostanze particolari, come la risposta servizio o dei colpi molto veloci, il rischio è quello di colpire in ritardo.
Dall’altro lato però aperture eccessivamente brevi, se utilizzate sempre, rischiano di condizionare i nostri colpi in senso negativo per quanto riguarda la potenza e le rotazioni per minuto della pallina. Infatti qualora avessimo il tempo necessario per eseguire un’apertura più ampia e quindi un’accelerazione iniziale maggiore questa possibilità andrebbe sfruttata il più possibile. È ovvio sottolineare che riuscire a trovare tempi d’impatto con vari tipi di aperture è una capacità che va allenata con esercizi specifici sul campo. È però altrettanto rilevante possedere un’idea chiara degli aspetti tecnici che ne sono alla base.

Nel momento in cui il nostro braccio inizia la discesa ci sono diversi modi per farlo. Possiamo far cadere l’intero braccio verso il basso dall’altezza della spalla e questo può essere un esercizio che ci abitua alla sensazione di questo tipo di movimento. Ma il nostro braccio ha delle articolazioni e in fase di preparazione generalmente il nostro gomito è flesso, ovvero l’avambraccio è piegato verso il braccio con un angolo che può variare ma che è intorno a 90°. Inoltre per colpire con il polso in iper estensione abbiamo necessità di portarlo in posizione insieme alla racchetta impugnata.
Quindi oltre alla caduta (in realtà parziale caduta) dell’intero braccio dall’altezza della spalla c’è una caduta dell’avambraccio, nonché la messa posizione del polso, che nel caso del diritto avviene una rotazione dell’avambraccio stesso per mezzo della supinazione. Anche in questo caso la caduta della testa della racchetta agevola il movimento. Nel rovescio lo scendere verso il basso della testa della racchetta agevola la pronazione in preparazione.

Ancora Federer con posizionamento del polso durante la discesa
Ovviamente più massa lasceremo cadere dall’alto con maggiore spazio a disposizione e maggiore sarà la sua accelerazione, ma avremo bisogno di più tempo per eseguire il nostro colpo.
L’ampiezza della caduta dipenderà anche dall’altezza a cui colpiamo la palla. La situazione estrema di rimbalzi molto alti sopra la spalla implica che questo tipo di movimenti sono quasi del tutto preclusi. Non è un caso che il rovescio di Roger Federer sulla terra battuta, contro gli alti rimbalzi della palla di Rafael Nadal, sia storicamente andato incontro a un numero di errori elevato.
Possiamo in questo modo vedere una scala di accelerazione progressiva in caduta che parte dalla caduta della testa la racchetta con supinazione nel dritto e leggera pronazione nel rovescio dell’avambraccio, prosegue con la caduta dell’avambraccio e poi con la parziale caduta dell’intero braccio anche a seconda dell’altezza in cui colpiamo una pallina.

Questa catena di accelerazione avrà degli estremi e potrà essere modulata nell’arco della propria ampiezza. Potremmo limitarci a una caduta della testa della racchetta con supinazione o pronazione e cercare l’impatto quando abbiamo meno tempo a disposizione. Potremmo avere situazioni in cui possiamo far scendere anche l’avambraccio e poi avanzare per colpire. Addirittura ci possono essere situazioni in cui, con la palla in arrivo molto bassa, c’è quasi un’intera discesa dell’intero braccio che poi risale verso il punto d’impatto.

I margini limite sono dati da quello che può essere considerato il box di battuta ideale, il quale in altezza va dalla linea delle spalle fino alla linea delle ginocchia. Sopra le spalle questi movimenti sono preclusi a meno che non si utilizzi la tecnica dello smash o della battuta. Sotto le ginocchia, considerato che non possiamo abbassare troppo la testa della racchetta, saremo costretti per quanto possibile a piegare le gambe in modo che questa catena di accelerazione cinetica, che avviene grazie alla forza di gravità, sia possibile senza dover colpire con la racchetta in una posizione simile a quella del cucchiaio utilizzato per prendere il brodo.

Per quanto riguarda il box ideale di battuta sia in altezza che in lateralità credo non ci sia molto da dire ma ce ne occuperemo in un altro articolo. Qui c’è da sottolineare che se osserviamo i giocatori professionisti al rallentatore (e si possono trovare molti filmati su YouTube) possiamo osservare queste dinamiche anche a seconda delle caratteristiche del giocatore. Giocatori più muscolari come Davide Ferrer osservati attentamente rendono chiaro come utilizzino solo parzialmente questa prima fase ideale del colpo. Il loro gesto è molto stretto, molto chiuso, non ha circolarità, e quindi utilizzano molto di più la loro forza di trazione muscolare per colpire la palla.

André Agassi quando è bene in posizione riesce ad alzare bene il braccio racchetta, quindi anche la spalla, e a trovare quindi tutta l’accelerazione possibile iniziale. Mi sembra evidente che gesti più efficienti da questo punto di vista consentano al giocatore che li esegue un maggiore risparmio energetico che si concretizza in un minore sforzo e quindi in un rendimento prolungato nel tempo.

Tale rendimento non è solo da ricercare all’interno della singola partita o del singolo torneo ma anche nell’arco dell’intera carriera. L’immagine di Agassi con i successivi fotogrammi e le velocità del braccio racchetta sono state trovate su Internet e ritenute di libero contributo e divulgazione, come del resto è questo blog. Evidenziano in modo chiaro come la velocità massima venga raggiunta grazie alla discesa del braccio racchetta e a uno sforzo muscolare di accelerazione che ha una valenza contributiva e non assoluta. Le velocità maggiori raggiunte circa all’impatto è dopo l’impatto sono dovute al rilascio dell’energia del braccio verso la racchetta quando il braccio tende a fermarsi.

Nei filmati che riguardano Roger Federer possiamo chiaramente osservare la caduta dell’avambraccio e la distensione al livello del gomito condizione che gli garantisce un’accelerazione in quasi completo rilassamento. Questa tipologia di gesto tecnico è presente anche nei colpi di Rafael Nadal, i quali, anche se possono sembrare più muscolari e forse lo sono in qualche misura, non prescindono da questa condizione che utilizza le risorse fisiche che esistono nell’ambiente e nel pianeta Terra.

Potrete trovare molti video su YouTube in merito a questo argomento quindi non mi metto a lasciare qui links che poi potrebbero essere cancellati in futuro. Inserisco solo alcune immagini di riferimento.

Stay tuned.



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